Nefertari Meretenmut, il cui nome significa «la bellissima amata da Mut» (dea egizia), nacque a Akhmim, sulla sponda orientale del Nilo, molto probabilmente nel 1295 a.C. e morì ad Abu Simbel (sito archeologico situato nell’Egitto meridionale, sulla sponda occidentale del Lago Nasser, più o meno a 280 Km dalla città di Assuan) verosimilmente nel 1255 a.C. Moglie di Ramses II, faraone della XIX dinastia, fu certamente una delle sovrane più potenti dell’antico Egitto, insieme a Hatshepsut, Tyi, Nefertiti e Cleopatra, sebbene non abbia mai governato autonomamente. La costruzione in cui venne deposta la sua salma, denominata «QV66», è ritenuta fra le più gradevoli per armonia e perfezione formale della «Valle delle Regine», località così chiamata proprio perché vi sono state deposti, in tombe scavate nella roccia, i resti mortali delle spose dei faraoni.
Ben poco si conosce della sua genealogia. È verosimile che sia nata in una famiglia nobile e probabilmente apparteneva alla famiglia del faraone Ay. Alcune opere di scultura provano che ella fosse venuta alla luce nel centro abitato di Akhmim. Suo fratello, Amonmose, divenne il sindaco di Tebe, località sita in prossimità delle città di Karnak e Luxor che dal 1979 è stata inclusa dall’UNESCO fra i «Patrimoni dell’umanità». Un dettaglio singolare: nonostante fosse consuetudine degli egizi dipingere le persone adulte di sesso femminile con colori chiari tendenti al bianco, nelle pitture Nefertari viene rappresentata con la pelle scura.
Nefertari
Nefertari fu senza ombra di dubbio la più influente delle otto mogli di Ramesse e per più di venti anni ebbe un ruolo determinante nella conduzione e nell'amministrazione dello Stato egizio. Superato il ventesimo anno di governo del faraone (pressappoco il 1240 a.C.) la sua autorità decrebbe così tanto che diverse sue rappresentazioni mediante immagini artistiche con Ramesse vennero rimosse. Nefertari generò due figlie e quattro maschi, ma questi ultimi non poterono diventare sovrani dal momento che morirono prima del padre. La sovrana cessò di vivere nel venticinquesimo anno di governo di Ramesse, all'incirca quarantenne, probabilmente ad Abu Simbel e venne deposta nella tomba denominata «QV66» nella «Valle delle Regine». In seguito alla sua morte la sposa principale di Ramesse divenne Isetnofret, genitrice di Merenptah (faraone e tredicesimo figlio di Ramesse II).Nefertari fu l’unica consorte principale, assieme alla sovrana Tiy, ad essere considerata una divinità quando era ancora vivente. Ad Abu Simbel Ramesse II, vicino all’enorme edificio dedicato al suo culto, volle costruire anche un modesto edificio dedicato al culto di Hathor e Nefertari. L'elevatissima posizione sociale di quest'ultima viene ribadita dalle rappresentazioni pittoriche, nelle quali viene raffigurata avendo le medesime dimensioni del monarca. Nelle asportazioni di terreno per riportare alla luce monumenti od oggetti effettuate ad Hattuŝa, la città sede degli organismi legislativi e amministrativi centrali dello stato ittita, vennero scoperte riproduzioni di missive, redatte con segni grafici a forma di cuneo, riguardanti il rapporto epistolare fra Nefertari e la sovrana Puduheba, sposa del re ittita Hattuŝili III. Nelle missive la sovrana egizia svolse la funzione di conciliatrice fra i due Stati monarchici. Un ulteriore segno della sua elevatissima posizione è fornito dalle denominazioni con cui fu chiamata la sovrana: «signora di grazia», «dolce d’amore», «colei per cui splende il sole». Perfino più autorevole può essere considerata la qualifica di «sovrana di tutte le terre» - la quale non figura abitualmente fra i titoli delle sovrane - corrispondente alla denominazione «sovrano di tutte le terre» destinata solamente al faraone.
Dipinti nella tomba di Nefertari
I dipinti, che abbelliscono il vano sotterraneo adibito a tomba di Nefertari, sono molto belli e fra i più interessanti del nuovo regno. Questa ampia costruzione, dalla complessa planimetria, è stata rinvenuta nel 1904 dallo studioso di egittologia Ernesto Schiaparelli sul fianco esposto a settentrione della «Valle delle Regine», purtroppo in stato di degrado e depredata anche del cadavere della regina sottoposto ad imbalsamazione. È completamente differente in confronto alle costruzioni in cui vennero deposte le salme delle restanti sovrane (in genere più modeste e fornite solamente di un locale per la deposizione della defunta) e si rifà invece ai sepolcri dei sovrani egizi presenti nella non lontana «Valle dei Re» (nei pressi dell’antica Tebe, oggi Luxor, distante quasi tre Km dalla sponda occidentale del fiume Nilo, di considerevole interesse da parte della scienza che studia la civiltà dei popoli antichi mediante la ricerca e l'analisi dei loro monumenti, dei loro prodotti artistici o d'uso comune). Le raffigurazioni pittoriche sono di buona fattura nel campo dell’«arte funeraria egizia», specialmente per l’abbondanza di colori (verde, blu, rosso, giallo, bianco e nero) e di particolari, laddove i motivi ispiratori e gli argomenti obbediscono a quanto prescritto nel «Libro dei morti» (libro egizio che per i suoi contenuti rientrava nella sfera religiosa. Era formato da una serie di frasi rituali magico–religiose di grande utilità per la persona deceduta affinché potesse difendersi nel suo tragitto verso l’oltretomba, che si reputava ricco di pericoli e di ostacoli da superare). I dipinti raccontano il tragitto che Nefertari compie per raggiungere l’oltretomba, nel corso del quale si dedica al gioco di senet (gioco da tavolo molto simile al backgammon). Arriva nel mondo abitato dalle anime dei defunti, luogo in cui si imbatte in numerose persone divine (per esempio Osiride ed Iside). Le raffigurazioni pittoriche si concludono con il successo strepitoso della regina, che si trasforma in Osiride (divinità dei defunti), conseguendo la vita e la serenità eterne. Nel suo sepolcro vennero recuperati parti della cassa con funzione sepolcrale in granito rosa ed alcuni oggetti collocati nella tomba: un monile in oro da portare al polso, talismani, scrigni lignei decorati con disegni colorati e calzature leggere con tomaie provviste di fasce.Yul Brynner e Anne Baxter ne I dieci comandamenti
Nella pellicola cinematografica «I dieci comandamenti» (girato nel 1956), del regista Cecil B. De Mille, sostenne il ruolo di Nefertari l’attrice americana Anne Baxter. La sovrana viene descritta come una persona che agisce per interesse e rancorosa, presa da un forte sentimento d'amore per Mosè, il quale tuttavia la respinge. Obbligata ad unirsi in matrimonio con il detestato Ramses (gli darà un figlio maschio), induce lo sposo a cercare di raggiungere Mosè nel momento in cui suo figlio cessa di vivere a causa di una delle «dieci piaghe d’Egitto» (si intendono i castighi con i quali Dio, conformemente a quanto dice la Bibbia, colpì gli Egizi anteriormente alla partenza di Mosè con gli Israeliti dallo Stato (Egitto) in cui erano tenuti in una condizione di asservimento materiale e psicologico). La rincorsa terminerà con il pesante insuccesso delle forze armate del faraone, annegato nel Mar Rosso. Nefertari è inoltre anche una delle protagoniste de «Il grande romanzo di Ramses», narrazione avventurosa delle vicende di Ramses II in cinque libri, composto dall’autore di opere letterarie Christian Jacq.Giampiero Lovelli
BIBLIOGRAFIA
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