Fra tutte le leggende nate attorno alla figura ed all'opera di Lovecraft, la piò perisistente -e tutt'ora viva - è quella legata all'esistenza del Necromicon,
l'infame libro scritto dal folle arabo Abdul Alhazred che contiene le formule ed i riti grazie ai quali è possibbile richiamare, dai loro obbrobriosi intermundia, le oscene divinità che fanno di sfondo ai racconti raggruppati nel Ciclo dei "Miti di Cthulhu", un libro la cui lettura ingenera negli incauti la follia, o li proietta verso destini ancora peggiori.
La notte s'apre sull'orlo dell'abisso
Le porte dell' Inferno sono chiuse:
A tuo rischio le tenti. Al tuo richiamo
Si desterà qualcosa per risponderà.
Questo regalo lascio ali' umanità:
Ecco le chiavi.
Cerca le serrature; sii soddisfatto.
Ma ascolta ciò che dice Abdul Alhazred:
Per primo io le ho trovate: e sono matto.
(dalla Prefazione al Necromnmicon)
Inutilmente Lovecraft si affannò a spiegare - nelle sue lettere -che tanto il sinistro volume quanto il suo autore non esistevano, essendo unicamente frutto della sua fantasia: la maggioranza dei lettori credete (e quanto sembra, continua a credere) alla reale esistenza del testo maledetto maledetto.
Per la verità fu lo stesso Lovecrafi a dare inizio al gioco, scrivendo (non con intenzioni di pubblicazione, ma come scherzo a benefìcio degli amici e corrrispondenti più intimi) una breve «storia editoriale" del Necromicon, che ebbe immediatamente una vasta diffusione fra gli appassionati del Fantastico, ottenendo una fama ben al de là delle intenzioni del suo autore.
Storia e cronologia del Necronomicon.
Il titolo originale dell'opera è Al Azif: «Azif» è l'allocuzione per indicare gli strani suoni notturni (dovuti agli vano essere l'ululato dei dèmoni. Alhazred, un poeta folle di Sanaa, capitale dice sia vissuto nel periodai dei Califfi Om-tecolo dopo Cristo. Fece molti misteriosi pelle-di Babilonia e le catacombe segrete di Menfì, m completa solitudine nel grande deserto del-u Raba El Khaliyeh, o «Spazio vuoto» degli « Datela, o «Deserto Cremisi» dei moderni, ritenuto dimora di spiriti maligni e mostri mortiferi. Di questo deserto coloro che pretendono di averlo attraversato, narrano molte strane ed incredibili meraviglie.
Nei suoi ultimi anni Alhazred abitò in Damasco, dove venne scritto Al Aziij e del suo trapasso o scomparsa (nel 738 d. C.) si raccontano molti particolari terribili e contraddittori. Riferisce Ibn Khallikan (un biografo del dodicesimo secolo), che venne afferrato in pieno giorno da un mostro invisibile e divorato in maniera agghiacciante di fronte ad un gran numero di testimoni gelati dal terrore.
Anche la sua follia è oggetto di molti racconti. Egli affermava di aver visitato la favolosa Irem, la Città dalle Mille Colonne, e di aver trovato fra le rovine di un innominabile villaggio desertico le straordinarie cronache ed i segreti di una razza più antica dell'umanità. Non seguiva la religione musulmana, ma adorava delle Entità sconosciute che si chiamavano Yog e Cthulhu.
Intorno all'anno 950, l'Al Azif che era stato diffuso largamente, anche se in segreto, tra i filosofi dell'epoca, venne clandestinamente tradotto in greco dall'erudito bizantino Teodoro Fileta, col titolo Necronomicon, cioè, letteralmente: «Libro delle leggi che governano i morti».
Per un secolo favorì innominabili esperienze, finché non venne soppresso e bruciato intorno al 1050 dal vescovo Michele, patriarca di Costantinopoli. Dopo di ciò il suo nome fu solo furtivamcntt sussurrato ma, nel tardo Medioevo (1228), il danese Olaus Wor* mius ne fece una traduzione latina, basata sulla versione greca Fileta, che vide la stampa due volte: una alla fine del quindiccsit secolo, in caratteri gotici (evidentemente in Germania); poi diciassettesimo (probabilmente in Spugna).
Entrambe le edizioni sono prive di qualsiasi segno di identij zione, e possono essere localizzate nel tempo e nello spazio solo base a considerazioni riguardanti il tipo di stampa.
La leggenda del «Libro Maledetto»
La traduzione in inglese fatta dal dottor John Dee intorno al 1580, non venne mai stampata, ed esiste solo in alcuni frammenti riaviati dal manoscritto originale
Delle versioni latine attualmente esistenti, una (del quindicesimo secolo) è custodita nel British Museum, mentre un'altra (del diciasettesimo secolo) si trova nella Bibliothèque Nationale a Parìgi. Tre edizioni del diciassettesimo secolo sono nella Widener Li-ad Harvard, nella biblioteca della Miskatonic University ad e presso l'università di Buenos Aires.
Comunque esistono nente numerose altre copie presso dei privati, ed in proposito i con insistenza la voce che un esemplare del testo in caratteri del quindicesimo secolo faccia parte della collezione privata di un celebre miliardario americano.
Copie custodite:
· Il British Museum custodisce nei suoi archivi riservati una copia del testo in caratteri gotici, completo (XV sec).
· Un miliardario americano sembra che possieda una copia del testo in caratteri gotici.
· La Bibliothèque Nationale a Parigi è in possesso di un esemplare dell’edizione spagnola (XVII sec).
· La Miskatonic University di Arkham, Massachussets, possiede una copia dell’edizione spagnola (XVII sec).
· La Biblioteca dell’università di Buenos Aires possiede anch’essa una copia dell’edizione spagnola.
· La Widener Library di Harvard ha un’altra copia spagnola (XVII sec).
· La Biblioteca dell’Università di Lima nel Perù possiede una copia dell’edizione italiana.
· La Kester Library di Salem, Massachussets, custodisce una copia del Necronomicon in caratteri gotici.
· La Central Libray della California State University, Los Angeles, possiede una copia dell’edizione spagnola.
· In una collezione privata del Cairo si trova un esemplare dell’edizione italiana.
· La Biblioteca Vaticana possiede una copia del testo in caratteri gotici ed una dell’edizione italiana.
· In una Località sconosciuta della Cina, esiste una copia manoscritta del testo arabo.
Sicuramente esistono numerose altre copie presso dei privati.
Versioni:
· Originale arabo: tre copie manoscritte risalenti al 730-738.
· Teodoro Fileta (traduzione greca): una copia manoscritta, risalente al 950, in Costantinopoli. Versione ricavata dal testo arabo.
· Olaus Wormius (traduzione latina): una copia manoscritta, del 1228 circa, nello Jutland. Versione ricavata dal testo greco di Fileta.
· John Dee (traduzione inglese) una copia manoscritta, del 1580, in Londra. La versione probabilmente è ricavata dal testo di Fileta.
Edizioni:
· Edizione tedesca: testo in latino, impresso in caratteri gotici, riproducente la versione di Olaus Wormius. Non ha data né luogo di pubblicazione: è stato stampato probabilmente a Norimberga alla fine del secolo XV.
· Edizione italiana: il testo è in greco, e riproduce la versione di Teodoro Fileta. Senza data né luogo di pubblicazione: è stato probabilmente stampato a Roma, intorno al 1567.
· Edizione spagnola: il testo in latino riproduce la versione di Olaus Wormius. Privo di data e di luogo di pubblicazione. Stampato probabilmente a Madrid, intorno al 1623.
Una leggenda sostiene che la vera versione del Necronomicon esista davvero e per riconoscerla sia sufficiente guardare la copertina del libro. Se essa fosse di pelle umana allora non ci sarebbero dubbi; sarebbe l’originale.
Resta tuttavia ancora il dubbio se sia realmente esistito o meno, se le copie che ci sono in giro siano un bluff, o realtà. Molti hanno provato ad usare le sue formule, pochi sono riusciti a superare le prove alle quali sono stati sottoposti.
C’è chi come Paracelso sostiene che basti la convinzione psicologica per fare accadere le cose, mentre per altri, invece, bisogna usare le formule corrette.
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