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Nato marcio

Creato il 28 gennaio 2013 da Patuasia

Mi fanno un po’ pena quelli dell’UVP, cercano di darsi un timbro di verginità politica, ma non ce la fanno: troppo incancreniti dentro al vecchio sistema. Scopiazzano regole dai cinque stelle come quella dei due mandati, come quella della fedina pulita…, ma non riescono a essere credibili. Mi piacerebbe che fosse vero. Sarebbe straordinaria una reale presa di coscienza da parte di una fetta unionista sui guasti commessi. Una sana e sincera autocritica. Eccome se mi piacerebbe! Ma autocritica non c’è stata. Secondo tradizione tutta italiana, il marcio unionista è l’effetto solo di una parte, nessuna responsabilità spetta ai Caveri, ai Viérin, ai Rosset, ai Gerandin… e a tutti gli altri. Quindi ai loro buoni propositi io non credo. Non credo a un Dino Viérin, regista neanche tanto occulto, uomo fortemente frustrato e vendicativo nei confronti di chi non gli ha permesso di sedere sulla poltrona di una qualche presidenza, quella della CVA prima di tutte. Non credo in suo figlio che disdegna le poltrone per cercarne una dopo pochi giorni dalle sue mirabolanti dichiarazioni di intenti. Non credo alle parole rinnovamento, dialogo, apertura… che trovo di moda e poco convincenti soprattutto se paragonate ai fatti. Primo fatto: la candidatura di Laurént. Secondo fatto: l’evidente contraddizione fra quello che c’è scritto sul codice etico del partito che esclude i conflitti di interesse e l’incarico pubblico di Caveri. Come può non essere in conflitto un consigliere regionale di un dato partito che occupa contemporaneamente un incarico pubblico (e incassa due stipendi)? Questa è dunque la buona volontà? La voglia di pulizia? L’etica dell’UVP? O piuttosto siamo alla rivendita della solita aria fritta? A parte la percentuale di onesti e ingenui che credono davvero in un ritorno agli ideali, chi segue il leoncino? Tutti coloro che sono stati beneficiati dal presidente prima e dall’assessore poi. Tutti coloro che sentono che il leone è invecchiato e prevedono una sua prossima caduta. Calcoli che non hanno niente a che vedere con la ricostruzione etica del fare politica.


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