Una settimana dopo la conclusione della sessantesima edizione del Taormina Film Fest, la perla dello Jonio si rimette l’abito luccicante delle grandi occasioni per ospitare i Nastri d’Argento giunti invece alla loro sessantottesima edizione. Un evento ancora una volta arricchito dalla presenza di tantissime stelle che, diretto come sempre in modo impeccabile da Laura Delli Colli, ha visto premiare il fior fiore del cinema italiano sulla scia dei David di Donatello. E non a caso, è proprio Paolo Virzì, con Il capitale umano, già trionfatore ai David, ad aggiudicarsi ben sei riconoscimenti su otto candidature, tra i premi votati dal Sindacato Nazionale dei Giornalisti Cinematografici Italiani, più l’indiretto Premio Guglielmo Biraghi andato all’esordiente Matilde Gioli da lui portata alla ribalta cinematografica. Per la cronaca, oltre al Nastro per il regista del miglior film, la pellicola ha ricevuto, infatti, premi anche per la sceneggiatura (lo stesso Virzì con Francesco Bruni e Francesco Piccolo), la scenografia (Mauro Radaelli), il sonoro in presa diretta (Roberto Mozzarelli), il montaggio (Cecilia Zanuso) e, ancora, per la coppia dei due straordinari attori protagonisti, Fabrizio Bentivoglio e Fabrizio Gifuni.
Tra gli assoluti protagonisti della serata (ne vedrete un riassunto su Rai 1 il 15 luglio dopo le 22.30), c’è sicuramente Song‘e Napule dei Manetti Bros., che dopo un testa a testa al fulmicotone con Smetto quando voglio, ha vinto in ben quattro categorie: commedia, colonna sonora, canzone originale (interpretata da Giampaolo Morelli), attori non protagonisti (Carlo Buccirosso e Paolo Sassanelli). Il miglior regista esordiente è il palermitano Pif, Pierfrancesco Diliberto, Nastro d’Argento per l’opera prima La mafia uccide solo d’estate, anche autore del miglior soggetto (in collaborazione con Michele Astori e Marco Martani). Un Pif scatenato che ha entusiasmato prima durante la conferenza stampa, improvvisandosi giornalista come da par suo per intervistare attori del calibro di Stefano Accorsi e Claudio Santamaria (che finalmente ha potuto chiamare colleghi!), e poi sul palcoscenico del Teatro Antico dove, sommerso dai Nastri, ha intrattenuto la platea con delle simpatiche gag.
Palesemente più velate e ficcanti le battute sul palco di Claudio Amendola che, interpellato sulle gesta artistiche di grandi attori italiani del passato, ha ricordato con comprensibile orgoglio come Claudia Cardinale nel capolavoro di Luigi Magni, Nell’anno del Signore, fosse doppiata da sua madre, Rita Savagnone. Un film non citato a caso: Amendola difatti ha ricevuto, assieme a Edoardo Leo esordiente alla regia con La mossa del pinguino, un premio speciale dedicato all’immenso Nino Manfredi. Tuttavia, il ritorno del Premio Nino Manfredi, promosso con la moglie dell’attore scomparso nel 2004, Erminia, si ricorderà soprattutto per la vittoria dell’attore romano Marco Giallini, recentemente in grande spolvero con Tutta colpa di Freud. Per quanto riguarda le attrici, i Nastri sono andati ad Allacciate le cinture, quindi a Kasia Smutniak con tanto di pancione e Paola Minaccioni, mentre un riconoscimento importante è andato ad un’emozionata Alice Rohrwacher per aver contribuito con Le meraviglie, Grand Prix Speciale della giuria all’ultimo Festival di Cannes, ad un prestigioso successo internazionale del nostro cinema.
Le altre donne premiate sono state Claudia Gerini (Nastro d’Argento – Cusumano grazie alle commedie Tutta colpa di Freud e Maldamore), Asia Argento (Nastro d’Argento Bulgari 2014 per Incompresa), Anna Foglietta (Nastro d’Argento – Wella per Tutta colpa di Freud) ed infine Valeria Solarino (Nastro d’Argento – Falconeri per Smetto quando voglio). In un parterre ricco di stelle, hanno di certo spiccato Claudio Santamaria, Stefano Accorsi e Pierfrancesco Favino legati dal successo del 2001, L’ultimo bacio, e se Santamaria si è aggiudicato il Premio Persol – Personaggio dell’anno, Favino ha ottenuto il Premio “Porsche 911 Targa” per l’interpretazione di Clay Ragazzoni in Rush di Ron Howard, mentre Stefano Accorsi è stato premiato per il miglior esordio alla regia “in corto” per Io non ti conosco. Infine, per Smetto quando voglio il premio al miglior produttore è stato condiviso da Domenico Procacci e Matteo Rovere. Daniele Ciprì con Salvo ha vinto per la fotografia e al già premio Oscar Milena Canonero è andato un Nastro per i costumi di Grand Budapest Hotel di Wes Anderson. Infine, tra gli altri riconoscimenti speciali di quest’edizione, da ricordare il Nastro a Dino Trappetti per i cinquant’anni della Sartoria Tirelli, alla carriera (consegnati a Roma) per Piero Tosi, Marina Cicogna, Francesco Rosi e quello speciale al maestro Ettore Scola.
Fotografie di Andrea Grasso