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Con l’occupazione dell’ex caserma di via Rossetti, nasce ZLT, la Zona Liberata di Trieste: 12 ettari nel centro della città, con enormi spazi e caseggiati, già altrimenti destinati alla vendita a scopo di speculazione immobiliare.
La solita banale e noiosa routine da parte di quell’1% che continua ad arricchirsi di rendita e speculazione in una città già satura e stretta tra il carso e il mare .
Qualcosa di cui non si sente proprio il bisogno in una città con quasi un milione di metri quadrati – compresa la caserma e il mitopoietico porto vecchio – inutilizzati in grandi aree e palazzi, 10mila alloggi privati vuoti e centinaia di alloggi pubblici non assegnabili o in vendita per la gioia dei palazzinari, nella quale la caccia è aperta per ogni più piccolo spazio che intanto rimane vuoto e privato, inaccessibile.
Non sono proprio questi i bisogni che avvertiamo per noi e per una città bloccata e impantanata nella viscosità di una crisi permanente creata da quegli stessi meccanismi che vorrebbero essere imposti come soluzione.
Non abbiamo bisogno di altre speculazioni, di rilanciare lo sviluppo dei pochi contrabbandato come opportunità per i molti che, però, rimangono sempre costantemente esclusi da una vita degna e libera.
Noi avvertiamo per altri bisogni.
Il diritto alla città innanzitutto, il diritto di accesso a spazi e opportunità, per tutte e tutti.
Il bisogno di spazi al di fuori del mercato e del profitto.
Spazi abitativi in una città in cui migliaia di persone sono in attesa per una casa ater e altre migliaia devono scegliere se pagare l’affitto o le bollette, se mangiare o rischiare lo sfratto e non possono permettersi altro che la pura sopravvivenza.
Spazi per liberare le energie bloccate che di spazio hanno bisogno: energie, progetti, idee, entusiasmi, attività che non trovano il modo di esprimersi e di inventarsi, perché migliaia di persone vivono l’isolamento individuale, inseguiti da equitalia, dai debiti o impediti dall’impossibilità di un credito per potersi comprare uno spazio.
Noi sentiamo il bisogno che questa enorme ricchezza sociale si ribelli e si liberi, che diventi comunità, costruzione comune, una trama di relazioni e potenza per tutte e tutti, garantendo a ognuno l’accesso alla città, perché una città non è fatta di muri, asfalto, scale ma innanzitutto dalle relazioni tra le misure dei suoi spazi e gli avvenimenti del presente.
Sentiamo il bisogno che non siano più tollerati siano spazi vuoti di tutto e pieni di nulla in attesa della speculazione più redditizia, perché ogni città riceve la sua forma dal deserto cui si oppone e noi ci opponiamo con determinazione al deserto della crisi come strumento di oppressione.
In una crisi in cui le stesse istituzioni, dalla regione alla provincia al comune, accusano una carenza tragica e strutturale di risorse, è assurdamente ipocrita aspettarsi che una società in ginocchio continui a svenarsi.
Abbiamo bisogno di spazi per ricreare la nostra ricchezza, prima ancora che di denaro: lasciate liberi gli spazi e non chiedeteci denaro perché c’è più ricchezza nel liberare energie che nell’intrappolarle con richieste impossibile.
Per questo abbiamo occupato la caserma di via Rossetti: un’area enorme che può facilmente ospitare decine e decine di progetti per coloro che già l’avevano e hanno dovuto chiudere per un affitto che li strozzava, per debiti o per la persecuzione di equitalia, o per coloro che non hanno nemmeno mai potuto iniziare perché è impossibile accumulare un capitale.
Con una imprescindibile vocazione antirazzista e antifascista.
Noi tutti siamo il capitale, con gli spazi di questa città che vanno occupati per essere liberati e vivi e che ci servono per essere liberi e vivi.
Abbiamo occupato la caserma perché diventi un hub di libertà ed entusiasmo anziché l’ennesima speculazione e invitiamo da subito la città a esplorarla e riappropiarsene: non è più tempo di disperazione.
Una Zona Liberata e non solo libera, perché la libertà è una dinamica collettiva, una costruzione continua e quotidiana, l’espansione e il contagio virale di desideri e pratiche, visioni e prospettive.
Si fa e non si aspetta.
Non è uno status, un regalo o un riconoscimento da parte di qualcun altro.
È inutile classificare le città come felici o infelici, non è in queste due specie che si dividono le città, ma in altre due: quelle in cui gli abitanti, negli anni e con continue mutazioni, danno alla città la forma dei propri desideri, o quelle in cui questi desideri dalla città vengono cancellati.
Noi scegliamo la prima e offriamo una soluzione: costruire ZLT, le Zone Libere di Trieste.
http://www.globalproject.info/
link articolo: http://www.globalproject.info/it/in_movimento/trieste-nuova-occupazione-nasce-zlt-zona-libera-di-trieste/15683