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Nel diario di Costantino...

Da Brunougolini

Esistono schiere di giovani che non sono certo rimasti attaccati a mamma e papà come vorrebbe certa vulgata ministeriale. Ho letto molte testimonianze nella bella e interessante iniziativa di Vincenzo Moretti intitolata “Le vie del lavoro”,  in continua espansione su Timu (https://timu.ahref.eu/m/inquiry/le-vie-del-lavoro). Tra le più interessanti quella di Costantino Menna, 27 anni, nato a Carbonare di Nola in provincia di Napoli. Un cittadino del Sud, uno di quelli che molti leghisti etichetterebbero subito come sfaticato. Lui è laureato in ingegneria strutturale alla Federico II. Ha seguito un periodo di perfezionamento a Montreal  e ora si è trasferito alla Penn State University, negli Usa per conseguire un Phd, un dottorato di ricerca ad alto livello, presso la  Engineering Science and Mechanics  di quella università.  Ha anche deciso di pubblicare sul sito del Timu un diario di questi mesi di esperienza americana.  Sono già apparse le prime puntate seguite da numerosi commenti di altri giovani che lo seguono a distanza. Spiega Vincenzo Moretti che tanti come Costantino "hanno imparato a pagare le loro opportunità con il coraggio, a conquistare i loro risultati con la testa, con le mani e con i denti".  Costruiscono così una propria "Via del lavoro".
Trovo nel sito altre esperienze. Come quella di Erica. Anche lei laureata a Napoli in ingegneria informatica. Ha fatto un tirocinio universitario a Parigi e poi è andata  in Olanda dove ha trovato un lavoro come ingegnere del software. Un lavoro impegnativo, a 40 ore settimanali, con la promessa di un'assunzione, il prossimo anno, a tempo indeterminato.  Erica fa anche un'altra osservazione che potrebbe essere portata sul tavolo italiano delle trattative sulla riforma del lavoro:
“Qui in Olanda il lavoro è flessibile ma non precario. Si cambia facilmente lavoro ma per scelta non per forza. In più le aziende possono prendere persone con contratti a tempo determinato solo per due anni e poi devono offrire più stabilità”.
Non c’è, dunque, solo il modello danese. Ne sa qualcosa anche il biotecnologico Walter, 33 anni, che se ne è andato in Germania. In Italia riusciva solo a ottenere “contratti di pochi mesi e per pochi soldi”. Ha inviato curriculum all’estero, e sono arrivate le proposte. Osserva: ”Nel mio paese, quello che aveva speso tanto per la mia formazione, valevo contratti da pochi mesi”. In Germania, ora, si occupa di ricerca sul cancro. E ipotizza un trasferimento in Giappone. Commenta Walter: “Se è vero che la migliore crescita per una persona sia viaggiare e conoscere nuove culture, è altresì vero che, una vita lontano da casa, a volte ti lascia un po’ di amaro in bocca…soprattutto quando leggendo i giornali del tuo paese, senti commenti di politici che dovrebbero rappresentarti

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