“Noi sopravvissuti all’Olocausto ebraico imploriamo i leader mondiali di fermare immediatamente il genocidio del popolo palestinese. I malvagi sionisti bombardano giorno e notte palazzi pieni di uomini innocenti, donne e bambini, e li bruciano vivi”. Meir Hirsch, portavoce del Naturei Karta
Il Sionismo, movimento politico e religioso che sta alla base della creazione del cosiddetto “stato” d’Israele, è un fenomeno razzista e sciovinista che non ha nulla a che vedere col giudaismo. A prova di questo possiamo fortunatamente trovare molti ebrei intellettuali, storici e rabbini che considerano il sionismo e di conseguenza israele, una distorsione della vera natura ebraica, perché l’ebraismo è una religione e non una razza o una nazionalità. Non a caso è provato che i fondatori del sionismo non studiarono mai la legge ebraica e le sue tradizioni.
Theodore Herzl e pochi altri, tutti scarsi conoscitori o non osservanti della Torah, sono stati i primi a suggerire che gli uomini avrebbero dovuto fare ciò che Dio ha scelto e comandato di non fare. A questi primi sionisti si sono immediatamente opposti i capi rabbini ma inutilmente perché presto gli ideali sionisti si diffusero in tutta Europa.
Il sionismo fu dunque elemento di rottura con la tradizione giudaica che vede nell’esilio uno dei precetti fondamentali della stessa religione. In questo senso negli anni sono nati diversi movimenti antisionisti anche fra gli stessi ebrei. L’esempio più rappresentativo di questa realtà è quello dei “Neturei Karta”.
La Neturei Karta è un movimento ebreo che rifiuta di riconoscere l’autorità e la stessa esistenza d’Israele. Il nome trae origine dall’aramaico ed è traducibile con “I custodi della Città”.
Sono essenzialmente “custodi” disarmati che vogliono proteggere la città di Gerusalemme dalla penetrazione sionista. Essi criticano qualunque forma di prevaricazione sionista nei confronti del popolo indigeno palestinese, unico vero proprietario di questa terra. Considerano la remota proposta di due Stati per due popoli una follia, poiché questa è la terra che appartiene di diritto al popolo palestinese.
Essi rifiutano l’autorità di Israele, di partecipare alle attività civili israeliane, dalle elezioni fino all’assistenza medica, e manifestano pubblicamente a fianco degli arabi palestinesi. Inoltre, accusano il Sionismo di aver creato e continuare a creare fiumi di sangue, andando contro i precetti religiosi, nonché i diritti umani.
“Noi vogliamo vedere la fine della tragedia sionista e il ripristino della pace in Medio Oriente. Per questo molte menti e molti modelli dovranno cambiare”, dice il portavoce della Neturei Karta, Meir Heirch.
La Neturei Karta è stata fondata a Gerusalemme, in Palestina, nel 1938 e da allora continua la sua lotta al sionismo. È composta da attivisti ebrei che continuano a rifiutare di riconoscere l’esistenza o l’autorità del cosiddetto “Stato di Israele” e che esprimono pubblicamente la loro posizione, la posizione della Torah e di un ebraismo autentico e puro.
Per questo è molto importante fare una chiara distinzione fra ebraismo e sionismo. Sono due termini estranei l’uno all’altro. Mentre l’ebraismo è la fede del popolo ebraico, il sionismo è un ideologia che si regge su una menzogna. Neturei Karta è sempre stata una delle voci in prima linea tra quelle che si sono sollevate contro il sionismo, una voce contro corrente tanto speciale quanto importante.
Secondo la religione ebraica, gli ebrei si trovano attualmente in esilio, per volontà divina, dall’epoca della distruzione del secondo tempio, avvenuta circa 2.000 anni fa, ed è loro strettamente proibito avere una propria nazione sovrana. Ciò sarebbe proibito persino in una terra disabitata, ma quando ciò avviene in una terra abitata opprimendo, uccidendo e derubando i suoi abitanti questo rende il crimine molto più grave.
Di conseguenza, gli ebrei oggi dovrebbero comportarsi come cittadini fedeli delle nazioni in cui vivono o sono nati e non ambire ad una nazione propria. Per gli attivisti della “Neturei Karta” la creazione dello stato di Israele è dunque visto come un affronto diretto alle sacre scritture ebraiche e chiunque lo appoggi non può considerarsi un vero ebreo. La stragrande parte della popolazione autoctona, prima dell’occupazione, era araba e musulmana, ma conviveva con la minoranza ebraica. Oggi, per un ebreo, chiedere il ritorno a questa situazione significa rischiare di essere picchiato e denigrato dai propri stessi connazionali. Il tutto con l’appoggio e la propaganda dei media.
Sicuramente gli attivisti della Neturei Karta sostengono tesi che, se espresse da non ebrei, sarebbero state targate dalla propaganda sionista come “antisemite”.
Proprio come l’oppressione sionista, anche questa minoranza è una realtà a tutti gli effetti, simbolo di convivenza e non di oppressione, testimone del fatto che, in futuro come è stato in passato, gli interessi degli arabi e quelli degli ebrei non sono inconciliabili, seppur devono essere ridimensionati, soprattutto o forse solamente da una parte.
Il messaggio di Neturei Karta è forte e senza compromessi: un rapido e pacifico smantellamento dell’intero stato di Israele, in modo che gli ebrei possano di nuovo coesistere con i loro vicini arabi sotto un governo palestinese che si estenda su tutta la Palestina, come hanno vissuto per secoli prima del sionismo.
Il sionismo, dunque, è una questione “unicamente politica” che, dietro la maschera della religione, giustifica i propri crimini contro il popolo palestinese e l’occupazione dei Territori. Il riferimento all’Olocausto, che non si mette in discussione come evento storico è soltanto il punto di partenza per una riflessione più ampia sulla mitizzazione della Shoah utile alla realizzazione dei fini politici sionisti.
Lo stato di Israele non rappresenta il popolo ebreo, e sicuramente non rappresenta la religione ebraica.
Tutto ciò per precisare come gli oppositori di Israele vengano spesso classificati, non come “antisionisti”, ma direttamente come “antisemiti”. Contestare Israele, l’occupazione sionista e la sua politica imperialista in terra araba, sarebbe una copertura per odiare l’ebraismo, la sua gente e la sua storia. Questa versione dei fatti è tanto illogica quanto ridicola. Per questo non è un caso che nel mondo esistano differenti comunità ebraiche che, invece di riconoscersi nel movimento sionista, solidarizzano con il popolo palestinese.
Written by Amani Salama