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GRUPPO: "AMOR FOU" - ALBUM: "I MORALISTI" (2010)
Spesso l'essere ripetitivo sminuisce l'individuo. Spesso reiterare determinati argomenti rende monotono l'individuo. Spesso parlare "di riflesso" attraverso esperienze di altri rende debole l'individuo.
La regola ha però sempre un'eccezione.
L'eccezione di quanto affermato nella premessa di questa recensione è rappresentata da un gruppo gli "Amor Fou" che nell'album "I Moralisti" (2010) hanno realizzato, con poco margine di opinabilità, l'album -tra i gruppi alternativi italiani- più valido di questo anno che si appresta a terminare.
Narrando racconti di persone in carne ed ossa sono riusciti infatti a dipingere un ritratto moralistico di una società che non funziona più. E per fare ciò questa band si è servita di diverse figure artistiche, numerosi mezzi dai più "leggeri" di "Peccatori in blue jeans" ai versi più pesanti e difficili da "digerire" quali quelli di "Anita" che fanno malissimo all'essere interiore di ognuno di noi. Mezzi appunto con sfumature cromatiche diverse che tendono tutti verso il medesimo fine: questo cd policromatico è destinato ad accendere i riflettori tramite la loro musica rock ma al tempo stesso "cantautorale" ad un mondo, quello che ci circonda, che è ormai giunto ad un punto di non ritorno.
Il significato di questo album non è soltanto "Accettare di non avere sempre voglia di sapere..." quanto è desolata questa realtà, ma è quello di trasmettere anche rivolgendo lo sguardo verso l'alto, oltre il tetro di questa realtà che "si deve un giorno cominciare a non morire" [Le Promesse].
Duplicità del fine dunque ma anche molteplicità di chiavi di ascolto.
Se infatti continuano ad esservi scettici che criticano questa forma aulica d'arte del terzo millennio anche dopo il suo ascolto, allora sarà presto detto che ascoltando singolarmente tracce come "De Pedis" ed estrapolando una singola canzone dal contesto che la circonda, bisognerà per forza di cose chinare il capo a come si può narrare allo specchio la dimensione straziante dell'esistenza di ogni uomo, nel caso specifico quella del notissimo Enrico De Pedis in una Roma emblematicamente segnata da violenza ed assenza di validi punti di riferimento etico-morali.
Si potrà dunque prendere a campione una singola canzone, o viceversa catapultarsi interamente nel mondo de "I Moralisti" ma il risultato dal punto di vista di colui che ascolta sarà sempre positivo e stupefacente.
E per chiudere si potrà apostrofare che:
"Ognuno è solo anche se vanta duemilacinquecentoventisei amici": l'attento uditore sarà catturato e intrappolato dalle sonorità degli Amor Fou che porteranno chi sta letteralmente recependo dentro di se tali canzoni a riflettere sulla caducità dell'attuale e sadica esistenza terrena.
Amor Fou non è soltanto una band, è prima ancora un poeta errante dell'opaca esistenza attuale.
Alessandro Tedesco
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