Nata a Kansas City, da una madre che insegnava lettere e un padre cinema, ha unito le due cose laurendosi in giornalismo per poi lavorare per una rivista di cinema. Sia il suo primo libro (Sulla pelle) che il secondo (Nei luoghi oscuri) sono thriller di successo. Vive a Chicago col marito e un gattone nero.
Sito dell’autrice: http://gillian-flynn.com/
Titolo: Nei luoghi oscuri
Autore: Gillian Flynn
Edito da: Piemme
Prezzo: 18,00 €
Genere: Thriller
Pagine: 432 p.
Voto:
Trama: Libby non è una ragazza di buon carattere, non lo è mai stata. C’è qualcosa di meschino in lei, una sorta di lato oscuro di cui lei stessa ammette l’esistenza e con cui è costretta a fare i conti. Libby aveva sette anni quando sua madre e le sue sorelle furono uccise in un rito satanico e quando accusò suo fratello Ben, identificandolo come l’autore della strage. Ventiquattro anni dopo Ben è in carcere e Libby vive alle spalle delle famiglie e delle associazioni di beneficenza che le hanno inviato donazioni per tutti quegli anni. A cambiare le carte in tavola sarà il Kill Club, una società segreta di “feticisti del crimine”, i cui soci sono convinti dell’innocenza di Ben e rintracciano Libby perché lo scagioni.
Recensione:
di Hydra
Thriller, gialli, noir e compari ne leggo tanti, ormai è raro che qualcuno riesca a strapparmi cinque stelline. Una volta che macini decine e decine di storie con morti ammazzate e relative indagini ogni anno, non ti bastano una bella trama unita a una solida scrittura, serve quel “piccolo tocco in più” che ti lasci affascinata da quelle pagine, e Nei luoghi oscuri c’è riuscito. Me l’ha fatta, e la signora Flynn può star certa che appena si presenterà l’occasione mi leggerò anche Sharp objects (non me ne voglia l’editore italiano, ma la traduzione Sulla pelle “nun se po’ sentì”).
Cos’ha di così bello Nei luoghi oscuri, oltre ovviamente a essere una buona storia ben raccontata? I personaggi, ad esempio. Non sono affatto male. Anche comprimari o quelli con brevi apparizioni fanno il loro lavoro come si deve. La protagonista poi si fa adorare da subito: vittima in tenera età di un crimine orrendo, è diventata una trentenne schietta e simpatica da leggere, ma agli occhi degli altri personaggi non è che sia una tipa tanto ammirabile. Non ha ancora deciso cosa fare della sua vita e forse semplicemente non ha voglia di farne nulla, tratta il prossimo non proprio con amore e gentilezza, campa sulle proprie disgrazie d’infanzia arrivando a vendere vari “trofei” del delitto agli appassionati di crimini.
All’inizio del romanzo la troviamo per l’appunto senza soldi (le vendite del suo libro-verità non sono andate bene come sperava) e per racimolare qualche centinaia di dollari accetta di presenziare alla riunione del Kill club, dove poi uno dei membri le chiederà di andare a rivangare il passato (sotto pagamento, ovviamente), perché in tanti sono convinti che il povero fratello Ben sia innocente. Beninteso, Libby sa benissimo che la sua testimonianza non era per nulla attendibile, si è resa conto da anni che gran parte dei dettagli le erano stati inculcati da polizia e avvocati, ma non ha mai nemmeno voluto rispondere alle lettere che Ben le scriveva dal carcere. Ma per pagare le bollette si arriva a tutto, e vai allora con il viaggio nel passato.
Altra cosa che ho trovato interessante di questo libro è la descrizione del rapporto che s’instaura tra i protagonisti di crimini che hanno avuto un grande risalto mediatico e il pubblico. Ne I luoghi oscuri non si parla solo del Kill Club e associazioni simili, ma ci sono anche le fan di Ben, indistinguibili da quelle di un cantante pop. Non che la cosa mi suonasse strana, si sa che alcune persone in carcere ricevono lettere di ammirazione manco fossero attori o sportivi famosi, ma non avevo mai riflettuto più di tanto sul fatto che c’è chi arriva ad affezionarsi e a seguire la vita privata dell’autore di un triplice omicidio (o presunto tale).
Se poi chi legge capisce qualcosa di musica, non potrà che gradire il modo in cui l’autrice tratta il tema del satanismo collegato a certi sottogeneri di metal. Pur non approfondendo la questione, non ricorre a luoghi comuni o barzellette simili, e buona parte della narrazione è ambientata all’epoca del delitto, avvenuto in anni in cui il black metal era, diciamo, in espansione e certi esponenti si davano da fare per dare una pessima aura al genere (testi discutibili, musicisti che s’ammazzavano fra loro e cose del genere), e nel romanzo si vede bene come molti avessero la paura che i propri figli si dessero a pseudosatanismi e andassero in giro a compiere sacrifici.
Insomma Nei luoghi oscuri è difficile accusarlo di trascuratezza. Potrà non piacere, de gustibus, ma credo che chiunque riconoscerebbe che si tratta di un thriller ben confezionato un po’ su tutti i fronti. Dimenticavo, m’è piaciuto tanto anche il finale, come li amo io i finali che hanno un lato oscuro e non tutte rose e fiori…
Raschiando un po’ il fondo del barile delle critiche, volendo potrei dire che certi versi della soluzione del delitto sono un po’ tirati. Comunque niente di assurdo, e poi si tratta di fiction, per carità, glielo si concede.