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Negazionisti esultano per il doppio oltraggio a storia e vittime

Creato il 02 ottobre 2012 da Albertocapece

Negazionisti esultano per il doppio oltraggio a storia e vittimeLicia Satirico per il Simplicissimus

Esistono giornate dolorose come un pugno nello stomaco. Solo ieri siamo stati costretti a leggere, prima tristi poi furiosi, della morte di Shlomo Venezia, testimone della Shoah, e dell’archiviazione, da parte della procura di Stoccarda, dell’inchiesta sulla strage nazista di Sant’Anna di Stazzema. Le due notizie si sono sgradevolmente intrecciate tra loro in un’ondata mediatica di negazionismo d’accatto.
Navigando in rete abbiamo scoperto che la testimonianza civile di Shlomo, i Sonderkommando e i documenti sulla strage nazista che fece tra le 457 e le 560 vittime civili sarebbero “una marea di balle”: i Sonderkommando non sono mai esistiti, Shlomo Venezia aveva una fervida immaginazione e i reperti sull’eccidio del 12 agosto 1944 sono lacunosi. La decisione della magistratura tedesca, in un quadro probatorio così evanescente, sarebbe quindi stata la sola possibile, non essendo costume teutonico quello di ricercare anziani capri espiatori in case di riposo. Seguono plausi alla sobrietà e all’equilibrio della magistratura tedesca, in special modo della procuratrice Claudia Krauth che dichiara «abbiamo fatto tutto il possibile» con lo stesso tono con cui si annuncia l’ineluttabile decesso di un malato grave: la verità.

Beninteso, di negazionismo autistico si macchia in primo luogo la procura di Stoccarda, ignorando tre sentenze della magistratura italiana sulla strage di Sant’Anna di Stazzema: tre sentenze pesanti come macigni, che hanno ricostruito un atto di terrorismo meticoloso e crudele. Per la magistratura tedesca tutto ciò è un dettaglio, come un dettaglio è la condanna all’ergastolo in contumacia di Werner Bruss, Alfred Concina, Ludwig Goring, Karl Gropler, Georg Rauch, Horst Richter, Heinrich Schendel e Gerhard Sommer, sui quali pende vana una richiesta di estradizione. Sono tutti ottuagenari e nonagenari con scheletri non solo nell’armadio: moriranno nei loro letti, nella lieta consolazione dell’impotenza della giustizia terrena.
La procura di Stoccarda ritiene la documentazione insufficiente a ricostruire le responsabilità individuali: dobbiamo quindi dedurre che nella sedicesima divisione Panzergrenadier delle SS ci fossero assassini maggiori e minori, anime candide per insufficienza di prove dopo un’inchiesta (quella tedesca) durata dieci anni. Ma l’impostura più grande dei giudici d’oltralpe è la valutazione dei fatti: non sarebbe possibile capire se si è trattato di una rappresaglia e nemmeno se sia stata strage, poiché non sarebbe certo il numero delle vittime. Come se l’ammazzare per ore con zelo 457 o 560 innocenti potesse fare la differenza tra una strage o un massacro, una rappresaglia o un crimine contro l’umanità.

Ci sono dei momenti in cui occorre dire basta: la negazione, la cautela, la rivisitazione della storia con candeggio e risciacquo nascono da un retroterra subculturale che tenta sempre più spesso di rigurgitare ideologie deliranti e orrori mai sopiti. Ogni giorno ci giungono segnali di pericoloso sdoganamento smart di “eroi” dimenticati, di gesti dal significato nefasto e persino di simboli religiosi: il mausoleo a Rodolfo Graziani, il saluto romano dei rampolli neri in isole greche, le madonne fasciste hanno turbato la nostra vita recente con frequenza pari ai revirement mistificatori, all’abolizione delle feste civili e agli insulti alla Resistenza.
L’Ur-fascismo è riapparso: prima nella veste bonaria, regimental, della conciliazione, poi in quella della rivisitazione toponomastica con fasti celebrativi. Siamo arrivati al passaggio finale, agevolato dal ritorno prepotente di pulsioni razziste e tensioni sociali: quello dell’impostura, dei buchi della memoria, della trasformazione della storia in leggenda metropolitana.

Per gli allergici all’impostura “strage” è la morte insensata da violenza inutile, quale che sia il numero delle vittime: vile è il tentativo di confondere vittime e aggressori, uccisori e uccisi, in un pout pourri di balle metastoriche travisate da regole giuridiche. Oltraggiosa è l’offesa alla memoria di Shlomo Venezia nel giorno della sua morte. Non sono innocue bugie: sono i segni della perdita di ciò che Primo Levi definiva quella morale universale che è parte della nostra eredità umana. Tra le pieghe di questa eredità si celano i morti, i nazisti, la storia, i pazzi, i criminali e gli idioti, in luoghi ben precisi e senza possibilità di equivoco. Noi non ci confondiamo e non dimentichiamo: né le vittime, né gli assassini.


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