Nel “carrello della spesa” imprenditori e artigiani possono mettere liquidità

Da Valgi @valgi

Prendete una famiglia che una volta la settimana va al super-ipermercato e riempie il carrello della spesa. Poi immaginate che domani mattina una banca si svegli e lanci sul mercato un nuovo prestito, in base al quale il capofamiglia può richiedere un finanziamento agevolato di importo pari alle spese sostenute negli ultimi 6 mesi per acquisti in generi alimentari e beni di prima necessità (a fronte della presentazione degli scontrini, sia chiaro). Secondo voi, funzionerebbe?

Naturalmente un prodotto finanziario del genere non esiste per le famiglie, ma - udite udite - esiste per le aziende. In questo caso non si parla evidentemente di carrelli della spesa, ma di formazione di scorte (il gommista che acquista uno stock di gomme, il falegname che compra legname all'ingrosso, ecc.), di acquisto di servizi reali, di reintegro del capitale circolante aziendale o di consolidamento passività a breve termine. In altre parole, quelle che sono state le spese sostenute dall'imprenditore o dall'artigiano negli ultimi 6 mesi, per l'acquisto da parte della ditta di beni destinati all'attività produttiva, possono rientrare d'emblée nelle casse della ditta sotto forma di prestito.

L'importo minimo dell'operazione è di 10.000 euro e quello massimo 25.000 euro; queste somme saranno poi da restituire in un arco temporale che va da un minimo di 2 anni ad un massimo di 10. Possono accedere al finanziamento tutte le imprese tranne cooperative, consorzi, società agricole e professionisti (a meno che non abbiano l'iscrizione REA).

Per informazioni e/o richieste, vai alla pagina dei Contatti.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :