Necessità aguzza l’ingegno

Creato il 28 settembre 2014 da Povna @povna

Dopo due settimane di (telematica) nebbia, la collega Salto-della-Quaglia si rifà viva, per e-mail, di sabato pomeriggio. Per la verità, non si era peritata anche prima, per telefono (“Scusami se ti chiamo, ho visto che ci sono nuove circolari, ma non ho voglia di leggerle, e allora ti ho chiamato per sapere se mi dici tu le novità di Lettere”), ma era stata liquidata prontamente (“Volentieri, Quaglia, ma io sono nell’altro plesso e, come ti abbiamo spiegato sia io, sia Bravissima, sia Wishes, gli impegni sono differenti”) e la ‘povna era rimasta in pace. Fino a ieri (appunto). La ‘povna chiacchiera amenamente con Mr. e Mrs. Mifflin, appena arrivati in visita. Improvviso, il rumore del gestore della posta: sono arrivati un paio di messaggi. La ‘povna scorre cursoria, con la mano sinistra, e trova questo (ortografia, maiuscole e minuscole, così come impostazione e virgole, dall’originale, fedelmente):

Da: Saltodellaquaglia79
Inviato: sabato 27 settembre 2014 17.56
A: lapovna@gmail.com
Oggetto: Da Salto Della quaglia sxusami collega solo ora ho letto il tuo vecchio messaggio ti ringrazio per la disponibilita’ se mi fai il piacere di spedirmi o farmi ricevere a scuola un po’ di materiale di italiano e storia per le prime ti ringrazio

La ‘povna legge. Alza uno, poi l’altro sopracciglio. E condivide, dopo un primo sfogo icastico (“Ma non è solo scema, è impunita, questa!”), con Mr. e Mrs. Mifflin le sue perplessità. Grammaticali, innanzi tutto, e non c’è da dire altro (Quaglia insegna Lettere – e ciascuna delle due parole, da sola, basterebbe); informatiche, ovviamente (ché scrivere soltanto nell’oggetto, lei, ai suoi alunni, insegna che è sbagliato dopo circa dieci giorni dall’ingresso); di impostazione del genere lettera (che rientra pure nel programma di produzione scritta del biennio), e c’è da mettersi le mani nei capelli; e poi, last, but not least, antropologiche e culturali. Perché la richiesta di Quaglia equivale, bella bella, a life, world and everything, una commovente ammissione di globale insipienza, incapacità di fare a trecentosessanta gradi.
Dopo le doverose risate (ma amarissime), la ‘povna si scopre irritata, molto. E decide di rispondere come, quando vuole, sa: “Cara Quaglia, ho ricevuto il tuo messaggio, ma ti chiederei il piacere di essere un po’ più specifica, così in generale è un po’ vasto, mi pare!” – tippetta veloce, referenziale e perfido. Non manca ovviamente il “grazie”, e poi, malefico, un post scriptum (“la prossima volta, se riesci, mi scrivi nel corpo del messaggio e non nell’oggetto? Così è molto difficile da leggere”). A questo punto è ora di uscire, la ‘povna trascorre in giro la loro serata rutilante, e quando, con Ohibò ritorna a casa (ora è lui a sostituirsi a visita, prima della partenza), è già nottata. Ovviamente – visto che era presente al primo atto – la ‘povna gli racconta la seconda puntata della storia: “Sai che mi ha riscritto Quaglia?”. Intanto apre il computer, controllano la posta. E la sorpresa arriva, puntuale come la faccia tosta. Lottando impavida contro le sue difficoltà computeristiche, Quaglia ha infatti già risposto: la prospettiva di avere materiale gratis, è evidente, insegna ad adattarsi, persino nell’usare la scontrosissima informatica. Quello che lascia senza parole, ancora una volta, è la sicumera impunita. In nome della tautologia ripetitiva, la ‘povna legge infatti queste parole, ordinatamente tippettate nel corpo del messaggio (la citazione è, ancora una volta, fedelissima, csoì: senza congedi, ringraziamenti o firme):
“Cerco materiale di italiani narrativa e storia”.


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