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NEBRASKA di ALEXANDER PAYNE

Creato il 07 maggio 2014 da Viga
La vecchiaia è un po' come tornare all'infanzia: i capricci, la dipendenza ,il confine reale e immaginario labile, le difficoltà nei movimenti ,la purezza  e la voglia di dire tutto quello che si pensa o no. Solo che per l'infante tutto questo prelude alla vita, per il vecchio, alla nostra unica certezza: la morte.
Non è facile vivere con gli anziani, nè per noi nè per loro.  L'idea stessa di vita produttiva , tanto propagandata nei paesi occidentali, è assolutamente negativa per essi.  Qui conti se sei carne da macello per produrre e far fare soldi a chi ne ha già tanti. Poi cosa sei? Il fatto di essere inoccupati e non più fisicamente spremibili, li rende inutili per molti.
Non ho un bellissimo rapporto con la vecchiaia, ma la accetto come evento- spesso tragico- della vita. Non voglio rimanere sempre giovani e disprezzo i vecchi giovanili. Non nel senso di quelli che tengono allenata la mente,gli interessi culturali,la socialità,ma quelli pacchiani e ridicoli,tipo il nano di arcore ok?Spesso appartenenti alla media borghesia decomposta e destronza. Ok,ci siamo compresi? Per tanti anni ho pensato che se fossi invecchiato solo e mi fossi ammalato ,bè mi sarei suicidato. Un bel pensiero,non c'è che dire. Chiaro che gli ultimi avvenimenti nella mia vita, mi han fatto accantonare questa idea. Perchè forse esiste una vecchia serena e accettabile: quella che si vive in coppia.
Ecco,ieri sera sono andato a vedere un buon film sulla vecchiaia e altro.
Questo

Ora sapete ultimamente c'è in giro un virus che ha colpito i baldi censori. Sono tutti portati a veder solo capolavori e quindi un film ben fatto,gradevole, piacevole,ma che cazzo non è un capolavoro,viene abbandonato in un angolo. Lasciamo perdere che poi quando si trovano davanti un capolavoro non lo riconoscono e si accaniscono contro,tornano buoni  e remissivi alla presenza di mattcoso o di uno di quelli alla moda.
Per avallare sta tesi,a "quarcheduno ", ha tirato in ballo il film di Lynch con il vecchio che attraversa l'america per incontrare il fratello: Una storia vera.
Lo dico subito: non c'entra un cazzo. Roba da critica del Fatto Quotidiano,mi sa.
L'opera in questione è un buon film medio, sicuramente non un capolavoro,ma nemmeno mediocre o pleonastico. Una pellicola che tratteggia degli ottimi personaggi. Perchè ottimi? Perché credibili.

Non è sicuramente un film originale, sperimentale,non lo è. Ma nemmeno è sciatto,risaputo, stucchevole. Vi è un'urgente desiderio e volontà di far risaltare il lato umano, e non "positivo" a tutti i costi, dei personaggi e questo crea empatia tra me e loro. La storia di Woody e suo figlio David, del loro viaggio dal Montana al Nebraska per ritirare un premio milionario, del tutto fasullo, è ben raccontata e diretta. Non siamo ai livelli altissimi di "A proposito di Schmidt",ma è pur sempre un film valido
Per come viene portata in scena la vecchiaia: senza drammi eccessivi,ma senza - nemmeno- troppa faciloneria, gaiezza spropositata, con un tocco lieve eppure profondo e tanto rispetto per i personaggi
NEBRASKA di ALEXANDER PAYNE
Payne parla dei penultimi,che sono ancora più sfigati degli ultimi,perché del tutto ignorati . Sono la gente invisibile che ha lavorato e forse amato,ma senza picchi ,senza gloria,senza troppo entusiasmo. Hanno vissuto placidamente la loro mediocrità, sono la maggioranza di noi. Siamo noi.  E anche qui ci mostra un personaggio memorabile: Woody, interpretato benissimo da Bruce Dern- icona e grande attore della new holliwood radical e indimenticabile degli anni 70,padre di una bravissima attrice come Laura Dern-  Questo uomo è stato alcolizzato, non molto amato dalla famiglia, certamente non rammentato e rispettato dalla collettività.  Eppure partendo dal pretesto del biglietto vincente della lotteria, un po' alla volta ci affezioniamo a questo uomo. Che se all'inizio gioca a fare il baldanzoso e sboccato ,finisce per dimostrarsi fragile e candido di fronte alla bramosia di danaro dei famigliari, agli attacchi della moglie, al rancore del bastardissimo ex socio- un grande Stacy Keach , attore che io adoro fin dai tempi di Città Amara di Houston e poi della serie Mike Hammer- e viene fuori tutta la fragilità che non è cosa da vergognarsi . Da nascondere
Vabbè,altri diranno il contrario. Quelli che di professione fanno i Profeti di sventura,di cinismo piccolo borghese,magara pure ritenendosi grandi scrittori. Grazie a Stalin li ignoro.
NEBRASKA di ALEXANDER PAYNE
Così il biglietto vincente scatena i rapporti tra famigliari,conoscenti e Woody. Il film sta in bilico anche qui: non è un feroce attacco all'arretratezza di un popolo arretrato come quello americano,ma nemmeno uno scomposto inno al nido famigliare. Ci sono delle persone , mediocri,normali,portate alcune a una naturale idiozia e altri più simpatici,ma è proprio questa capacità di creare personaggi così reali e credibili,che mi porta ad amare questo piccolo film
Oltretutto viene molto ben sviluppato e scritto il rapporto tra Woody e David, suo figlio. Ecco il personaggio di questo ultimo è ben realizzato e interpretato da Will Forte. Un uomo normale,con un lavoro che - intuiamo - non ama tanto, una relazione fallita alle spalle,la quale pesa ancora tanto E questo padre che assiste,non sempre comprende,ma non cerca la rottura,il non abbiamo nulla da dirci. Tutte cose che vanno per la maggiore oggi,dove è facile dividersi,farsi stupide guerre e ben più difficile costruire rapporti amichevoli,duraturi,di rude e forte confronto.
David è un bel personaggio proprio per questo.
NEBRASKA di ALEXANDER PAYNE
Nebraska è un film acustico e minimale,come l'ottimo lavoro di Bruce Springsteen, buon cinema medio,che parla di umanità piccola e fragile,con empatia e senza stucchevolezza .
Per me merita

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