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‘Ndrangheta: per un italiano su quattro ha un potere assoluto

Creato il 28 febbraio 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

Dati che verranno resi noti dal programma KlausCondicio, condotto dal massmediologo Klaus Davi, nei prossimi giorni. La redazione del programma ha sottoposto a un campione di 800 ascoltatori, di età fra i 18 e i 65 anni, sul tema ‘ndrangheta.

(immagine di repertorio - ilgazzettinodellacalabria.it)

(immagine di repertorio – ilgazzettinodellacalabria.it)

‘Ndrangheta: per un italiano su quattro ha un potere assoluto. La ‘ndrangheta, la mafia calabrese molto poco raccontata dalle fiction e dal cinema rispetto a Cosa Nostra (se si esclude il bellissimo Anime Nere di Francesco Munzi e la recente fiction Lea Garofalo realizzata dalla Rai), e le cui famiglie non sono visibili al grande pubblico, per un italiano sui quattro nel nostro paese ha un “potere assoluto”. Ma nonostante la percezione di questo sinistro dominio, l’impegno dello Stato (magistrati, polizia, carabinieri, guardia di finanza) viene giudicato “efficace” da tre italiani su cinque. A mancare è la volontà “politica” di sconfiggerla, almeno per quasi metà degli intervistati, per i quali la ‘ndrangheta non è più infiltrata ma “parte” delle istituzioni.

Il sondaggio ha anche affrontato il tema dell’omicidio Fortugno, forse uno dei piu conosciuti a livello nazionale. Per un italiano su due i mandanti dell’assassinio di Francesco Fortugno, all’epoca dei fatti vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria, non sono solo Alessandro e Giuseppe Marcianò come hanno accertato i processi. Solo il 20% degli intervistati crede che dietro l’omicidio del politico calabrese ci siano stati esclusivamente un caposala e il figlio infermiere di Locri, mentre ben il 53% ritiene che tra i mandanti ci siano anche altri soggetti. Il 47% dei partecipanti al sondaggio infatti, è convinto che nella morte di Fortugno siano coinvolte persone da ricercare nelle istituzioni, sia a livello locale che nazionale.

E’ necessario precisare che i risultati della ricerca non criticano affatto la conduzione delle indagini e le risultanze dei processi dedicati all’omicidio consumato nel 2005 a Locri, anzi. I dati infatti evidenziano che solo un esiguo 22% crede che i Marcianò non abbiano nulla a che fare con l’accaduto. Piuttosto il campione sondato dubita fortemente che siano gli unici ispiratori e crede che i colpevoli vadano cercati anche ai “piani alti” della politica regionale o nazionale.

Al campione è stato chiesto di dare un giudizio (con risposte aperte) sul potere della ‘ndrangheta in Italia. Il 23% lo giudica “assoluto” con pochissime differenze tra nord e sud seguito da un 26% che ritiene sia “ molto potente” mentre il 25 % lo considera “in grado di condizionare la politica non solo calabrese ma anche nazionale”. Solo un interpellato su sei ha la percezione che l’influenza dell’organizzazione criminosa sia diminuita rispetto agli anni passati. Non mancano coloro (5%) che reputano sopravvalutato la capacità tentacolare della ‘ndrangheta di imporre il proprio volere.

Agli spettatori è anche stato chiesto quali brand della mafia calabrese sono più conosciuti o dei quali hanno sentito parlare almeno una volta, quantomeno collegati a un episodio di cronaca. La cosca più nota si conferma quella dei reggini De Stefano conosciuta dal 23 pc degli interpellati; al secondo posto si piazzano i Piromalli di Gioia Tauro con il 19 %. Il 18% dichiara di aver sentito parlare della cosca Morabito (fortissima anche nel nord Italia); cosi come anche dei Pelle piazzati quarti, che vantano il 17 per cento di awarness criminale, trainati dalla famigerata faida di San Luca culminata con la strage di Duisburg. Stesso discorso per i Nirta Strangio con il 16 per cento di notorietà. Staccati i Bellocco con un indice di notorietà del 10 per cento. Cosi come anche i Pesce di Rosarno (collegati alla vicenda di Maria Grazia Cacciola) conosciuti da nove italiani su cento. In classifica figurano anche i Cordi (7per cento); gli Abruzzese (collegati al delitto del piccolo Coco) con il 5 per cento. Vantano una limitata notorietà anche i “milanesi” Barbaro Papalia, conosciuti da 4 italiani su cento. Conosciuto solo a livello regionale invece il Clan emiliano Grande Aracri.

Franco Mirabelli, senatore del Pd e membro della Commissione Antimafia ha commentato “forse non c’è la percezione della pericolosità della ‘ndrangheta al nord e del suo massiccio insediamento nell’economia reale. Penso che sia meno percepito il modo in cui la ‘ndrangheta opera. La tensione dell’opinione pubblica di fronte alla scelta che la criminalità organizzata di ridurre al minimo le scelte militari ha fatto si che non ci sia la percezione della pericolosità che comunque la ‘ndrangheta mantiene. I miliardi che derivano dai traffico di stupefacenti e attività illegali costituiscono un problema per la nostra democrazia. Su questo il movimento anti mafia deve fare di più”. Quanto al delitto Fortugno: “credo alle verità processuali. Le procure che sono scese in campo sono molto autorevoli e impegnate sul territorio. Resta un crimine di stampo mafioso. Ho molta fiducia negli investigatori. Lavorano in una terra molto difficile e lavorano molto bene”.


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