Sarà la scoperta del millennio. Anzi: la più clamorosa e sconvolgente di tutta la storia dell’umanità. Ed avverrà molto, molto presto- magari già nei prossimi mesi. Entro il 2013, secondo alcuni astronomi, potremmo infatti trovare il primo, vero pianeta extrasolare del tutto identico al nostro e come il nostro abitato da esseri viventi.
ENTRO IL 2013 SCOPRIREMO UN GEMELLO DELLA TERRA?
Finora, puntando i telescopi in una ristrettissima parte della nostra galassia, gli scienziati hanno già individuato centinaia di mondi alieni dalle caratteristiche più variegate. Solo una manciata di essi sembrano potenziali candidati ad ospitare la vita. Tuttavia nessuno, al momento attuale, appare davvero una perfetta copia terrestre. Ma da qui a poco, tutto potrebbe cambiare.
“Sono molto ottimista sul fatto che nel 2013 troveremo un vero pianeta gemello della Terra“, afferma Abel Mendez, astronomo presso il Laboratorio di Abitabilità Planetaria dell’Università di Arecibo, a Porto Rico. Dovrà essere roccioso, della stessa grandezza del nostro, alla giusta distanza dalla sua stella e dotato di atmosfera. Requisiti molto specifici e speciali. Ma Mendez non è l’unico ricercatore convinto che un mondo del genere esista e che entro pochi mesi lo scopriremo.
“È molto probabile che il prossimo anno verrà annunciato il primo pianeta dalle dimensioni e dall’orbita adatte ad accogliere la vita”, dice infatti anche Geoff Marcy, professore all’Università di Berkley, in California, che da tempo collabora con il gruppo di ricerca del progetto Kepler.
E proprio al telescopio spaziale orbitante potrebbe spettare il merito di questa storica scoperta. Il metodo che utilizza per individuare gli esopianeti è basato sulla misurazione della luce emessa dalle stelle: il passaggio di un corpo in orbita attorno all’astro ne provoca una temporanea attenuazione. Kepler ha bisogno di osservare tre di questi transiti per poter scovare un pianeta. Per questo, i primi ad essere stati trovati sono quelli dalle orbite molto ravvicinate e dai transiti più frequenti. E quindi, essendo così prossimi ai loro Soli, non possono ospitare la vita.
KEPLER INDIVIDUA GLI ESOPIANETI DALLE ALTERAZIONI DELLA LUMINOSITÀ DELLA LORO STELLA