Magazine Cultura

Nel limbo di chi non sa cosa pensare (#jesuisqualcuno ma non so bene chi)

Creato il 14 gennaio 2015 da Margheritadolcevita @MargheritaDolcevita

bubble-treeUna settimana fa, mentre in Francia succedeva quello che è successo, leggevo per la prima volta questa frase

I hate news and information and anything that threatens to puncture the bubble of oblivion in which I live.
~ Augusten Burroughs

e pensavo che raramente mi sono mai trovata d’accordo con una frase scritta da qualcun altro come in quel giorno lì.

Però ogni tanto bisogna uscire dalla propria bolla, raccogliere le idee e capire di non avere delle idee, di averne qualcuna sì, ma di non avere una presa di posizione salda, di non sentirsi né Charlie né qualcun altro. E poi ti guardi intorno e tutti sanno cosa pensare, tutti hanno già capito, tutti dicono la loro con una sicurezza che io mi sogno. E ti senti un’aliena. Un’aliena sia perché non sai cosa pensare sia perché, e questo non è facile da ammettere, realizzi che in cuor tuo non ti interessa poi molto e soprattutto non ti interessa fingere che ti interessi. Ho smesso già da un po’ di partecipare alle orde di stupore collettivo a suon di hashtags e slogan, prima lo facevo, adesso non ha più senso fingere. Mi dispiace umanamente per quello avvenuto, sono pure eventi che in qualche modo segnano la storia e non possono lasciare indifferenti, ma io ho deciso di curarmi solo delle cose che riguardano me stessa nell’immediato, da buona egoista e da buona persona per nulla propensa a guardare al futuro, Per cui mentre il mondo guardava le squadre speciali francesi assaltare un supermercato ebraico io ero in salotto con il gatto a fare il rewatch di Miranda. Non che tutti stessero facendo finta, ma una buona parte sì e nessuno me lo leva dalla testa. Non sto parlando di politici ma di persone perbene, i politici non li commento nemmeno.

Però grazie alla laboriosa arte maieutica alla fine qualche pensiero lo si partorisce. Il pensiero è che non so cosa pensare. Hai un’idea, senti un’altra campana e pensi che forse quell’altra campana tutti i torti non li ha, per cui cambi idea, e così via. La vorresti avere una netta e decisa posizione sull’Islam, ma poi ti rendi conto che la posizione che hai è su tutte le religioni e non è delle più tolleranti e quindi è meglio tacerla. Leggi le vignette di Charlie Hebdo (penso che ci vada un accento da qualche parte) e non ridi o non hai reazioni particolari, ma non è quello l’importante, pensi che ognuno dovrebbe essere libero di fare satira, ma poi ti chiedi cos’è la satira, se c’è differenza tra la satira e il vilipendio (voglio dire, l’Islam è una religione iconoclasta), se tutti possono tutto o se solo alcuni possono tutto. E poi arriva l’altra ondata di indignazione, perché tutto il mondo si ferma per 12 morti a Parigi e nessuno si ferma per i 2000 in Nigeria, e il flusso delle notizie continua. Tutti hanno la loro da dire. Viene anche il momento di riesumare personaggi che era meglio stessero ancora chiusi in qualche cantina, per cui ti ritrovi ad ogni ora del giorno la Santanché e Adinolfi, per non parlare di Salvini, e se questo è il prezzo da pagare per la libertà non sei più tanto sicura di volerlo pagare. Vedi ovunque vignette con su Maometto ma nessuno che si degni di pubblicare quelle contro il Papa, e allora la libertà dov’è. Io sono Charlie, no io non sono Charlie, io sono Ahmed, not in my name, l’Islam moderato, gente che attraversa l’Europa pur essendo ricercata e segnalata in mezzo mondo, io che non posso mettere fuori casa senza venire avvistata dalla dirimpettaia curiosa. Ti piacerebbe comprare il nuovo numero di Charlie Hebdo (l’accento, lo so), anche solo come gesto simbolico, ma poi vedi che è in allegato al Fatto Quotidiano e ti passa la voglia. In non so quale paese un blogger viene frustato 50 volte ogni venerdì per non so quanti venerdì ancora, uno dei rappresentanti di questo paese era a sfilare a Parigi dicendo Je suis Charlie. Potrei essere frustata io per aver scritto questo post che in pratica è un inno all’inedia intellettuale? Se arrivasse una dittatura illuminista è possibile.

Quindi non si sa bene che pensare. Punti fermi ne ho? Ma sì, qualcuno sì. Da non credente in niente penso davvero che non ci si dovrebbe creare troppi problemi per vignette o cose così, va bene incazzarsi, però insomma non c’è bisogno di fare delle stragi. Sì la satira può offendere, e allora? Come uno si incazza si discazza pure, mi pare il minimo. Penso che dei terroristi hanno fatto una strage in un giornale e questo va al di là del numero dei morti lasciati sul campo, perché ha una valenza simbolica che da noi è impossibile mettere da parte. Penso anche che sia molto bello vivere in una parte di mondo dove posso decidere se essere incazzata o no per delle vignette, questo al netto delle classifiche sulla libertà di stampa. Penso anche che sono felice di non avere degli indottrinamenti così radicati da essere disposta a uccidere qualcuno, è un sollievo. Penso che i blogger non vadano presi a frustate, indipendentemente da quello che scrivono (in realtà non ho paura per me, sono una codarda, cambierei idea in due minuti). Voltaire non aveva tutti i torti, anche se costa ammetterlo di fronte al nuovo giornale di Adinolfi. Penso anche che più che interrogarci sull’immigrazione ci sarebbe da fare un discorso serio sulla distanza abissale che separa il centro dalle periferie, che è lì che nascono queste cose. Penso anche che mi viene da ridere leggendo i vari complottisti che pensano che il poliziotto morto non sia morto sul serio, che in realtà il tutto è stato orchestrato per uccidere un economista, che nessun aereo si è mai abbattuto sulle Torri Gemelle, però ehi, benvenuti nel mondo della libertà di pensiero (e di stampa, allarghiamoci), dove anche i minchioni hanno il diritto di dire la loro e nessuno li prende a frustate. Penso insomma di essere una qualunquista che si merita il premio GAC. Però io più in là non mi spingo. C’hanno già pensato milioni di altre persone.

ps. quanto è successo ha smosso qualcosa. Qualche giorno fa ho visto una pagina FB contro i ciccioni. Molto offensiva, anche se dice quello che pensa il 90% di chi ciccione non è (e il 30% di chi ciccione è), in altri tempi l’avrei segnalata. Stavolta non l’ho fatto. Ho sbagliato? Chi lo sa.



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines