Una decisione accolta con scetticismo ed incredulità da parte di Confesercenti Alessandria, i cui associati non si spiegano per quale motivo Palazzo Rosso abbia attuato con tanta tempestività una norma già accantonata dalla Regione Piemonte. “Una decisione della quale non si capisce nè l’urgenza nè la necessità”, ha commentato lapidario il presidente provinciale Confesercenti, Sergio Guglielmero. ” Avevamo già espresso a luglio la nostra preoccupazione in relazione alla norma che, da parte del Governo centrale, era stata inserita nel pacchetto della manovra. Già in quell’occasione, pur ricordando che sarebbero state le regioni a provvedere all’adeguamento dal 1°gennaio 2012, avevamo dichiarato la nostra preoccupazione. Questa liberalizzazione è l’ennesima mazzata sulle piccole imprese commerciali a conduzione pressoché familiare perché aggiunge un problema alla già difficile situazione economica, con stagnazione dei consumi e ridotta capacità di spesa delle famiglie. “Inoltre”, ha continuato Gugliermero, ” ci domandiamo il perché di tutta questa fretta da parte dell’Amministrazione comunale di Alessandria, quando, dal nostro punto di vista, la Regione ritiene che non sia opportuno procedere ad un’immediata appicazione della disposizione”.
Sulla stessa linea di Gugliermero anche il direttore Confesercenti, Michele Frizza, secondo cui questo cambiamento di rotta deciso dall’Amministrazione è “francamente inspiegabile”. “Chi immagina un aumento del PIL dell’1% grazie alla deregulation degli orari”, ha chiosato il direttore, “non considera che la propensione alla spesa ‘non lievita’ con aperture più ampie, ma con altri interventi di carattere strutturale, come, ad esempio, la riduzione del carico fiscale”.
Insomma, una decisione, quella delle aperture domenicali, fortemente criticata dalle associazioni di commercianti che si chiedono: “A chi giova consentire l’apertura per 365 giorni all’anno dei negozi?”.
“E’ positivo”, ha infine fatto notare Confesercenti, “che Alessandria faccia parte dell’elenco delle località turistiche e delle città d’arte, ma è anche ovvio che non possediamo, purtroppo, un patrimonio storico/artistico che giustifichi flussi ingenti di visitatori durante tutti i fine settimana”.