Il sempre compianto
Mark Gruenwald
in un impressionante travestimento
È sempre cosa molto complessa scrivere un editoriale di inizio anno. Diviso tra la necessità di scrivere qualche considerazione arguta e illuminante (già di per se cosa molto difficile), e il dovere di accantonare l'entusiasmo (e le scorie) accumulato nel corso dell'ultimo mese; senza tralasciare l'ulteriore difficoltà di districarmi tra le mie diverse anime: blogger che si propone di osservare con (relativo) distacco evoluzioni narrative e di mercato, libraio e appassionato (con i suoi rimpianti per i bei tempi andati e i suoi paraocchi).
In ogni caso, il nuovo anno si presenta, da molti punti di vista, come un anno davvero complesso e indecifrabile. E forse proprio per questo motivo potrebbe rivelarsi anche un'annata decisiva. Sono molti, infatti, i motivi di attenzione, e molti nodi potrebbero venire al pettine.
A essere messo in discussione, a mio parere, è il ruolo stesso del fumetto. Nei paesi in cui il mondo dell'intrattenimento di massa è sufficientemente forte e ricco (mi riferisco principalmente a Stati Uniti e Giappone), il fumetto sembra essere diventato sempre più sussidiario rispetto a cinema, televisione e industria dei videogames. Mentre, tanto per fare un esempio, i Marvel Studios macinano successi e propongono a un pubblico immenso (che non conosce limiti territoriali, di genere e anagrafici) versioni in carne e ossa delle più celebri (relativamente a un pubblico pur sempre di nicchia) controparti cartacee, la Marvel Comics annaspa nel triste e affannoso tentativo di rimanere a galla, riproponendo a cadenza sempre più frequente rilanci, reboot, rivoluzioni e ripartenze che non fanno altro che disaffezionare i vecchi lettori e confondere ancor più quelli nuovi, sempre più rafforzati nella convinzione che gli universi narrativi mainstream non siano altro che galassie indecifrabili, comprensibili solo a un pubblico di iniziati.
teaser pubblicitario realizzato per il lancio
di DK III The Master Race
La sussidiarietà di un certo tipo di fumetto la si avverte ancor più navigando sul web. I siti d'informazione d'oltreoceano sono sempre più ricchi di notizie relative al prossimo fumetto che sta per essere sottoposto a trattamento cine-televisivo o al casting di nuove e vecchie produzioni, mentre al fumetto - e all'informazione su di esso, sulle storie e sul processo narrativo o sull'esigenza che il narratore ha di raccontare - viene lasciato uno spazio sempre più esiguo. Esempio abbastanza lampante è la pubblicazione, oltreoceano, di DK III the Master Race, miniserie avvenimento che segna il ritorno di Frank Miller al fumetto e al cavaliere oscuro. Al di là della qualità dell'opera (che non ho ancora letto e sulla quale, dunque, non mi sbilancio) si tratta di n vero e proprio evento per il mondo dei comics, un evento che avrebbe meritato ben altra attenzione riguardo alle motivazioni del suo autore e alla sua eventuale esigenza di scrivere ancora storie incentrate sul personaggio che ha meglio definito e ricreato; attenzione che, invece, sembra essere stata rivolta con più prepotenza all'enorme numero di copertine in edizione variant prodotte dalla DC Comics, dimostrando ancora una volta che sono i collezionisti (più che i lettori) a tenere a galla l'industria dei comics.
Non troppo diverso il ruolo e l'atteggiamento di scrittori e disegnatori, sempre meno interessati a sperimentare nuove forme di narrazione e a donare il proprio estro e le proprie idee a un mercato e a editori che sono sempre più visti come un trampolino di lancio verso altri (e più remunerativi) mondi. Da troppo tempo ormai (dal successo della miniserie/evento Civil War) in casa Marvel, sempre per restare in tema con l'esempio precedente, non vengono creati nuovi avversari, mentre sempre più spesso si riciclano idee e personaggi creati in altre epoche da autori che non temevano di attingere illimitatamente alla propria fantasia. Capita così che Secret Wars, il nuovo rivoluzionario evento lanciato dalla casa editrice newyorkese, prenda spunto da una gloriosa (quanto mediocre) miniserie del passato e ricicli idee già utilizzate da Marvel e DC Comics (alzi la mano chi non ha trovato nelle trame imbastite da Hickman richiami fin troppo prepotenti a Crisi sulle Terre Infinite), e serva più che altro a dare alla casa editrice la possibilità di produrre tanti nuovi numeri uno (e tante, tantissime variant cover) e all'autore quella giusta popolarità per rinfrancarsi dal lavoro for hire e dedicarsi per un po' a quello creator owned (almeno finché questo lo possa lanciare in altra industria o, in caso di fallimento, gli dia la spinta per tornare da trionfatore alla base).
La copertina del primo, storico, numero
del Preview co-prodotto da
Bao Publishing e Sergio Bonelli Editore
E in Italia? Nel nostro paese la situazione è un po' diversa.
Dal punto di vista produttivo si registra, infatti, la preponderanza di un solo editore, la Sergio Bonelli, in grado di fare da padrone assoluto del mercato (almeno di quello popolare); una supremazia che sta consentendo alla casa editrice di sperimentare nuovi e vecchi mercati e formati narrativi (dalla "scoperta" di librerie specializzate e non al varo e l'abbandono di formati editoriali più o meno sperimentali - basti pensare dal passaggio andata e ritorno dai Romanzi alle Miniserie ai Romanzi), permettendosi l'innegabile lusso di potersi momentaneamente dimenticare della (flebile) concorrenza.
Ben diversa è la situazione della distribuzione. Quello delle esclusive e dei cambiamenti di fronte si sta rivelando il vero leit motiv di questo scorcio di anno. Bao Publishing, 001 Edizioni, Lavieri, Sergio Bonelli Editore hanno lasciato (in alcuni casi solo parzialmente) i distributori ai quali erano legati dando vita a un vero e proprio valzer delle esclusive e a una parcellizzazione di ciò che è possibile ordinare da ogni singolo distributore, contribuendo a rendere più complessa e costosa la gestione delle fumetterie e la percezione dei lettori riguardo cosa viene pubblicato. Un vero e proprio caos che evidenzia la scarsa capacità dei distributori di capire il vero ruolo, l'essenza, della propria attività.
Capita dunque che la sontuosa offerta proposta sul mercato da molti editori, sia vanificata dalla carenza informativa e promozionale di cui frequentemente difettano alcuni degli stessi editori e distributori (in alcuni casi, alle volte più interessati a fare proseliti e raccogliere like sui social network che non a indirizzare gli stessi proseliti verso le rivendite che meglio possono soddisfare le loro richieste ed esigenze). In questo caos accade, quindi, che titoli e serie (anche) di ottima qualità possano perdersi nel mare di proposte, faticando a trovare il pubblico ad essi interessato, fino ad essere abbandonate, tronche, al loro misero destino. Serie in grado di riscuotere grande successo e un forte impatto sul pubblico statunitense, cose come il Valiant Universe, Savage Dragon o Morning Glories, sono state sospese e relegate in un limbo dal quale è molto difficile che possano essere tirate fuori (e non tutte le serie sedotte e abbandonate avranno la stessa fortuna dell'universo Valiant che ha trovato un altro editore pronto a mettersi in gioco e a sfidare le altrui delusioni).
Una situazione che potrebbe essere in parte migliorata se i distributori potessero concentrare i loro sforzi distributivi e promozionali su un numero più esiguo di proposte, spingendo i rivenditori a lavorare non solo sulle numerosissime novità che vengono distribuite incessantemente a ritmo settimanale (quasi come se si stesse svolgendo una sanguinosa lotta di posizione per la conquista degli scaffali espositivi delle fumetterie, lotta nella quale chi si ferma - o riduce la produzione - è perduto) ma anche sul catalogo, e sulle potenzialità che hanno alcuni titoli che, per caratteristiche e contenuti, possono rivelarsi di successo (o non di insuccesso) solo in un periodo medio/lungo.
Valiant Comics, protagonista del passaggio da Panini Comics a Star Comics
La lotta senza frontiere all'accaparramento di titoli e serie, produce, infatti l'esigenza, da parte degli editori, di dover massimizzare in breve tempo l'investimento fatto. Esigenza che, in caso di insuccesso, si traduce nella sospensione e nell'accantonamento di opere tutt'altro che trascurabili (cosa abbastanza sgradevole se si considera che l'unico svantaggiato in questo caso è il lettore che in quelle opere ci ha creduto e investito); una soluzione decisamente anacronistica se si pensa allo sviluppo di nuove formule editoriali come il print on demand (adottato con successo da Amazon).
Risultato indiretto di questa "esigenza" è la necessità di trovare nuove fonti di guadagno, al di fuori dell'ormai logoro (e assolutamente non privo di difetti e malfunzionamenti) mercato delle fumetterie. Oltre alla naturale ricerca di nuovi mercati, ecco dunque che la fiera di Lucca diventa crocevia dei destini dell'editoria e della sopravvivenza di piccoli e grandi editori, così come, incredibilmente, diventa strategico stampare all'estero i propri prodotti o snaturare il formato originale dell'opera; tutto pur di massimizzare profitti o ridurre i costi.
Una situazione complessa nella quale il lettore stesso è spesso il primo a soffrirne, e nella quale sarebbe indispensabile un faro che faccia luce nelle tenebre dell'informazione. Dopo la fiera di Lucca, ad esempio, da un lato si rincorrono le voci degli annunci fatti dagli svariati editori riguardo le novità che saranno prodotte nei mesi successivi, mentre dall'altro si parla di opere effettivamente viste e acquistate da alcuni durante la fiera ma invisibili su parte del mercato (lampante, quest'anno il caso di 001 Edizioni e Bao Publishing le cui novità, probabilmente per il complesso cambio di gestione distributiva, sono a tutt'oggi parzialmente non distribuite nel mercato, ma disponibile sui siti web dell'editore e su quello di alcune fumetterie on-line); ne consegue una confusione totale, un caos nel quale è difficile districarsi in mancanza di fonti ufficiali e affidabili. Capita così che siano in molti a credere che il solo annunciato One Punch Man sia stato già distribuito (e che sia addirittura esaurito e introvabile), mentre molti altri credono che la mancanza sugli scaffali di una libreria dell'edizione economica de L'Eternauta o di Due Fratelli di Ba e Moon sia solo colpa della noncuranza o della dabbenaggine del proprio libraio.
Gli scaffali di una affollata fumetteria...
A questo punto, saremmo giunti in quella parte dell'editoriale in cui dovrei tirare le fila. Omaggiarvi di qualche perla di saggezza e darvi la soluzione, semplice come l'uovo di Colombo, per rendere il mercato del fumetto un luogo migliore. Purtroppo, a parte qualche intuizione (forse anche errata) disseminata nel corso di questo lungo (e forse noioso) post, non ho nulla da dire e proporre. Non mi resta che fare come tutti voi, sedermi al computer e aspettare l'evolversi degli eventi. Con l'augurio che le mie funeste previsioni si rivelino tutte (TUTTE) errate!
Buon anno nuovo a tutti (editori e distributori inclusi)!