“Soffre di gigantismo, di pedanteria, di tedio. Non è intelligente, è geniale: nel senso più notturno e più tedesco di questa parola”. Sono le parole quanto mai azzeccate, del grande scrittore Jorge Luis Borges a proposito del capolavoro firmato da Orson Welles, Quarto potere (Citizen Kane), del 1941.
Quarto potere narra della straordinaria carriera di Charles Foster Kane, magnate della stampa scandalistica ed erede di una colossale fortuna, candidato politico battuto e infine, bislacco marito di una falsa cantante lirica, per il cui successo spende un patrimonio, ma inutilmente. Ritiratosi nel castello da favola di Xanadu, muore in solitudine, pronunciando una parola di cui nessuno comprende il significato: “Rosebud”. Un giornalista cercherà di scoprirne il significato, indagando nell’ infanzia di Kane e intervistando suoi amici e dipendenti. Da sempre in testa alla lista dei 10 migliori film del mondo, Quarto potere ha avuto 8 nominations agli Oscar: film, regia, Welles attore, fotografia, musica , scene, montaggio, ma ha vinto solo quello della sceneggiatura (Herman J. Mankiewicz, O. Welles).
Orson Welles ha rivoluzionato la calligrafia tradizionale, riassumendo in un solo film tutte le esperienza tecniche e artistiche ai fini della sua riflessioni sul capitalismo nordamericano e sulla caduta del sogno americano di cui Kane è l’emblema. Ciò che è importante prendere in considerazione è lo stile di questo masterpiece e come spiegano Bordwell e Thompson in Cinema come arte, teoria e prassi del film, scopriamo così che il film è organizzato come una ricerca: il giornalista Thompson è una sorta di investigatore che cerca di trovare il significato dell’ultima parola pronunciata da Kane prima di morire; l’inizio del film genera un mistero: dopo che una dissolvenza d’apertura ha rivelato il cartello di divieto d’ingresso nella proprietà, la macchina da presa oltrepassa alcune cancellate per poi indugiare sulla grande tenuta, mentre la casa (che in realtà consiste in una serie di dipinti combinati con la tecnica matte con i modellini tridimensionali ripresi in primo piano), resta sempre sullo sfondo. Il film, dominato da una luce fosca e una musica funerea, è attraversato da un’atmosfera sovrannaturale propria dei racconti del mistero.
La macchina da presa continua a muoversi veros le cose potrebbero rivelare i segreti della personalità del magnate Kane, seguendo uno schema di penetrazione nello spazio e di ingresso graduale nella storia, creando suspence e curiosità nello spettatore. Nei flashback, Welles evita il montaggio alternato, girando in piani sequenza lunghi e statici, limitandosi a mostrare ciò a cui hanno potuto assistere i partecipanti della scena. Welles si avvale di una fotografia focale profonda, la quale produce una prospettiva esterna sull’azione, rinunciando agli stacchi di montaggio, usando la messa in scena nello spazio profondo e il suono.
La narrazione di quarto potere colloca in contesti più ampli le visioni oggettive dei narratori: l’inchiesta di Thompson si riferisce a diversi racconti e noi sappiamo quanto ne sa lui, ma il protagonista del film è e rimane Kane; attraverso l’uso del chiaroscuro, Thompson viene reso irriconoscibile: volta le spalle allo spettatore e di solito è al buio in un angolo. Tutto questo per rendere il giornalista un investigatore neutrale. Tuttavia tale indagine giornalistica è posta in una narrazione onnisciente come si può subito notare dalla sequenza di apertura di Xanadu: quando entriamo nella camera del moribondo Kane, “lo stile suggerisce di tuffarsi nella mente dei personaggi”. In questo modo abbiamo una visione soggettiva delle cose.
Osservando lo sviluppo narrativo di Quarto potere, possiamo notare come Kane da giovane idealista si trasformi nel corso della vita in un uomo solitario, senza amici. Questo contrasto è visibile nella messa in scena e in particola modo negli allestimenti degli uffici do Xanadu e nella redazione dell’ “Inquirer”. La transizione dalla vita del protagonista all'”Inquirer” alla reclusione finale a Xanadu è anticipata da un cambio di messa in scena all'”Inquirer”, mentre Kane è in Europa, le statue che spedisce in patria iniziano a riempire il piccolo ufficio e ciò indica la crescente ambizione di Kane. Ma quando le ambizioni politiche vengono spazzate via, il magnate cerca di sostituirle creando una carriera pubblica per la moglie, priva di talento artistico.
Quella del cinegiornale è una sequenza fondamentale, in quanto funge come una sorta di mappa degi fatti dell’intreccio; in primo luogo il regista ci fa credere che si tratta davvero di un cinegiornale per stabilire il potere e la ricchezza di Kane, usando diverse tecniche per ottenere l’aspetto e il suono di un cinegiornale dell’epoca: la musica è quella dei cinegiornali, e le didascalie ne sono una convenzione.
Un altro importante aspetto da rilevare in Quarto potere è il modo in cui l’intreccio manipola il tempo storico: il passaggio dal presente del narratore agli eventi passato che spesso racconta è intensificato da uno stacco “traumatico” che crea una contrapposizione stridente come dimostrano l’inizio del cinegiornale dopo la sequenza del letto di morte o il passaggio dalla pacata conversazione nella sala di proiezione del cinegiornale ai tuoni e fulmini fuori dal nightclub El Rancho. Anche la musica rafforza lo sviluppo dello sequenza: la cena iniziale è accompagnata da un valzer; ad ogni passaggio, la musica cambia, ad esempio la scena finale, dominata dal silenzio della coppia, è accompagnata da una lente e lugubre variazione del tema iniziale. Vi sono diversi motivi musicali: quello associato al potere di Kane, il modo in cui l’arredamento della stanza della cantante Susan rivela il comportamento di Kane nei suoi confronti, le foto che si animano e le sovraimpressioni durante le sequenze di montaggio.