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Nei prati a caccia di pisacan!!!

Da Paneemarmellata

.: Child of nature - The Beatles :.
Una piacevole domenica a fare qualche lavoretto in campagna sfruttando qualche sprazzo di sole che in questo periodo è molto raro e siamo tornati a casa con un sacchetto pieno di foglie di tarassaco... quante volte da bambina ho soffiato sulle soffici palle bianche del pisacan, come lo chiamiamo qui, affidando al vento qualche desiderio.... poche volte invece ricordo di aver mangiato le sue foglie e mai ne ho assaggiato i fiori o le radici che si possono altresì consumare... a casa dei miei solitamente si mangiano le foglie tenere in insalata, io quelle raccolte domenica le ho sbollentate e frullate per farne una sorta di crema in cui far affondare del buon riso... un tocco di fresca piccantezza data dallo zenzero e un po' di sapida croccantezza data dal gomasio e un altro ottimo piatto in verde è pronto!
Riso in crema di tarassaco
Nei prati a caccia di pisacan!!!
Ingredienti:
  • 170 g di riso Vialone nano 
  • Uno spicchio d'aglio 
  • Mezza cipolla
  • Foglie di tarassaco (io ne avevo una bella insalatiera piena)
  • Un cucchiaino di zenzero tritato
  • Gomasio q.b.
  • Olio extravergine d'oliva q.b.
  • Sale q.b.
Far rosolare l'aglio schiacciato e la cipolla tritata con un filo d'olio evo. Aggiungere lo zenzero e, dopo qualche istante, anche il riso, farlo tostare e portare a cottura aggiungendo quando necessario dell'acqua calda. Intanto lavare con cura il tarassaco e sbolletarlo in una pentola con poca acqua. Frullarlo poi con il frullatore ad immersione e regolare di sale. Una volta che il riso sarà quasi cotto aggiungere la crema di tarassaco e terminare la cottura del riso. Completare ogni piatto con una manciata di gomasio. 

Lo sapevate che il tarassaco…

... è una piantaerbacea perenne che cresce spontaneamente nelle zone di pianura fino ad un'altitudine di 2000 m e si può trovare facilmente nei prati, negli incolti, lungo i sentieri e ai bordi delle strade? È comunemente conosciuto come dente di leone o soffione, e uno dei nomi comuni del tarassaco è anche piscialletto (nel nord Italia pisalét, pisacàn o pisaca' ) poiché ai bambini viene di solito raccontato che chi lo coglie la notte bagnerà il letto. Altri nomi tipici sono polenta del diavolo, quest'ultimo proprio di alcune zone del bresciano. O ancora, dente di cane, stella gialla, capo di frate, girasole dei prati, cicoria selvatica, cicoria burda, barba del Signore e radicchiella. È una pianta di rilevante interesse in apicoltura, poichè fornisce alle api sia polline sia nettare. Il termine tarassaco deriva dal greco “tarasso” che significa “io guarisco”, ma c’è anche da tener presente il termine arabo “tarakhchakon” che genericamente indicava la cicoria. Tale interpretazione lo fa derivare, appunto, dalle parole arabe “tarak” che significa “fare” e “sahha” che significa “urinare”, a sottolineare le proprietà diuretiche di questa pianta. Alcuni studiosi fanno risalire l'origine della parola tarassaco a due termini greci: "taraxis", che significa "squilibrio" e "akas", che significa "rimedio". Dal punto di vista terapeutico la pianta è nota fin dall’antichità: i vecchi empirici ne facevano largo uso rifacendosi a tradizioni popolari molto antiche, che ne esaltavano le proprietà curative nelle affezioni del fegato date le sue spiccate proprietà diuretiche e depurative. In passato i contadini usavano la radice del tarassaco, dopo averla torrefatta, come succedaneo del caffé; le sue foglie vengono ancora oggi consumate in insalata. Nel Medioevo, secondo la Teoria delle Segnature, avendo il fiore giallo come la bile gialla, si iniziò ad usare questa pianta come rimedio del fegato. E, come spesso accade, evidenze scientifiche hanno confermato questa teoria. Nel 1546 il naturalista Bock attribuì al tarassaco un potere diuretico, mentre un farmacista tedesco del XVI secolo attribuì alla pianta virtù vulnerarie (cioè capaci di curare rapidamente le ferite). Il tarassaco è utilizzato nella Medicina Tradizionale Cinesecome depurativo in grado di purificare il Calore, eliminare le tossine e dissipare i noduli, con tropismo epatico e gastrico. Un detto francese afferma che il tarassaco “purifica il filtro renale e asciuga la spugna epatica”. Il tarassaco ha varie proprietà farmacologiche, grazie soprattutto alle sostanze amare che caratterizzano il suo gusto. Grazie alla presenza di taraxacina il tarassaco facilita e migliora la digestione aumentando la secrezione delle ghiandole dell'apparato digerente e stimolando la produzione di saliva e succhi gastrici e pancreatici. Esercita un effetto protettivo sul fegato, stimola la produzione di bile e facilita lo svuotamento della cistifellea. L'aumento della produzione di bile favorisce, a sua volta, i movimenti intestinali. Tuttavia, l'inulina contenuta negli estratti di radice ha effetti lassativi soltanto a dosi elevate; in quantità più moderate agisce, invece, come probiotico, cioè contribuisce al benessere della flora batterica positiva (Lactobacillus e Bifidus). I suoi flavonoidi agiscono a livello dei reni, aumentando la produzione di urine e facilitando l'eliminazione di liquidi in eccesso, tossine e sostanze di rifiuto. La radice del tarassaco possiede proprietà depurative, in quanto stimola la funzionalità biliare, epatica e renale, cioè attiva gli organi emuntori (fegato reni pelle) adibiti alla trasformazione delle tossine e l’eliminazione delle scorie (zuccheri, trigliceridi, colesterolo e acidi urici). Gli effetti diuretici e l'abbondanza di potassio possono contribuire a regolare la pressione arteriosa e la quantità di fluidi corporei. La medicina popolare consiglia il tarassaco come diuretico, per depurare il fegato, contro i reumatismi, la gotta e la formazione dei calcoli alla cistifellea. Oggi si sa che è utile in casi di problemi digestivi e di insufficienza epatica e biliare, disturbi del funzionamento della cistifellea, epatite e cirrosi. Possiede anche proprietà antinfiammatorie e purificanti. Recente è la scoperta che il tarassaco è in grado di influire, non su calcoli biliari già esistenti, ma bensì sulla predisposizione che l'organismo ha alla formazione di calcoli. 
fonte: il Web

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