Tom Robbins è una specie di rockstar della letteratura: non per niente io ci sono arrivato tramite un’amica, che definirei una sua groupie se fossi sicuro al cento per cento che non la prendesse – erroneamente – male. Ai suoi reading accorrono folle oceaniche e basta leggere una pagina o due di un suo libro qualsiasi per capire perché: l’andamento del testo è quello di una conversazione brillante, un succedersi di situazioni raccontate con un linguaggio disinvolto e confidenziale alternate a osservazioni sagaci sulle storture del mondo e dei suoi abitanti. È un fuoco d’artificio continuo d’invenzioni e provocazioni – tutte centrate – e anche a livello d’intreccio le sorprese non mancano. Per la verità, è proprio sull’intreccio che l’approccio di Robbins mostra tutti i suoi equilibrismi e i suoi limiti: non sembrano infatti essere né la storia né il suo sviluppo l’interesse principale dell’autore, bensì le occasioni che gli porgono per esercitare il suo spirito polemico e dissacratorio. Così, Natura morta con picchio, anziché rappresentare l’improbabile storia d’amore tra un terrorista-nichilista e la sognante erede di una dinastia reale – tipo Principato di Monaco – trapiantata in America e a suo agio nei panni di cheerleader, diventa il pretesto per esprimere un complesso di opinioni sui temi dell’amore, dell’ecologismo e della vita extraterrestre. Il solo mix dei temi dovrebbe essere sufficiente a mostrare i principi logici che regolano il pensiero – surreale – di Robbins. Ora, è evidente che questo frantumarsi dell’intreccio sotto i colpi di un estenuante sfoggio di intelligenza non mi ha convinto del tutto, però la scrittura di Robbins è decisamente meritevole e proprio qui si gioca tutta la partita sul fatto se lo amerete o meno. Nota finale: una delle cose che mi sono piaciute è il regesto dei temi del catastrofismo ecologista. È interessante notare come da trent’anni – il libro è del 1980 – non siano cambiati di una virgola – tra parentesi, nulla di ciò che si paventava allora sembra peggiorato in questi decenni –, e tutto ciò pur passando dalle mani degli hippy a quelle dei radical chic. Può sembrare un merito marginale, magari persino accidentale, ma non lo è, anche perché Robbins la sua ironia la esercitava già allora.
Natura morta con picchio, Tom Robbins (Baldini Castoldi Dalai, 262 pp, 11,90 €)