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Sono passati più di due anni da quando i Blink-182 annunciarono che sarebbero tornati insieme. Nel febbraio 2009, fecero due promesse: un tour mondiale, e nuove registrazioni. La prima promessa l'hanno mantenuta qualche tempo fa, e ora finalmente arriva l'album.
Si chiama "Neighborhoods", e per chi ha amato i monelli e adolescenti Blink-182, si chiederà che cosa sarà uscito fuori. Una cosa è certa, però: questi ragazzi non hanno perso la loro capacità di scrivere melodie immediate e facilmente memorizzabili.
Sulla base dello spirito riflessivo che ha iniziato a manifestarsi nel 2003, Neighborhoods è un disco più scuro, ma ancora musicalmente coinvolgente tanto che sembra arroccato a metà strada tra l'entusiasmo di un nuovo inizio e la malinconia agrodolce a causa dei colpi che i membri del gruppo hanno dovuto sopportare. Invece di trasformarsi in adulti noiosi, i Blink-182 sono riusciti a invecchiare con grazia.
Il trio si sciolse, costringendo il bassista Mark Hoppus e il batterista Travis Barker, a formare un gruppo parallelo, chiamato +44. Nel frattempo, il chitarrista Tom DeLonge mise su una nuova band, gli Angels & Airwaves, ma nessuno di questi gruppi ha avuto il successo commerciale che i Blink avevano raggiunto. Poi, nel 2008, Barker, sopravvive ad un incidente aereo che uccide quattro persone. Un mese prima, il produttore storico della band, Jerry Finn, muore per una emorragia cerebrale. La morte di Finn, aggiunta all'esperienza drammatica di Barker che ha subito gravi ustioni, porta i membri dei Blink-182 di nuovo insieme, ma, soprattutto, sembra aver ispirato una serie di canzoni in cui è ben presente la consapevolezza della fragilità della vita.Di conseguenza, la band è visitata da fantasmi, turbata dalla perdita della giovinezza, e cerca di dare un senso al mondo degli adulti, senza però smarrire l'attitudine pop. I Blink si erano già allontanati dal pop-punk approdando al rock moderno dell'album "Blink-182", e il nuovo disco che continua la transizione, abbraccia le atmosfere tipicamente rock della chitarra in "Snake Charmer" e "Up All Night", senza allontanarsi troppo dall' estetica punk. "Neighborhoods è già uscito il 27 settembre in due formati, ma mentre le migliori canzoni sono in versione 10-track, la deluxe-edition di 14 canzoni offre una più completa e soddisfacente esperienza di ascolto, tra cui la sperimentazione lunatica di "Fighting Gravity" che vale la pena di avere.
Nonostante i traumi che i Blink hanno dovuto subire, il tono prevalente del disco è la gratitudine. La band si confronta con questi sentimenti oscuri con l'apertura "Ghost On The Dance Floor", ma che si tratti dei demoni di "Up All Night" o il rimpianto di "After Midnight", c'è la sensazione che il trio sta cercando di liberarsi dal dolore cantandolo direttamente. DeLonge, il cantante principale della band, conserva il suono moccioso, il tono nasale del passato, ma su "Neighborhoods" è temperato dalla disillusione, col risultato di non suonare mai come un piagnisteo. Allo stesso modo, Hoppus, la cui voce non è così dinamica, riesce a evocare una lotta di resistenza che risulta molto convincente. A parte "Snake Charmer," che se la prende con le "bad girls" ci sono pochi insulti adolescenziali, anche se sarebbe una forzatura dire che i Blink-182 sono sei profondi parolieri, esprimono le loro paure in maniera simpatica.
Presumibilmente, l' appeal dei Blink-182 durante il loro periodo di massimo splendore era la loro esuberanza, il tono immaturo con cui rispondevano alla rabbia dell' alternative-metal e le pretese del rock moderno. Eppure 12 anni dopo la loro svolta con "Enema of the State", il trio è arrivato ad essere adulto senza abbandonare il punk-rock. "Neighborhoods" non è tutto così consistente come la raffica di apertura, ma resta ascoltabile nell'interezza, anche quando le canzoni diventano un poco prevedibili o banali.
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