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Trama: una studiosa trascina nelle catacombe di Parigi un paio di collaboratori e dei teppistelli autoctoni per cercare la fantomatica Pietra Filosofale. L'impresa si rivelerà mortale e non in senso buono...
L'orrore, lo si è detto tante volte, è soggettivo. Mio padre ogni volta che è costretto a fare una risonanza magnetica telefona all'ospedale di turno chiedendo se il macchinario è aperto o chiuso, l'unica volta che non lo ha fatto è uscito dall'infernale trappola dopo 10 secondi, scampanellando come un dannato. Ergo, se mio padre avesse guardato Necropolis - Il regno dei morti, sarebbe per l'appunto morto d'infarto durante i primi dieci, concitati minuti o non avrebbe comunque superato la prima metà del film. Io, per fortuna, non ho ereditato la sua claustrofobia ma devo dire che Necropolis, con la sua natura di mockumentary, le riprese sghembe, l'ambientazione sotterranea e le urla terrorizzate di chi rimane incastrato nel sottosuolo come un ratto, mi ha causato una persistente sensazione di soffocamento, almeno nella prima parte, che ho parecchio apprezzato. Poi i signori Dowdle si ricordano di una cosetta chiamata Divina Commedia e di un nasone chiamato Dante e tutto va in malora, a dimostrazione che gli americani dovrebbero rimanere confinati nella loro grande Nazione e metter mano solo a quel che è loro. Ma andiamo con ordine. La trama di Necropolis, almeno all'inizio, è simpatica ed interessante. I personaggi sono stranamente acculturati ed intelligenti, il loro obiettivo è trovare la Pietra Filosofale di Nicolas Flamel e ciò comporta la necessità di risolvere enigmi intricati e, ovviamente, di infilarsi nelle catacombe parigine, decisamente una bella ambientazione: in pratica, Il codice Da Vinci incontra I Goonies. Qui e là vengono inseriti discreti tocchi horror/weird che non infastidiscono lo spettatore ma, anzi, rendono il tutto ancora più interessante e, nonostante qualche ovvia ed immancabile belinata, la trama non scricchiola nemmeno più di tanto. Poi, forse perché il film è stato prodotto dalla Universal Orlando Resort e dai suoi parchi a tema, Necropolis diventa un'orribile attrazione da luna park, la famigerata e temibile Casa degli Orrori Vomitilla.
Grazie ad una serie di calcoli alchemici che non vi sto a dire e ad una furbizia a dir poco volpina, a un certo punto i nostri si ritrovano a varcare quella soglia per cui si va nell'eterno dolore e nella città dolente e dove tutto è fondamentalmente identico a ciò che sta sopra, come da titolo originale di questa pernacchietta di film. Da quel momento il regista perde ogni controllo sulla macchina da presa (da qui il vomito) e le catacombe parigine diventano la Casa della Libertà come veniva dipinta nel Pippo Chennedi Show, ovvero un posto dove "facciamo un po' quel ca**o che ci pare" e dove, neanche a dirlo, non manca più nessuno. Il mio compare, ancora ipnotizzato dall'abbondante utilizzo di epigrafi, ha cercato di convincermi riguardo alla teoria del senso di colpa che genera fantasmi o demoni, e posso anche dargli retta, ma sta di fatto che la trama di Necropolis da quel momento in poi diventa una forma di groviera, una fanfiction scritta da un pazzo che aggiunge cose a caso giusto perché gli sembrano carine e non si preoccupa dei dettagli macroscopici o della coerenza del tutto. Personalmente, ho riso molto davanti al povero demone che per due volte si ritrova per caso davanti alla protagonista invasata e che per due volte si prende una pizza in faccia causando un soddisfacentissimo "SOCK!" che non sentivo più dai tempi di Bud Spencer e Terence Hill, oppure davanti all'altro povero demone che sta lì, seduto su un trono come un pirla, mentre i protagonisti più pirla di lui gli passano alle spalle in punta di piedi, chiudendo gli occhi sperando di diventare magicamente invisibili (e io me lo figuravo 'sto povero Dimonio mentre alzava gli occhi al cielo sussurrando "Ma si può campare così? Tana per i quattro str**zi lì dietro, vi vedo!"). A questi e tanti altri elementi divertenti, proprio quelli che vi aspettereste percorrendo un tunnel degli orrori (ci sono persino le manine e le faccette che escono dai muri, grazie Lamberto Bava!!), il regista e co-sceneggiatore aggiunge anche l'idea di far morire alcuni personaggi "perché sì" e di farne sopravvivere altri "perché mi va" e non basta una bellissima inquadratura finale per salvare la baracca: alla fine di Necropolis - La città dei morti lo sguardo dello spettatore è identico a quello del povero sfighé che guarda i due "studiosi" sperando di incenerirli col pensiero al grido di "Ve c'hanno mai mandato a quel paese...". Evitabile.
Del regista e co-sceneggiatore John Erick Dowdle ho già parlato qui.
Perdita Weeks (vero nome Perdita Rose Annunziata Weeks) interpreta Scarlett. Gallese, ha partecipato a film come Hamlet, Spice Girls - Il film e Prowl. Ha 29 anni.
Ben Feldman interpreta George. Americano, ha partecipato a film come Cloverfield, Venerdì 13 e a serie come Perfetti... ma non troppo, Numb3rs, Medium e CSI - Scena del crimine. Anche sceneggiatore, ha 34 anni e un film in uscita.
Edwin Hodge (vero nome Edwin Martel Basil Hodge) interpreta Benji. Americano, ha partecipato a film come Die Hard - Duri a morire, La notte del giudizio, Anarchia - La notte del giudizio e a serie come Angel, Cold Case, Grey's Anatomy, Ghost Whisperer, Heroes e CSI: Miami. Anche produttore, ha 29 anni e un film in uscita.
Se Necropolis - La città dei morti vi fosse piaciuto recuperate Catacombs - Il mondo dei morti: io non l'ho mai visto ma il mio compare di visione continuava a citarlo, definendolo molto ma molto simile. ENJOY!
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