Tra i momenti
privilegiati della conoscenza, per i decadenti, vi è sopratutto
l'arte.
Il poeta, il pittore, il musicista, non sono solo abili
artefici, capaci di adoperare magistralmente la parola, il colore, la
nota, ma dei sacerdoti di un vero e proprio culto, dei veggenti capaci
di spingere lo sguardo dell'uomo verso l'assoluto.
Fu proprio questo pseudo-culto
religioso dell'arte che diede origine al fenomeno dell'estetismo.
L'esteta è colui che assume come principio regolatore della sua vita non i valori morali, il bene e il male, il giusto e l'ingiusto, ma solo il bello in base al quale agisce e giudica la realtà. Si colloca al di là della morale comune, in una sfera di assoluta eccezionalità rispetto agli uomini mediocri, in una torre d'avorio circondato solo da arte e bellezza. L'estetismo presenta anche un continuo invito a godere della giovinezza fuggente, un edonismo nuovo in cui l'esaltazione del piacere è morbosamente collegata alla corruzione della decadenza e in cui labellezzaè intesa come manifestazione del genio ma superiore, al contempo, al genio stesso, in quanto categoria sovra-umana. Arte e vita per lui si confondono nel senso che la seconda è completamente assorbita dalla prima. Va costantemente alla ricerca di sensazioni rare e squisite, si circonda degli oggetti più preziosi, prova orrore per la banalità e la volgarità della gente comune, vive pienamente senza limiti alla ricerca di un godimento ebro e dionisiaco. Queste posizioni vennero teorizzate da John Ruskin e da Walter Pater e ebbero massima risonanza con Wilde e D'annunzio non solo attraverso le opere scritte ma anche attraverso la loro vita stessa: "Poichè l'arte è fatta per la vita, e non la vita per l'arte" sentenzia ancora Wilde.
Andrea
Sperelli, protagonista de "Il piacere", è un giovane
ricco e nobile, che conduce una singolare esperienza di vita alla
ricerca spasmodica "del godimento, dell'occasione, dell'attimo
felice". Ultimo erede di un'antica razza di intellettuali,
affina la sua educazione estetica dedicandosi al "culto
appassionato della bellezza", conduce la propria esistenza
all'insegna della ricerca del piacere e della bellezza. È un
viaggiatore inquieto fra corse di cavalli, duelli, amori, incontri
mondani, adulteri, seduzioni, viltà ed eleganze, che si consumano
nello scenario prestigioso delle vie di Roma e dei palazzi nobiliari.
Si butta nella vita come "in una grande avventura senza scopo"
e si compiace di avere come legge fondamentale la mutabilità.Quella
del conte Sperelli è una vicenda triste e che nasconde una crisi di
valori di ben più ampia portata, il suo amore antico per Elena Muti
lo porta a dover confrontarsi con una società frivola, mediocre,
intenta soltanto a ricercare nuovi scandali e nuovi diletti mondani,
una società edonista e superficiale che Andrea sfrutta e subisce
sino alle pagine conclusive del romanzo dove lo stesso protagonista
esaspera l’immagine del piacere inquinando anche l’ultima
possibilità di redenzione tra le braccia di Maria.
Il
romanzo di Huysmans, pubblicato nel 1884, è considerato il prototipo
del romanzo decadente, la "bibbia" dell'estetismo. Può
essere letto come una sorta di biblioteca nella quale sono raccolti e
sistemati le concezioni, gli atteggiamenti esistenziali e i gusti
estetici del decadentismo. Si tratta, come nota Wilde, di un "romanzo
senza intreccio": l'opera non è la narrazione di una vicenda ma
intende semplicemente presentare un personaggio emblematico. Il
protagonista, il duca Jean Floressas Des Esseintes, dopo aver gustato
la vita di Parigi in tutte le sue delizie e volgarità, sempre
insoddisfatto, si ritira nell'assoluta solitudine di una casa, che
egli fa arredare col più raffinato e singolare dei gusti. In questa
"Tebaide raffinata", in questo "deserto confortevole"
il suo disprezzo per il banale e il quotidiano si esprime in
virtuosismi che lo spingono "contro la corrente" del senso
comune e della natura, verso l'artificiale, il raro, l'eccentrico. In
questo brano è presentato il mondo artificioso che Des Esseintes si
è costruito per rompere l'assedio della malinconia e della noia.
Questo eroe decadente prima ha posto tra sé e il mondo la distanza
di un gusto eccentrico; poi ha scelto una solitudine raffinata e si è
circondato della fastosità soffocante di una miriade di oggetti.
Dorian
Gray, così come Des Esseints e Andrea Sperelli, è un “eroe
decadente”, un esteta esasperato, tanto diverso dall’eroe
classico, greco e romano, e da quello romantico. Più che un immorale
è un amorale, in quanto in lui il senso del bello, al primo posto
nella scala dei valori, ha fatto dimenticare i valori di bontà e di
giustizia. È un individuo cinico e dissoluto che, ossessionato dal
raggiungimento del sublime, del bello, calpesta ogni legge umana e
divina, disprezza tutto ciò che è mediocre o banale e, chiuso nella
sua eleganza come in un bozzolo di seta, persegue quelle sensazioni e
quei piaceri che sono propri di un’élite fatta
di persone speciali, eccezionali.
Questi personaggi sono qualcosa di più di semplici invenzioni letterarie: essi, come i romanzi dei quali sono protagonisti, testimoniano la grave crisi che alla fine dell’Ottocento sta corrodendo, se già non li ha distrutti, gli ideali romantici e positivistici, ideali fondati sull’impegno sociale, sui principi di uguaglianza e di solidarietà e, soprattutto, su una forte e salda coscienza morale. Anche Dorian Gray, che termina la sua vita in modo drammatico — il conte Des Esseints il cui tentativo di provare nuove attrattive nella vita fallisce perché colpito da turbe mentali sempre più gravi — e Andrea Sperelli — che nonostante le numerose avventure frivole non riesce né a sostituire né a dimenticare la bella e misteriosa Elena Muti — sono in realtà degli sconfitti. Sono individualisti disfatti ed estenuati, e la loro volontà di affermazione altro non è che una velleità destinata alla sconfitta nell’impatto con il mondo.
Avete letto qualche romanzo decadente? Che ne pensate? Passiamo adesso al terzo e al quarto numero estratti: 84 (la chiesa) 57 (il gobbo)
Ci sarà qualche ambo?
