In questa battaglia senza esclusione di colpi i lavoratori rappresentano i soldati, mentre i generali, posseduti come moderni berserker dalla furia combattiva, sono incarnati dai potenti dell’economia e della politica.
E come tutte le guerre, anche quella economica miete vittime umane e devasta interi territori. Basti guardare l’imponente strage di terreni e paesaggi che si sta verificando in Australia, dove spuntano come funghi le miniere di carbone destinato alla produzione di energia elettrica in Cina e in India, per rendersi conto della dimensione del problema.
E in Italia? Mentre la propaganda moltiplica le teletrasmissioni strutturate sul modello delle cartoline che offrono squarci di paesaggi accuratamente ripuliti da scorie impertinenti, l’ormai ex Bel Paese, già martoriato dalle piaghe croniche del cemento e dell’asfalto, si sta letteralmente riempiendo di pannelli solari e di enormi pale eoliche. Persino i crinali delle nostre montagne sono ad altissimo rischio in questo senso.
A legittimare questa politica è il precetto religioso secondo cui a fronte di un prossimo esaurimento delle riserve di energie fossili bisogna comunque mantenere, se non addirittura aumentare, gli stessi standard produttivi incentivando la produzione di energia rinnovabile.
Una delle conseguenze di questo trend frenetico e fanatico è la distruzione di paesaggi che da sempre hanno ispirato l’animo di illustri scrittori per i quali il cosiddetto “viaggio in Italia” rappresentava una sorta di educazione alla bellezza. In epoche ancora non del tutto dominate da Economia, si riteneva che le bellezze naturalistiche costituissero una sorta di portale per accedere alle vette più sublimi dell’animo umano.
Ma la contemplazione dei paesaggi è un bisogno tuttora radicato nella psicologia umana, anche se è talmente represso dalle esigenze economiche da risultare per molti irriconoscibile.
Lo studio incrociato dell’antropologia moderna e della psicoanalisi permette di superare i nostri pregiudizi su questo tipo di vissuto a lungo ignorato o snobbato dallo spirito moderno.
Questi studi mostrano che Natura e Psiche sono indissolubilmente legate, tanto che agendo sulla prima si agisce automaticamente anche sulla seconda .
Questo dipende dal fatto che sin dall’origine la Natura ha fatto da specchio e da supporto alla parte inconscia dell’uomo. Un po’ come se la Natura fosse diventata una sorta di memoria esterna dell’uomo.
Un Hillman ispirato afferma che è nella Natura “… che l’anima dell’uomo ha avuto da sempre la sua dimora” e che "… noi oggi tendiamo a dimenticare che l'anima non è solo dentro di noi, ma anche fuori di noi. E quando siamo in un giardino, che si tratti di un giardino asiatico o di un giardino alla francese o di qualunque altro tipo di giardino, si manifesta qualcosa dell'anima mundi. L'Anima del Mondo si rende visibile e, anzi, si mette in mostra".
Al di là delle considerazioni filosofiche, il legame tra Psiche e Natura si manifesta concretamente nei grandi simboli dell’inconscio, quelli che ancora oggi ricorrono nei nostri sogni, come la Pietra, il Fiume, l’Animale, l’Uroboros, l’Albero, il Mare, la Grotta, ecc., i quali non a caso appartengono tutti al regno naturale. Inoltre, il legame tra stati d’animo e paesaggi è piuttosto costante nei sogni.
L’ambiente incide fortemente sulla Psiche e se teniamo alla nostra salute psicologica occorre riconsiderare al più presto il ruolo della Natura e il nostro rapporto con essa.
Da: Energie rinnovabili e inquinamento dei paesaggi
autore: Antoine Fratini
argomento: Ecopsicologia - fonte: Vertici Network
data di pubblicazione: 29/01/2011
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