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Narrativa storica: come equilibrare realtà e finzione? È stata la prima domanda che mi sono posto quando ho iniziato a scrivere i miei racconti storici. Avrei dovuto attenermi fedelmente alla realtà storica, limitando la finzione narrativa, o, al contrario, concentrarmi sulla finzione e sul "lato umano" nella storia, piuttosto che sull'oggettività del periodo storico? La risposta a questa domanda è stata una lunga riflessione.
Partiamo dal principio. Cos'è la narrativa storica? Naturalmente non è un saggio storico, per cui fedeltà storica sì, ma non esageriamo. La narrativa storica prevede due piani di movimento paralleli: realtà storica e finzione narrativa. La prima caratterizza la Storia; la seconda la nostra storia. La Storia, con la s maiuscola, deve avere un aspetto di fondo. La nostra storia deve prevalere.
Ne consegue che siamo liberi di spaziare con la nostra creatività, anche se parliamo di narrativa storica. Ebbene, ci sono dei limiti. Naturalmente la finzione non deve mai venir meno a dei criteri di verosimiglianza e credibilità, imprescindibili nella scrittura creativa, ancor più in quella storica. Azioni, dialoghi, usi e costumi devono rispettare i parametri che un determinato periodo storico impone. Al nostro personaggio possiamo far recitare qualsiasi ruolo, purché sia un uomo del suo tempo. Prelevarlo dal suo contesto storico naturale e inserirlo in situazioni lontane dallo spazio e dal tempo significa far crollare uno dei fondamenti della narrativa storica.
Importante è dunque la fase di documentazione, attraverso ricerche online e letture mirate ad approfondire il periodo storico di interesse. E non parliamo solo di vicende belliche: prestiamo attenzione anche agli ideali politici, le condizioni di vita e le abitudini della popolazione. La ricerca, però, non deve essere ossessiva, e, soprattutto, va eseguita in maniera graduale, in modo da non bloccarsi prima di cominciare a scrivere la storia.
Lasciamo spazio ai sentimenti. Quando ho iniziato a scrivere La gatta che suonava il piano, mi sono raccomandato di non speculare sui fatti storici, ai danni del reale obiettivo che mi proponevo: narrare delle emozioni dei personaggi, di come le condizioni umane, individuali e collettive, avrebbero modificato i rapporti interpersonali, le reazioni, i sentimenti. Sullo sfondo c'è la Parigi dei primi anni Quaranta, sotto l'occupazione nazista. In primo piano, però, ci sono un uomo e una bambina, con il loro dolore e le loro piccole gioie. Queste sono importanti.
Bisogna chiedersi cosa cerca il lettore. Credo che un saggio sia più utile di un romanzo per approfondire un certo periodo storico. Se il lettore sceglie il romanzo è perché vuole leggere una storia - quella con la lettera minuscola - prima ancora che la Storia.
Io provo a chiederlo a te, lettore. Cosa cerchi in un romanzo storico?
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