NBA Global Games, basket o promozione?

Creato il 12 ottobre 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

Le partite che le squadre NBA vanno a giocare in giro per il mondo in preseason sono utili? Aiutano i giocatori a entrare in condizione e gli allenatori a plasmare il gruppo come vorrebbero per iniziare al meglio la stagione regolare? Oppure sono solo della pubblicità che la Lega vuole farsi in mercati in cui poter penetrare sempre di più a livello commerciale? Pur avendo avuto la possibilità di assistere a questo tipo di eventi dal vivo alcune volte, dare una risposta è molto difficile. Fino alla partita di qualche sera fa in cui l’Alba Berlino è riuscita nell’impresa di battere i campioni in carica dei San Antonio Spurs, sarebbe stato possibile rispondere che forse, alla fine, la parte commerciale predominava visto che l’impegno messo in campo da parte delle squadre non era sempre stato il massimo, negli anni passati. Ma quest’anno in Germania l’atmosfera era diversa dalle altre volte. Forse perchè la città conosce il basket e lo vive con passione seguendo la sua squadra del cuore, o forse per la presenza di una squadra multiculturale come i neroargento, a differenza di quanto successo a Londra o Manchester dove il basket non è particolarmente seguito e squadre come Pistons o Sixers non hanno acceso i cuori dei tifosi.

Alla domanda ha dato una risposta corretta Manu Ginobili in conferenza stampa quando ha detto che le due parti coesistono: c’è il basket giocato e c’è la componente di promozione, vitale per permettere alla Lega di sopravvivere e alle squadre e ai giocatori di guadagnare le cifre notevoli che a fine mese entrano nei conti.
A ribadire il concetto ci ha pensato il commissioner Adam Silver che alla prima prestagione da capo della NBA ha proseguito con l’idea introdotta e portata avanti dal suo predecessore Stern (presente a Berlino) di aprire sempre di più gli orizzonti della Lega per cercare di ampliare il bacino di utenza. Alla consueta domanda sulla possibilità di vedere una franchigia Europea giocare negli States, Silver non l’ha escluso ma ha aggiunto che non è una cosa che potrà succedere a brevissimo termine.
Discorso diverso invece per la possibilità di vedere altre partite di regular season nel nostro Continente: oltre a Londra dove ormai l’appuntamento si ripete già da qualche anno (quest’anno i nuovi Knicks di Anthony, coach Zen e Bargnani sfideranno la seconda scelta assoluta dell’ultimo Draft, Jabari Parker, e i suoi Milwaukee Bucks), anche Berlino (la O2 World è un gioiello) e Parigi (l’arena sta subendo un netto miglioramento) sono in corsa per una RS game. I vertici della federazione spagnola si sono incontrati con Silver per discutere di nuovi palazzetti a Barcellona e Madrid e la cosa non sembra così impossibile da attuare. Nessuna menzione ovviamente all’Italia dove politica, burocrazia e problemi vari hanno fatto rimanere indietro anni luce il movimento e le infrastrutture rispetto alle città sopracitate.

Un’altra cosa interessante aggiunta da Ginobili in conferenza è che questi viaggi in realtà aiutano parecchio la squadra in termini di formazione del gruppo visto il tanto tempo e le tante cose che si fanno insieme, e si sa quanto l’importanza di un gruppo coeso sia cresciuta nelle ultime stagioni per decidere il vincitore del Larry O’Brien Trophy.

Basket vero? No, ma siamo in prestagione e quindi è abbastanza ovvio.
Solo promozione? Neppure, perchè poi capitano anche partite decise all’ultimo secondo e super combattute.
Prendiamo questi tour per quello che sono e godiamoci persone come Belinelli, Diaw, Parker, Messina o coach Popovich che si sono dimostrati disponibilissimi con stampa, tifosi, fermandosi a parlare o a fare foto senza mai dare segni di insofferenza. Anche questa è l’NBA.

 

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