Come spiega nelle prime pagine di L’esilarante mistero del papà scomparso, Neil Gaiman ha scritto questo libro per scusarsi di aver scritto Il giorno in cui scambiai mio padre con due pesci rossi. Non che lui rinneghi quel libro, tutt’altro, solo che gli ha fatto un certo effetto scoprire che molti padri ricevevano quel libro, in cui un padre viene dato via in cambio di due pesci rossi, come regalo per la festa del papà. Per scusarsi con tutti i padri, e donargli qualcosa di un po’ meno irrispettoso, ha scritto questa nuova storia.
Il titolo originale è Fortunately, the Milk…, e viene da chiedersi perché l’editore italiano lo abbia cambiato con un altro più lungo e meno significativo. Almeno ha preso l’illustratore giusto. Non ho visto i disegni realizzati da Scottie Young per l’edizione americana quindi non posso esprimere un giudizio, ma quelli di Chris Riddell realizzati per l’edizione inglese e usati anche per quella italiana sono semplicemente meravigliosi. E non pensiate che il fatto che Gaiman sia inglese come Riddell e che quindi l’edizione di riferimento dovrebbe essere quella inglese per l’editore italiano abbia una qualche importanza.
Anche The Graveyard Book, diventato da noi Il figlio del cimitero, aveva nella versione inglese le illustrazioni di Chris Riddell e in quella americana quelle di Dave McKean. Indovinate quali sono arrivate da noi? Quelle di McKean, che a mio giudizio sono decisamente brutte. Suppongo che non tutti la pensino come me, ma non posso fare a meno di rimpiangere la scelta compiuta da Mondadori. E pure Coraline conteneva le illustrazioni di Riddell, uffa!Fra tutti i libri di Gaiman che ho visto, quello con le illustrazioni più belle e legate alla storia è proprio L’esilarante mistero del papà scomparso, perciò non posso fare a meno di rimpiangere le illustrazioni del Figlio del cimitero che non conosco.
Al secondo posto c’è Istruzioni. Tutto quello che devi sapere per il tuo viaggio con illustrazioni di Charles Vess. Vess è incredibile con i paesaggi, e anche troll e figure fantastiche non sono male, i guai iniziano quando deve disegnare le persone. Infatti di La principessa Rose, graphic novel prequel della famosissima saga Bone di Jeff Smith, mi era piaciuta molto nella trama e poco nelle illustrazioni: http://librolandia.wordpress.com/2012/05/29/jeff-smith-e-charles-vess-bone-la-principessa-rose/.Di Vess comunque ho già parlato e di Riddell parlerò in futuro perciò credo che sia ora che mi concentri su Gaiman.
Fortunately, the Milk… è la storia di un papà che all’inizio sembra un po’ pasticcione, non proprio il modello ideale di papà. Forse vicino a quello di Guy Delisle del Diario del cattivo papà di cui ho parlato ieri. La mamma deve assentarsi per lavoro, che bello vedere queste mamme impegnate che prive di sensi di colpa fanno quello che devono/gli piace fare. È molto più organizzata di me, intendiamoci, io non potrei mai programmare qualcosa in anticipo a meno che non si tratti di un testo scritto, e poi nella storia ha un ruolo davvero marginale, ma comunque mi è simpatica. Il papà, come i migliori papà, legge il giornale e vorrebbe solo essere lasciato in pace, anche perché la super organizzata mamma ha già provveduto a tutto. C’è solo un piccolo neo: bisogna andare a comprare il latte. I bambini non possono mica mettere l’aranciata sui cereali, no? E soprattutto, come può il papà farsi un the al latte se manca il latte? Perciò per puro altruismo nei confronti dei figli il papà s’imbarca nell’epica impresa di andare a comprare il latte.
Epica, davvero, perché viene rapito dagli alieni e da quel momento ne capitano di tutti i colori. Questo, fornito da editore e autore, è un breve riassunto del libro:
“Caro lettore, credo che tutto abbia avuto inizio una ventina d’anni fa, quando scrissi un libro intitolato ‘Il giorno che scambiai mio padre con due pesci rossi’. Mi sono sentito in colpa da allora. Come padre. Come essere umano. La gente leggeva il mio libro e imparava che i padri sono svagati cumuli di distrazione che sfogliano il giornale e ogni tanto mangiano una carota. Ho deciso che dovevo fare qualcosa. Avrei scritto un libro in cui un padre faceva tutte quelle cose elettrizzanti che i padri fanno nel mondo reale. Nello specifico, sarebbe andato a prendere il latte per la colazione dei figli. E inoltre, avrebbe dovuto fare le tipiche cose che si fanno quando si va a prendere il latte. Tipo sfuggire a dei viscidi alieni verdi, camminare sull’asse di una nave pirata del Diciottesimo secolo, scamparla grazie a un professore stegosauro che viaggia su una mongolfiera e, naturalmente, salvare il pianeta. Non vedo l’ora di ricevere gli attestati di gratitudine dai padri di tutto il mondo. Non appena avranno finito di leggere il giornale, ovviamente.” (Neil Gaiman) Età di lettura: da 10 anni.
Secondo i figli il papà fa tardi perché si è fermato a parlare con qualche amico. Ma quando alla fine arriva il papà ci racconta cosa è accaduto veramente, e grazie ai meravigliosi disegni di Riddell noi vediamo accadere tutto. Davvero, testo e immagini si compenetrano alla perfezione. Il tratto di Riddell è pulito ed espressivo, se volete farvene un’idea potete guardare l’anteprima che si trova sul sito di amazon in versione inglese: http://www.amazon.co.uk/Fortunately-Milk/dp/1408841762/ref=sr_1_sc_1?ie=UTF8&qid=1390295451&sr=8-1-spell&keywords=neil+gaimanchris+riddell.
Quanto alla storia, il latte del titolo svolge davvero una parte importante perciò è un peccato averlo fatto sparire dalla traduzione per qualcosa di molto più banale. I figli sembrano scettici riguardo alle avventure raccontate dal papà, e in effetti tutta la vicenda appare abbastanza improbabile, ma non è questo il punto.
Quest’estate ho finalmente letto Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas. Ormai credo di aver letto troppo, ammesso che si possa leggere troppo. Fatto sta che mentre leggo apprezzo (di solito) quanto sto leggendo ma una piccola parte della mia mente fa collegamenti con testi diversi, anche molto diversi da quello che ho in mano. Se siete fra i miei lettori abituali ve ne siete accorti da un pezzo, ma è evidente anche in questo singolo articolo. Se vogliamo dirla in modo poco gentile possiamo dire che salto di palo in frasca, altrimenti semplicemente mi dedico al gioco delle citazioni e dei riferimenti. I libri parlano fra loro, si rispecchiano l’uno nell’altro, hanno delle analogie, e io mi sono appena trattenuta dall’inserire un altro riferimento altrimenti non ne vengo più fuori.
Prima della lettura del Conte di Montecristo un collega mi aveva parlato bene del libro ma restando sul vago. Non voleva farmi spoiler, e anche se io sapevo qualcosa del libro perché inevitabilmente dei classici si finisce col sentirne parlare, non volevo sapere nulla in anticipo. Ne abbiamo parlato dopo, ed eravamo concordi sul fatto che quella storia è assolutamente impossibile, perché nessuno può riuscire a fare ciò che ha fatto Edmond Dantès, ma l’incastro di tutto ciò che viene narrato è semplicemente fenomenale. La storia fila, e anche se non gli si può credere non si può non rimanerne ammirati.
Alla storia di Gaiman non si può credere, ma fila tutto alla perfezione. Ci sono diversi piani temporali che si intersecano continuamente, c’è una tensione che non cala mai, un’ironia, un modo di giocare con il lettore che mi ha davvero fatta divertire. Un libro per ragazzi, certo. Non un romanzo che rimarrà nella storia della letteratura per la sua forza innovativa o per la sua originalità. E allora? La narrativa è fatta anche di storie che sanno intrattenere, che sono capaci di sorprendere e divertire, che possono far trascorrere dei piacevoli momenti. Bello, e anche nel caso di Gaiman devo davvero leggere gli altri libri suoi.