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natale quasi d’estate e un’industria grafica nei dintorni di milano

Creato il 07 maggio 2012 da Aa
natale quasi d’estate e un’industria grafica nei dintorni di milano  
“Il nuovo carattere latino corsivo si ispirava alle forme manoscritte in uso nelle cancellerie italiane del secondo Quattrocento e si proponeva di assicurare alle stampe l’eleganza e la bellezza del manoscritto umanistico. In combinazione con il nuovo formato in 8°, finì con qualificare l’attività del Manuzio. Egli mise in commercio nuove edizioni portatili (definite nel catalogo del 1503 ‘libelli portatiles in formam enchiridii’) volte non tanto ad abbassare i prezzi e a diffondere il libro popolare, quanto a favorire un uso diverso del libro, meno legato allo spazio dello studio, in direzione piuttosto di un ampliamento del pubblico, non necessariamente costituito da letterati di professione, favorendo così nuove pratiche di lettura. Merito del M. non fu peraltro quello di avere utilizzato per primo il formato in 8°, già in uso da tempo per la stampa di testi religiosi e devozionali, quanto di averlo destinato alla produzione dei classici. Anche l’eliminazione dei commenti serviva a non distogliere i lettori dalla concentrazione sul testo, evitando condizionamenti pedanti.” Dalla voce su Aldo Manuzio di Mario Infelise nel Dizionario Biografico degli Italiani
Molte sono le aziende che regalano ai propri clienti oggetti, strenne natalizie. Molti, moltissimi regalano calendari. Molti, moltissimi stampatori regalano calendari. Geca no. L’industria grafica Geca confeziona con cura oggetti neopop che si possono vedere qui: pacchetti di sigarette, di detersivi, un Monopoly/Leggiamoly, tutti ripieni di e riferiti ai libri e alle parole. La strenna 2012 è favolosa: una confezione di “Leggo Word Flakes, fiocchi di parole originali”, contenente un’edizione fuori commercio di Tre uomini in barca nella traduzione di Silvio Spaventa Filippi, un quaderno rigato (le righe, nell’opinione di chi scrive, sono preferibili ai quadretti) intitolato “Word Notes” dedicato ad “Appunti, ricordi, progetti” – l’esergo che precede lo spazio per scrivere è di Pietro Abelardo e recita così: “Bisogna prendere speciali precauzioni contro la malattia dello scrivere, perché è un male pericoloso e contagioso” – e un calendario con dodici riproduzioni dei luoghi toccati dalla Route 36 negli Stati Uniti. I Word Flakes sono corn flakes a forma di lettere dell’alfabeto; il galluccio sul fronte della scatola portameraviglie porta gli occhiali e tiene un libro tra le ali/mani. Qual è, per usare un termine orrendo ma a volte positivamente ambiguo, la mission di Geca? Questa, tra l’altro: “Noi abbiamo deciso di stare dalla parte dell’immaginazione, della parola scritta, della creatività, promuovendo l’amore per i libri e per la scrittura, sviluppando progetti in grado di rendere i messaggi stampati sempre più credibili e autorevoli”. Si confronti con la dichiarazione di un competitor qualunque: “L’imprescindibile civiltà dei pixel portata dal nuovo millennio ha ormai garantito all’arte grafica velocità di esecuzione e opportunità tecniche prima impensabili: opportunità che l’odierna azienda ha saputo cogliere, per aggiungere alla qualità che le è sempre stata riconosciuta una rapidità esecutiva e una elasticità di programmazione. Resta al centro dell’operare di nome il desiderio di realizzare, nei libri, qualcosa che possa avere una propria estetica, percepibile fisicamente nel piacere di sfogliare il prodotto finito.” Chi scrive ha visitato Geca pochi giorni fa, trovando come interlocutori industriali nel cui spirito convivono competenza tecnica, passione per le cose stampate e desiderio di misurarsi con il mercato. Ha adorato ricevere in regalo i Word Flakes – un piccolo Natale fuori stagione –, che si contemperano perfettamente con le cose che ama: oggetti legati ai libri, parole, ricerca del piacere attraverso la lettura, copywriting di qualità. Bravi, molto molto bravi, questi signori Geca: se fossi un editore stamperei da loro.

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