Non è facile vestire la maglia dei Los Angeles Lakers, la franchigia più chiacchierata della Lega, se da quando sei arrivato, o poco dopo, hai sempre appiccicata l’etichetta con su scritto ‘Disponibile per una trade’. Questa la vita da gialloviola di Pau Gasol, che all’inizio della passata stagione era stato ceduto per Chris Paul (scambio bocciato da Stern) e che da quando è arrivato in panchina Mike D’Antoni rientra in ogni possibile rumors. Secondo gli addetti ai lavori il catalano è inadatto al gioco del baffo e quindi sarebbe l’unica pedina di scambio per un lungo tiratore (Anderson? Bargnani?).
Gasol, scienziato per questo gioco ma allo stesso tempo un ermetico, uno che difficilmente si adatta a qualsiasi sistema, ha parlato in esclusiva al quotidiano madrileno Marca, in particolare della cena pre-natalizia col suo allenatore a Manhattan Beach:
“Sono ottimista, ci sono segnali positivi in questi Lakers. Ho chiesto a Mike D’Antoni di darmi fiducia, mi ha risposto che crede nelle mie capacità e che non dubita affatto del mio talento. L’ho visto in sintonia. Inoltre dico chiaramente che non diventerò pazzo domandomi ogni giorni se mi sento sprecato e inadeguato al sistema dei Lakers. Farei molto male ad abbandonarmi a questi pensieri“.
Il nativo di Barcellona resta un giocatore unico, il miglior lungo della Lega per tecnica, talento e IQ cestistico. Nessuno con quei centimetri vede il gioco e passa la palla come lui, in più tira da tre punti e sta sviluppando sul parquet un dialogo da brividi con un altro Nobel della palla a spicchi come Steve Nash. I Lakers però sono costruiti su Kobe Bryant e hanno deciso di investire su Dwight Howard per il futuro: insieme Pau e DH12 faticano a giocare nel sistema di D’Antoni anche perchè molto spesso si trovano a calpestare le stesse mattonelle. Gasol dovrebbe essere più perimetrale, giocare ai margini della vernice, sia come sponda, sia come finalizzatore, ma è naturale che tenda ad avvicinarsi al ferro.
Il baffo lo vorrebbe infatti negli angoli per tirare da tre punti, alla Frye o alla Marion; l’ideale per i Lakers al momento è giocare con Pau o Howard da ’5′, Metta da ’4′, Kobe, Meeks e Nash nel backcourt. Poi ci sono casi, come la gara di Natale con i Knicks, in cui nel finale giocano tutti assieme perchè lo scenario mette d’accordo tutti, vincere nel Christmas Day è un bel colpo e allora ognuno depone la propria arma per la causa. Ma ci sono anche le volte in cui perdi in casa contro i Philadelphia 76ers, per citare l’ultima, o contro i Jazz o a Cleveland.
Al momento il record dei Lakers è 15-16 ma sono 12-10 con Pau Gasol in campo, visto che ha saltato 9 partite per una fastidiosa fascite plantare. I numeri del catalano non sono tanto differenti tra vittorie e sconfitte (due punti e un assist in meno) ma sono drammatici se paragonati a quelli della carriera, o almeno nelle ultime due stagioni: Pau viaggia a 12.7 punti, 8.7 rimbalzi e 4 assist col 42% al tiro, contro i 17.4 punti e 10.4 rimbalzi col 50% dal campo della scorsa regular season. La presenza di Howard e il gioco di D’Antoni lo hanno ridimensionato e intristito ma, come ribadito da tanti e dallo stesso Gasol, nessuna trade si farà prima della deadline. Il catalano è un talento troppo importante per privarsene senza la certezza di avere in cambio la o le pedine ideali.