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Nave sanza nocchiero.

Creato il 05 agosto 2011 da Enricobo2
La grande barca solca il mare solitaria. Tutto è sempre andato bene in fondo, le tempeste che ha subito nel recente passato erano soltanto temporalazzi di poco conto. Qualche sbandata, poi il peggio era passato. Finiti i fulmini e il vento pareva che fosse merito dei marinai se la nave era salva, invece erano tutte cosette di poco conto, si sarebbe salvata anche una carretta arrugginita. La grande barca sembra salda e robusta, ma sotto è piena di magagne, tavole messe assieme malamente, corde vecchie e mezze marce che paion tenére, ma son sempre sul punto di spezzarsi. E il carico, mio Dio che carico. Pesantissimo e ingombrante, frena la corsa al massimo e anche quando le vele rabberciate alla meglio venivano spiegate per poter guadagnar la via, rallenta, non dà un attimo di respiro, pare consumare da solo tutta la forza e la volontà dell’abbrivio. Certo si è deciso tanto tempo fa di caricare tutte quelle casse piene e pesanti, ma ad ogni porto se ne sono aggiunte altre, con spensieratezza, senza curarsi del futuro, pensando solo all’ingordigia del presente, ma, man mano che le miglia correvano, ai capitani che si sono succeduti, mai è passato per la mente di alleggerire un po’, di far scaricare qualche cassa ciascuno ai tanti marinai che ben se ne stanno a divorar la cambusa. L’ultimo poi, che la guida ormai da lungo tempo è impegnato solo ai suoi affari e pare disinteressato completamente al fatto che tutti valutino che il battello è destinato ad andare a picco. Chiuso nelle sue cabine con le ragazze reclutate nell’ultimo angiporto, si dà bell’agio e di tanto in tanto manda a dire ai passeggeri di non preoccuparsi. 
Eppure era stato ingaggiato a furor di popolo, dopo aver promesso una navigazione facile e serena, si sarebbero toccate le isole felici e tutti avrebbero potuto prendersi tutto quel che volevano, ragazze, frutti esotici, ricchezze e felicità. Adesso che si è scatenata la tempesta, tutti si guardano intorno smarriti, tutti si chiedono cosa bisogna fare, mentre la nave sbanda appesantita dall’enorme debito nelle sue stive di cui nessuno a voluto impegnarsi ad alleggerirla. Certo, se lo avesse comandato, forse non sarebbe stato più ingaggiato; si sa, i marinai sono dei fannulloni di natura e odiano chi li fa lavorare, i passeggeri poi, peggio ancora, figuriamoci loro hanno pagato il biglietto. Gli ufficiali si lanciano occhiate interrogative, nessuno sa cosa fare, non ci sono ordini, le bordate d’acqua arrivano come furie, spazzano il ponte distruggendo ogni cosa. Dal ponte di comando tutto tace, solo qualche risatina delle ragazze e inviti stizziti a non rompere le scatole, che tanto tutto va bene. Ormai le falle si aprono da tutte le parti, le altre navi amiche si tengono al largo, lontane; hanno capito che questa barca ormai priva di guida è allo sbando totale e non vogliono essere trascinate nel naufragio. Eppure sottocoperta, tra i passeggeri straniti dalla furia degli elementi, non c’è cenno di quel che sta per accadere. Tutti litigano tra loro, per avere più spazio o una porzione più grande di galletta e alici, nessuno che pensi minimamente di alleggerire la nave cedendo una piccola parte del suo spesso inutile bagaglio. I venti urlano sempre più forte, le vele sono ormai tutte perdute e pendono slabbrate tra gli alberi malfermi. Eppure tutti cantano, qualcuno balla e ride. I marinai e gli ufficiali hanno deciso che da domani cominceranno le loro vacanze. Il nocchiero ha distribuito loro il soldo perché si abbiano buon tempo, se mai si arriverà in un porto e dorme ormai ebbro. Le ragazze del bordello sghignazzano. Nessuno guarda davanti alla prua. Lontano, tra le onde altissime sferzate dall’uragano, le nere scogliere taglienti sono armai vicinissime.
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