NASA: ormai è caccia al taxi spaziale

Creato il 13 giugno 2014 da Media Inaf

Lo scorso 9 giugno presso gli hangar del Kennedy Space Center, in Florida, Boeing ha presentato un modello in scala 1:1 dell’astro-taxi CST-100. Il veicolo privato potrebbe evitare agli astronauti USA un lancio fuori sede e sganciare la NASA da una Soyuz dipendenza. Crediti: Ken Kremer.

Negli spazi del Kennedy Space Center, che saranno anche sede del futuro centro di produzione della compagnia, Boeing presenta il suo nuovo prototipo di astronave taxi: CST-100. Da quando gli Stati Uniti hanno dovuto alzare bandiera bianca con lo Space Shuttle, troppo rischioso e ormai inutilizzabile, la vecchia Soyuz è rimasta l’unico ascensore umano tra la Terra e l’ISS, un veicolo da tre passeggeri alla volta, semplice e funzionante.

Chris Ferguson che è stato comandante dell’ultimo volo dello Shuttle nel luglio 2011 è oggi direttore delle operazioni di equipaggio e missione di Boeing. “CTS-100 è una corsa semplice di andata e ritorno dallo spazio”, spiega Ferguson. “Non c’è bisogno che sia lussuoso. Si tratta di salire e scendere, niente più”.

E il CTS-100, in effetti, non è nient’altro che un taxi per l’orbita terrestre. Lo spazio profondo è un altro paio di maniche, ma di questo si sta occupando il programma NASA di volo spaziale umano complementare: Orion. Lo sforzo commerciale di Boeing è quello di mettere in piedi un’alternativa semplice e conveniente capace di ripristinare la capacità dell’America di traghettare astronauti verso la ISS dal suolo statunitense, sulla spinta di razzi statunitensi, mettendo fine a una totale dipendenza dalla Russia per un biglietto per lo spazio.

Gli interni del CST-100 nel modello in scala 1:1 presentato Al Kennedy Space Center. Crediti: Ken Kremer.

L’astronave Dragon V2, presentata dalla società californiana SpaceX a fine maggio è figlia della stessa ratio. Sforzo tecnologico enorme, spese contenuto (un posto a sedere sulla Soyuz costa qualcosa come 70 milioni di dollari, partenza da Baikonur (anche la nostra Samantha Cristoforetti verrà lanciata da lì).

Le aziende aerospaziali americane che stanno lavorando all’anti-Soyuz sono ben tre: Boeing, SpaceX e Sierra Nevada Corporation. Dal 2010, la NASA ha speso più di 1,5 miliardi di dollari per emanciparsi dalla cara vecchia navicella sovietica. Boeing ha ricevuto circa 600 milioni di dollari per questa prima fase di studio. La prossima fase di contratto denominata Commercial Crew Transportation Capability (CCtCap) si tradurrà in uno o più premi monetari entro la fine dell’estate. Primo decollo: 2017.

Fonte: Media INAF | Scritto da Davide Coero Borga


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