Oggi è Patrimonio Mondiale dell’ Unesco. L’aspetto attuale, sostanzialmente unitario, del Castello è in realtà la sommatoria di quattro grandi fasi costruttive, in parte ancora individuabili e in parte inglobate ed obliterate all’interno della più recente trasformazione.
Il nucleo originario risale verosimilmente al XII secolo, durante il quale la dinastia dei San Martino si afferma nell’area canavesana: oggi solo pochi ma poderosi settori di muratura nell’area di nord ovest testimoniano l’esistenza di quella prima fortificazione. A metà del secolo XVI il Castello conservava ancora l’impianto di fortilizio, era circondato da un fossato e composto da una torre e da edifici civili e rustici organizzati intorno ad una corte e affiancati da giardini. La prima trasformazione si realizzò nel 1646 su committenza del conte Filippo San Martino, consigliere della reggente Maria Cristina di Francia: il progetto, che la tradizione non documentata fa risalire ad Amedeo di Castellamonte, interessò la parte di affaccio al giardino, la definizione del cortile di San Massimo attraverso la costruzione di due gallerie parallele e la costruzione della Cappella di San Massimo sul sito di un edificio religioso preesistente.Alla morte di Filippo di Aglié il programma di trasformazione viene interrotto: il Castello, noto attraverso le iconografie, si presentava già con struttura sostanzialmente simmetrica, a due corti, l’una interna (il cortile di S.Massimo) e l’altra esterna verso il borgo di Aglié, dal quale era divisa da un edificio porticato a un solo piano. Appare già realizzato il fronte est, caratterizzato dalle due torri padiglione affacciate sul giardino.
Quest’ultimo si presentava a parterres, con alti terrazzamenti sostenuti da poderosi muri di sostegno articolati da nicchie animate da statue e telamoni.
Quasi un secolo dopo, quando nel 1763 il Castello venne acquistato dai Savoia come appannaggio del secondogenito Benedetto Maria Maurizio duca del Chiablese, prende consistenza un nuovo grandioso progetto di riqualificazione del complesso ad opera dell’architetto Birago di Borgaro. Il progetto prevedeva la ridistribuzione degli appartamenti ducali nella zona nord verso il Borgo, coinvolto dall’architetto nel vasto programma di rinnovamento attraverso l’edificazione della attuale Chiesa parrocchiale collegata al Castello mediante una galleria coperta a due piani tuttora esistente.
Birago chiama ad Aglié gli artisti cari alla corte: il Collino per la statuaria delle fontane, lo stuccatore Bolina per gli apparati decorativi del grande atrio d’ingresso o salone di caccia. Anche le pertinenze (i giardini, le cascine, i mulini) partecipano al nuovo disegno nella sistemazione dei giardini e del parco, risolto in termini di rigorosa simmetria verde, con lago circolare al fondo lungo l’asse longitudinale; la sistemazione generale dell’impianto a verde venne curata da Michel Benard.
Anche questo progetto rimane incompiuto: nella facciata verso il borgo é evidente la soluzione di continuità tra la parte destra, realizzata, e quella sinistra, di timbro seicentesco.
Durante la dominazione napoleonica il Castello fu trasformato in ricovero di Mendicità, mentre il parco venne lottizzato e venduto a privati. Dal 1823 rientrò per eredità nei possedimenti reali e due anni più tardi ebbe inizio il quarto ed ultimo intervento di aggiornamento degli appartamenti, affidati dal Re Carlo Felice a Michele Borda di Saluzzo. ll Castello fu ancora riarredato dagli artisti di corte: Paolo Cremona restaurò gli stucchi della Cappella di San Massimo dove Giacomo Spalla sistemò al centro dell’aula la colonna donata dal Papa a Carlo Alberto; Spalla allestì anche la Sala Tuscolana e le statue dei giardini. Venne realizzato il teatrino presso la Galleria dei Marmi, in luogo della obsoleta Cappella di San Michele. Nella seconda metà dell’Ottocento, infine, venne riallestita la Galleria Verde e portato il parco alla sua consistenza attuale, abbandonando le simmetrie verdi per la romantica versione pittoresca ancora conservata.
Venduto allo Stato nel 1939 il Castello venne destinato a museo di se stesso lasciandone immutate strutture e arredi.
IL PARCO, ANTICA RISERVA DI CACCIA
Il giardino e il parco, che circondano il Castello su tre lati, attestano il processo di nobilitazione operato sul territorio dalla presenza del Castello, intorno al quale ruotano anche le pertinenze rustiche: il mulino, le cascine Valle, Lavanderia, Allea o La Mandria, dalla facciata aulica inquadrata nel canocchiale prospettico di uno dei viali principali del parco.
Il giardino a sud ovest è organizzato a terrazzamenti posti su tre piani differenziati sorretti da maestose sostrutture originariamente rivestite a verde: quello basso (1867 c.a.) è disegnato all’inglese ed è caratterizzato dalla presenza dei grandi alberi, tra cui predominano i platani, il carpino bianco e la quercia rossa; al centro della composizione vi è lo specchio d’acqua circolare. Il piano intermedio (1646-57) a “parterres”, è caratterizzato dalle composizioni delle siepi in bosso ed è impreziosito dalle statue e fontane poste entro nicchie. Nel piano più elevato, o giardino pensile, tra le aiuole e le citroniere sono collocate la colombaia e una piccola fontana.
Il parco, separato dalla seconda metà dell’Ottocento dal resto del compendio ducale, si presenta oggi nella versione romantico-paesaggistica assunta solo a partire dalla metà del XIX secolo.
Introduce al percorso la grande fontana a ferro di cavallo, impreziosita dai gruppi scultorei dei fratelli Collino; intorno al “gran prato” si sviluppano i percorsi intersecantesi.
Sul fondo è ubicato il lago, diviso in due rami, ognuno con un’isola: su quella maggiore è collocato un padiglione di riposo, internamente un tempo affrescato e prospettante l’imbarcadero, caratteristica costruzione in legno lavorato a rustico. Presso il lago, su di una piccola altura sono sistemati reperti archeologici.
La presenza del verde organizzato intorno al Castello data al primo nucleo fortificato, ma la sistemazione del giardino nella attuale connotazione a tre livelli si colloca intorno alla metà del Seicento, con modifiche parziali più tarde.
Circa un secolo dopo e contestualmente alla terza fase di riplasmazione del Castello, venne allestito il parco, già lavorato a coltivi: i documenti restituiscono la memoria di un parco geometrico all’italiana, con parterres, labirinti, padiglioni. Solo intorno al 1839 il parco ebbe la sua attuale impaginazione romantica mediante una drastica trasformazione dell’impianto settecentesco.
Passato di proprietà allo Stato con il Castello nel 1939, il parco è stato risanato, bonificato, e restaurato a partire dagli anni Ottanta, mediante una serie progressiva di ininterrotti interventi.
Per informazioni: Sito Web : http://www.beniarchitettonicipiemonte.it/sbappto/4-luoghi-della-cultura/37-castello-di-aglie E-mail : [email protected] Telefono : 0124330102Archiviato in:AGLIE', CASTELLO DUCALE DI AGLIE', NOBILTA' SABAUDA Tagged: agliè, Cappella, CASTELLO, castello ducale di agliè, CHIAVE DI VOLTA, chiave di volta media partner, CHIAVE DI VOLTA NETWORKING, MIBAC, NOBILTA' SABAUDA, PIEMONTE, san massimo, SAVOIA, torcetti, TORINO, UNESCO