Jl’ja Repin (1844-1930): La Nascita di Cristo, 1890
Boris Pasternak (1890-1960)
La stella di Natale
L’inverno regnava.
Soffiava il vento della steppa.
Nella grotta sul pendio del colle
Il Bambino tremava dal freddo.
Il bue alitava il suo calore.
Gli animali domestici
Stavano fermi e in silenzio,
Sulla greppia un caldo vapore.
Scotendosi di dosso il fieno
E il miglio dei giacigli,
I pastori guardavano assonnati
La lontananza di mezzanotte.
Lontano: un cimitero innevato,
Steccati, pietre tombali,
Due stanghe nella neve,
Sulle tombe il cielo stellato.
E vicino, una stella mai vista,
Come timida lucerna
Nel capanno del guardiano,
Mostrava la via per Betlemme.
Ardeva come paglia, distante
Dal cielo e da Dio,
Come riflesso di un incendio,
Come fattoria e granaio in fiamme.
Si alzava come cumulo ardente
Di paglia e di fieno
Nell’intero universo,
Turbato dalla nuova stella.
Il suo rosso bagliore
Era un segno,
E tre astrologi si affrettavano
Dalla luce attirati.
Dietro i cammelli coi regali,
E piccoli asinelli
Scendevano il pendio bardati.
Come strana visione il mondo
Futuro sorgeva lontano:
Pensieri di secoli, speranze,
Gallerie e musei, burle
Dei folletti, azioni dei maghi,
Abeti del mondo, sogni d’infanzia.
Il tremolio delle candele,
Lo sfarzo degli addobbi colorati…
…Il vento della steppa sempre più furioso…
…Le mele e i piccoli globi dorati…
Lo stagno in parte celato dai rami
E in parte visibile tra i nidi
Dei corvi e le cime degli ontani.
I pastori vedevano bene gli asini
Lungo l’argine e i cammelli.
- Andiamo a vedere il prodigio, -
Essi dissero, avvolti nelle pelli.
Camminando si erano scaldati.
I cani dei pastori abbaiavano
Alle impronte dei piedi sulla neve,
Che portavano alla grotta
Lucenti come fogli argentati.
La fredda notte sembrava una fiaba,
Di continuo qualcuno non visto
Si univa alla folla.
I cani si guardavano intorno,
Come temendo qualcosa.
Lungo la strada anche gli angeli
Si univano a quelli in cammino,
Incorporei e non visti,
Ma lasciando le impronte dei piedi.
Sulla soglia la ressa pigiava.
Spuntava il giorno. Si mostravano i cedri.
- Chi siete? – chiese Maria.
- Siamo pastori e inviati dei cieli,
Siamo qui per adorarvi.
- Tutti insieme non potete.
Aspettate qui.
Nella grigia nebbia dell’alba
Si affollavano bovari e pecorai,
Cavalieri e gente a piedi litigavano,
Presso il trogolo di legno
Gli asini scalciavano.
Spuntava il giorno. L’alba toglieva
Dal cielo le ultime stelle come brace.
E fra tutti soltanto i Magi
Maria nella grotta fece entrare.
Egli dormiva splendente nella greppia,
Come la luna in un cavo di betulla.
Anziché calde pelli le narici del bue
E le labbra dell’asino lo scaldavano.
I Magi stavano fermi nell’ombra,
Trovando a stento le parole.
Una mano si protese dal buio
E toccò uno di loro.
Si spostò e vide: dalla soglia guardava
La Vergine la Stella di Natale.
1947
(Versione di Paolo Statuti)
(C) by Paolo Statuti