Martedì, sono quasi le 13. Fa freddo, c’è nebbia. Io non ho voglia di mangiare un panino al volo. Così propongo al mio compagno di banco/collega di scrivania un risottino. Andiamo alle Carceri, un ristorante carino nel centro storico di Pavia, buon vino, buona cucina, prezzi contenuti, atmosfera rilassata. Prendiamo risotto con pasta di salame e bonarda. E un dolce buonissimo: mousse di castagne con crema di cachi. Mentre mangiamo arriva una famiglia, mamma, papà e un bimbo biondino con un bel faccino e la felpa a righe. Lo guardiamo, scambiamo qualche parola con i genitori, mangia una bella bistecca con le patate. Tutta. Lo vediamo con la testa piegata su un foglio di carta, sta colorando. Ha 4 anni, è educato, sta al suo posto, seduto in ginocchio sulla sedia di legno. Ci mettiamo la giacca e mentre salutiamo e stiamo per andare via, il bimbo si alza dalla sedia e mi porge un foglio. Mi ha regalato un disegno, con il suo nome, Luca, scritto in rosso. Nel suo disegno c’è solo una nuvola, il cielo è azzurro e c’è il sole.
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