Quando si avvicinano i giorni di festa c’è sempre qualcuno che si lamenta. C’è chi detesta il Natale perché è diventata una festa “commerciale”, perché i prezzi di ogni cosa raddoppiano, perché in città si crea il caos, perché luminarie e decorazioni sono kitsch, perché bisogna fare i regali, perché le riunioni di famiglia sono noiose, perché si mangia troppo, perché… Potrei andare avanti quasi all’infinito.
Io, invece, sono ancora di quelle che questi giorni di festa, li ama. E non per questioni religiose, che non mi appartengono. Ma soltanto perché li trovo giorni diversi da quelli che viviamo tutto l’anno. Diversi e insieme ricchi di tradizione, di ricordi d’infanzia, di sapori antichi. Momenti lenti in un mondo che corre impazzito.
Ogni pacchetto che faccio per un parente o un amico è un piccolo rito che mi rende felice, ogni pallina che depongo sull’albero insieme ai miei figli è un gesto che rimane nella loro memoria, come a me è rimasto quello che facevo con i miei genitori, ogni fetta di pandoro che appesantisce la mia figura (e che dopo cercherò di smaltire con ore di sport), è un premio che addolcisce i veleni amari dell’esistenza ma, soprattutto, ogni ora che trascorro con i miei cari è un lusso inestimabile, perché so che non potrà essere per sempre.
Spesso il tempo frantuma le illusioni, la vita ci delude, le persone che amiamo ci fanno del male o ci abbandonano, ma il Natale resta lì con i suoi luccichii intermittenti, con le sue musiche dolci, con le sue promesse di felicità.
Ho amato il Natale negli anni prosperi e allegri e in quelli più duri e tristi e il mio augurio è che tutti possano provare le stesse, infantili, emozioni, davanti a un presepe o a un abete decorato a festa. Perché forse, sotto l’albero, c’è ancora posto per una bella sorpresa.
Brindo con voi.
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