Una nuova speranza per il gatto delle sabbie. Tre settimane fa, nel bioparco Ramat Gan Safari di Tel Aviv, in Israele, è nato questo cucciolo di Felis margarita (questo il suo nome scientifico). E’ il primo esemplare nato dopo tanto tempo e la razza alla quale appartiene è da circa un decennio inserita nel “libro nero” delle specie in via d’estinzione. Si riteneva che fosse addirittura scomparso da Israele e che ne sopravvivessero solo alcuni esemplari nel deserto arabico e nei deserti di Pakistan ed Iran.
In natura abita i deserti sabbiosi, si ciba prevalentemente di piccoli roditori, lucertole ed insetti che caccia soprattutto di notte e che riesce a localizzare con l’aiuto delle grandi orecchie; non ha praticamente bisogno di bere, dal momento che riesce a ottenere i liquidi di cui necessita per sopravvivere direttamente dalle proprie prede. Il pelo morbido, color sabbia con striature pallide, gli consente un mimetismo perfetto tra le dune. E’ grande quasi quanto un gatto domestico ma ha una testa grande con larghe orecchie, zampe corte e coda lunga, e la parte inferiore delle zampe è ricoperta da lunghi peli che isolano i polpastrelli proteggendoli dal caldo infuocato della sabbia del deserto. La parte inferiore del corpo è bianca, le zampe presentano strisce scure, mentre la punta della coda è nera.
Questo gatto è abituato a vivere in regioni aride e poco ospitali come dune e i terreni rocciosi. In generale, è lungo circa 50 cm, con una coda di circa 30 cm e un peso medio di 2,7 kg. La sua struttura fisica gli permette di sopravvivere a temperature che variano dai −5 °C ai 52 °C.
La femmina generalmente prima del parto si scava una tana dove poi partorisce. Dopo la gestazione, che dura circa 66 giorni, nascono dai due ai quattro cuccioli. L’aspettativa di vita è di circa 13 anni ma incontrare un gatto delle sabbie è un evento rarissimo. Secondo le fonti ufficiali, infatti, in tutto il mondo ne esistono non più di 150 – 200 esemplari.
La nascita, seppur in cattività, del cucciolo di Tel Aviv rappresenta un evento eccezionale e dona una speranza in più di poter operare per salvare la specie dall’estinzione, magari prevedendo futuri incroci con individui non consanguinei presenti in altri bioparchi e zoo del mondo o persino grazie all’inseminazione in vitro, come già avviene con altre specie animali a rischio estinzione.
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