continua la pubblicazione del romanzo fantapolitico AMORE MIO FERMA MAOMETTO …
Centinaia di jihadisti arrivarono dal califfato di Lampedusa a Agrigento e Ragusa , le due roccaforti dello Stato Islamico in Sicilia, per dare il loro supporto ai miliziani di Isis e di Cosa Nostra nel rafforzare il controllo sulle due città costiere. “Ora Agrigento sembra Raqqa (la città siriana considerata la ‘capitale’ del Califfato Mondiale, ndr)”, dichiarò alla Cnn Noman Benotman, un ex jihadista libico che era passato del think-tank Quilliam Foundation. Combattenti provenienti dalla Libia attraversavano il mare sui gommoni e sbarcavano nel Califfato di Lampedusa, mentre da Tunisi continuavano a partire uomini per sostenere quello che rischiava di diventare il secondo Stato Islamico del mediterraneo. La Sicilia islamica.( nella foto sotto, miliziani islamici assaltano a Lampedusa la stazione dei Carabinieri )
Richard Chelly, segretario di Stato presso il ministero dell’Interno svizzero incaricato della sicurezza nazionale, dichiarò al quotidiano al Maghreb che “circa 500 combattenti” fedeli all’autoproclamato califfo di Agrigento Abu Bakr al-Fano erano partiti dai territori controllati dai terroristi, in Siria e Iraq, per arrivare in Lombardia, e sostenere la causa jihadista. Il ministro dell’Interno svizzero assicurò che questi soggetti “non rappresentano un pericolo per la Svizzera ”, anche se, secondo fonti locali, negli ultimi giorni molte migliaia di terroristi sono riusciti ad sbarcare in Sicilia approfittando delle fiaccolate pacifiste della Caritas e della Comunità di sant’Egidio che hanno costretto le residue forze dell’ Ordine a scortale a sguarnire i porti .
( nella foto sotto, una miliziana di Cosa Nostra convertita all’Islam marcia verso Corleone, dove la attendono in processione i boss locali alleatisi al Califfato di Agrigento)
Nonostante le parole del presidente del Consiglio Matteo Renzi, che durante il suo discorso alla direzione del Partito Democratico aveva parlato di “gruppi locali che simpatizzavano per Isis in Sicilia e non uomini del califfato arrivati da Siria o Iraq”, fonti locali palermitane avevano riferito che a Ragusa erano sbarcati già 3000 uomini provenienti dal Libano e che altri 40.000 stavan0 per attraversare i confini italiani . Un flusso che, se destinato a continuare, rischiava di offrire ai terroristi la possibilità concreta di espandersi e di amministrare e controllare alcuni territori siciliani , senza che l’esercito italiano, data l’incapacità del ministro della difesa Gentiloni , potrsse realmente ostacolarli. I militari italiani , infatti, avevano dimostrato di non essere in grado di controllare i vari gruppi che stavano invadendo la Sicilia,. “A Catania la situazione è critica. E’ da tempo che lo Stato Islamico è lì”, raccontarono alcuni degli italiani scappati a Palermo.
Il problema dei jihadisti che avevano proclamato il Califfato a Lampedusa, ad Agrigento e a Ragusa aveva messo in allarme Germania e Francia che ora temevano di diventare la porta d’entrata per i terroristi che volevano invadere, dopo l’Italia, anche l’Europa. Per questo, i due governi rafforzarono i controlli, anche se l’instabilità e gli scontri in atto in molte città italiane tra centri sociali, nuove Brigate Rosse e Casa Pound non rendevano possibile una sorveglianza totale.
( nella foto sotto, miliziani jihadisti a Portella delle ginestre inneggiano alla guerra santa e al picciotto Salvatore Giuliano)