so-L-Z6cvj1.jpeg" alt="NATALE DIVERSO…." title="Christmas_candle_by_legate01" />
“ Elettra mi dispiace…”
Le ultime parole che riesco a sentir pronunciare da Carla, mentre la cornetta scivola sul pavimento. Guardo oltre la finestra, la neve scende copiosa, gli abeti scintillano di luci colorate, ma io non vedo niente di tutto ciò. La mia mente è altrove; tra le dune sabbiose dell’Afganistan, dove la temperatura in Dicembre scende fino a meno quindici gradi centigradi. E’ lì che Davide è morto. Ieri durante uno dei tanti agguati Talebani. Tra poco sarebbe tornato a casa per festeggiare il Natale con i suoi genitori e invece il destino ha scelto per lui un’altra strada da percorrere. Carla ha riagganciato, ma la cornetta resta a terra. Anche questa volta ho preso coraggio troppo tardi, gli ho confessato il mio sentimento pochi giorni fa e non sono riuscita a ricevere neppure una sua risposta alla mia mail. Mi rimorde la coscienza per la codardia con cui ho gestito la nostra unione, iniziata come una semplice amicizia e sfociata in qualcosa di più profondo. Se non fosse stato lui ad inviarmi quel messaggio io, forse, non avrei mai avuto il coraggio di dirgli la verità. Avevo paura di un suo rifiuto. Che sciocca! A ripensarci bene nel suo sguardo si leggeva chiaramente il suo amore, ma non volevo illudermi per non soffrire. Ed ora sono qui a rimproverarmi i momenti persi! Sei mesi fa, prima di partire, mi ero ripromessa di svelargli tutto quando sarebbe tornato; il cuore non poteva attendere oltre. Fido scodinzola e cerca di leccarmi le lacrime che rigano silenziose la mia faccia. Fido, il cane che Davide mi ha regalato, il cane denutrito che aveva trovato a rovistare tra la loro immondizia, il cane che sarebbe sicuramente morto di stenti e che ora è l’unico suo vivo ricordo che possiedo.
“Abbi cura di lui! Quando ritorno voglio trovarlo in ottima forma!”
Come si fa a vivere per sei lunghi mesi in una trincea ed essere felici? La morte è sempre alle porte e la vita sembra il dono più prezioso da custodire. Davide, invece, ne era fiero.
“Da quando ci siamo insediati nel paese sono tornati i vecchi abitanti, hanno riaperto le scuole e la vita ha quasi raggiunto la normalità. Ne sono orgoglioso. Non siamo lì per fare la guerra, ma per garantire la pace. I Talebani non vogliono che le donne frequentino la scuola né che certi bambini possano vivere la loro infanzia come si deve. E’ una gioia immensa vederli sorridere e giocare a pallone con loro. ”
Come potevo dargli torto? Accendo il computer e rileggo la sua mail:
“ Ciao Elettra,
Non è facile scriverti perché non abbiamo connessione e quando riusciamo ad averla dura veramente poco. Significa che quello che ho da dirti deve essere veloce e conciso, anche se avrei bisogno di tempo per farlo. Ti amo! E’ strano ammetterlo, ma quello che mi lega a te non è più semplice amicizia e non posso continuare a fingere. Spero di non averti dato una brutta notizia. Per me è una rivelazione sconvolgente seppure piacevole. Un abbraccio forte e un bacio a Fido.
Davide”
La mia è stata molto più sbrigativa per non dire quasi telegrafica. Solo per vergogna. Sciocca vergogna di ammettere i propri sentimenti.
“Ciao Davide,
Sono felice di leggere le tue parole. Anche io provo qualcosa di più di una semplice amicizia e sarei contenta di parlarne insieme. Nel frattempo abbi cura di te. Ti penso sempre!
p.s: Fido è talmente in forma che stenterai a riconoscerlo!
Elettra”
Vorrei cestinare quella mail e sostituirla con un’altra appassionata, ma non si può portare indietro il tempo. Mi getto sul divano e piango, piango fino quasi a svenire. Fido non mi lascia un secondo, mi lecca le mani, si accuccia sulle mie gambe; fa di tutto per farmi capire che mi è vicino.
“Abbi cura di lui!”
Le parole di Davide riecheggiano nella mia mente. E mi svegliano da questo inutile torpore fisico. Devo pensare al suo orgoglio nell’essere utile per gli altri, devo trarne insegnamento. Fido aspetta che lo porti a spasso. Ha diritto alla sua ora di libertà. Mi dirigo in bagno, cerco di non badare ai miei capelli scarruffati, alle mie occhiaie e alla mia carnagione emaciata. Prendo il guinzaglio, mi infilo il piumino e il cappello di lana. Fido saltella felice e lo è ancora di più quando vede cadere la neve, la adora. Mi concedo una passeggiata rilassante dopo penserò a fare visita ai genitori di Davide. Questo natale sarà diverso, triste e solitario non solo per me, ma soprattutto per un padre ed una madre che hanno perduto il loro unico figlio. Li conosco così bene da sapere quanto saranno fieri del suo operato per garantire la pace a chi di pace ne ha sempre avuta ben poca. Sono onorata di aver conosciuto un uomo come Davide, sono felice per avere con me Fido, un cane affettuoso oltre che un regalo ed un ricordo insostituibile dell’amore della mia vita.
PER TUTTI I RAGAZZI E LE RAGAZZE CHE DEDICANO LA LORO VITA PER GARANTIRE LA PACE NEI PAESI IN GUERRA…
Samanta