Dopo la dichiarazione-compitino di don Bagnasco, intessuta di luoghi comuni e regole universali scolpite sulla pietra, provo a fare uno di quegli esercizi che fanno tanto male, mettersi nei panni degli altri. Parto da un articolo letto sul Fatto Quotidiano.
Tommaso e Diego sono gemelli, hanno tre anni e vivono con Paola e Serena. I due gemelli vivono con le due donne da quando sono nati. Paola è la mamma biologica e Serena è la compagna di Paola. Serena ha bisogno di una delega per qualsiasi cosa, anche per accompagnare i bambini al nido o al pronto soccorso. Facendo ogni scongiuro possibile se Paola verrà a mancare per un qualsiasi motivo Tommaso e Diego finiranno in un orfanatrofio anziché continuare a vivere con Serena. Tommaso e Diego entreranno in un programma di adozione e dopo diversi anni potranno essere adottati da estranei che non sono mai stati presenti nella loro vita. Serena non avrà alcun diritto.
Questo stabiliscono le regole universali di don Bagnasco. Questa è la bontà di don Bagnasco e di quanti come lui sono estranei a mettersi nei panni degli altri preferendo le regole generali, le dichiarazioni di principio e poco importa se disattese da lui stesso e dai suoi seguaci, l'importante è che siano perentorie.
La stepchild adoption del ddl Cirinnà è l’adozione del figlio del convivente, con il consenso del genitore biologico se l’adozione corrisponde all’interesse del figlio e comunque dopo il vaglio del Tribunale per i minorenni. In altre parole stiamo parlando di un istituto giuridico già esistente. Questa e solo questa è l'adozione di cui si parla nel ddl Cirinnà, ma a don Bagnasco & co piace sollevare polvere e fumo perché con il favore della notte e della nebbia gli argomenti si confondano e tutti corrano in piazza a opporsi all'adozione per gli omosessuali di cui non c'è traccia nel ddl Cirinnà.
Parliamoci chiaro, tutto il baccano sollevato non serve a bloccare una novità ma a impedire solo agli omosessuali di fruire di un istituto già esistente.
Intanto, visto che a don Bagnasco premono le altre priorità, gli operai tornano in piazza da Genova a Gela per protestare contro condizioni di vita insopportabili.