Di Consiglia Grande. Nessuna scomunica dei mafiosi da parte dei vescovi calabresi. I presuli, nel comunicato finale della riunione della Conferenza Episcopale Calabrese, si limitano a sostenere che la Ndrangheta è negazione del Vangelo. Un gesto incontrovertibile, se si tiene conto che lo scorso 21 giugno Papa Francesco, nella piana di Sibari, dinnanzi a 250 mila fedeli ha dichiarato che “Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!”.
I presuli, all’interno del comunicato, hanno ringraziato Papa Francesco per il forte messaggio di redenzione nei confronti di tutti i detenuti, che, plagiati dal Dio Denaro e da una condotta di vita diabolica e delinquenziale, si pongono al di fuori della comunità ecclesiastica. Eppure, mai viene anche solo accennata, la parola scomunica.
Oltretutto il presidente della Conferenza, in virtù degli ultimi episodi verificatesi nel territorio Calabrese, quale l’inchino della statua delle Madonna delle Grazie al boss Giuseppe Mazzagatti nel comune di Oppido Mamertina, invita tutti i vescovi a riflettere sui problemi legati alla Ndrangheta e sull’atteggiamento che le comunità ecclesiastiche devono assumere in luogo del fenomeno. Le riflessioni saranno trascritte all’interno di una nota pastorale approvata entro il prossimo mese di ottobre, che si porrà come base della testimonianza cristiana all’interno di tutte le chiese calabresi.
L’incipit di questo documento si apre con questo assunto: “la ‘ndrangheta non è solo un’organizzazione criminale che come tante altre vuole realizzare i propri illeciti affari con mezzi altrettanto illeciti, ma, attraverso un uso distorto e strumentale di riti religiosi, è una vera e propria forma di religiosità capovolta, di sacralità atea”
Infine è prevista la necessità di forgiare regolamenti più incisivi per una formazione cristiana vera e permanente, in maniera tale da rendere inaccessibili ai mafiosi i sacramenti e il ruolo di padrini nei battesimi e nelle cresime.