Ieri avete commentato cosi’ tanto, ma cosi’ tanto, che oggi o scrivo il post o leggo quello che avete scritto voi. Uhm… facciamo che scrivo.
Futuro prossimo.
Cari lettori, mi sto accingendo alla mia ultima settimana lavorativa in Giappone. Giovedi 9 giugno sara’ il mio ultimo giorno. Alle cinque precise timbro il cartellino per l’ultima volta e vado diretto a Narita, dove mi imbarchero’ in un volo Emirates diretto a Venezia. Dopodiche’ ritorno in Giappone il 21 giugno, ho il trasloco programmato per il 25-26, e il 28 mi attende un volo di sola andata per l’Australia. (Io si che faccio su miglia, lol)
Presente.
Non credo di averlo ancora raccontato, ma da quando ho dato le dimissioni la mia vita al lavoro e’ diventata un piccolo inferno. Come ben sapete qui in Giappone il rapporto tra l’azienda e il dipendente e’ strutturato in modo vagamente sbilanciato, del tipo che l’azienda e’ il tuo Unico Dio, la tua Vera Famiglia, il tuo Migliore Amico, il tuo Tifo Viscerale, il tuo Primo Amore, il tuo Maestro di Vita, mentre tu per l’azienda sei una merdina, con la m minuscola naturalmente.
Capirete che in questa situazione, sommando pure che mi sono rivelato essere (ai loro occhi) il solito sporco gaijin traditore e che me ne sono andato senza additare le solite scuse puerili, ma sputando i crudi fatti di quello che non mi piaceva dell’azienda… beh, diciamo che se la sono leggermente presa. Tipo che mi hanno chiesto di restituire tutto, e quando dico tutto dico anche la spilletta aziendale da appuntare alla giacca, o la tessera sconto (scaduta) per Disneyland. O tipo che mi avevano assicurato che le tasse locali (住民税) erano a carico dell’azienda, salvo poi rimangiarsi la parola dicendo che l’accordo valeva solo se non mi fossi licenziato (te pareva), e chiedermi di pagare 4000 euri in contanti, che tra l’altro ho dovuto portargli stamattina.
(Una cosa che non ho potuto evitare, visto che se non pago, loro non mi pagano le tasse, e il governo giapponese poi si rifarebbe su di me, mica su di loro! Quindi se volevo poter rimettere piede in questo paese mi toccava sborsare, non c’era altra soluzione).
(Naturalmente in un altro paese uno avrebbe portato l’azienda in tribunale. Eppero’ in Giappone le cose funzionano in maniera leggermente diversa, visto che qui vale il detto “la legge e’ uguale per tutti, a parte i gaijin”. Me la vedo quest’aula di tribunale col giudice che ride di gusto e mi fa: “albino-san, sei uno straniero, non hai capito come funzionano le regole da queste parti. Il caso e’ chiuso, avanti il prossimo!”).
Futuro Remoto.
Visto che ho tempo da perdere, stavo pensando a come sara’ il nuovo blog. Sono indeciso se tornare al vecchio titolo, “Bello Onesto Emigrato Australia”, o se inventarmi qualcosa di nuovo. Quel che e’ certo e’ che il nuovo blog manterra’ lo stesso indirizzo di quello attuale. Resta da vedere quanto tempo riusciro’ a trovare per scriverlo. Beh, lo scopriremo solo vivendo.