Questo libro di Fabio Geda è bello, interessante, coinvolgente e drammatico.
Racconta l’odissea di un ragazzo afgano che la madre decide di salvare dai talebani e dal loro regime autoritario.
Siamo qualche anno prima degli attentati alle torri gemelle e le condizioni di vita imposte dai barbalunga sono oppressive e senza via d’uscita.
Parte allora un viaggio che durerà diversi anni e che vedrà il piccolo Enaiatollah Akbari toccare Pakistan, Iran, Turchia, Grecia prima di giungere in Italia e trovare finalmente un posto dove vivere.
Tutto quanto coinvolgente dicevo, ma in sostanza non è un libro; o almeno non è a mio modo di vedere, un libro adatto per un premio come lo Strega.
In realtà sembra una lunga intervista dove il protagonista racconta direttamente tutto quello che gli è accaduto.
La mano dello scrittore probabilmente è servita giusto per fare un po’ di editing e per riorganizzare il racconto, a meno che non sia un intervento volontariamente tenuto nascosto, nel qual caso il mio ragionamento cade immediatamente.
Tornando alle vicende raccontate, questo libro risulta certamente molto attuale e ottiene come primo risultato quello di fare aprire gli occhi sui pericoli che tantissimi individui sono disposti ad affrontare pur di cercare un luogo dove vivere in pace e con dignità.
Purtroppo sempre più spesso si ignorano le cose, non ci si vuole interessare di ciò che non ci riguarda direttamente, salvo poi farci paladini di una posizione o dell’altra solamente perchè indicata dal nostro politico di riferimento.
Ecco allora il fondamentale valore dei libri: un libro richiede tempo, richiede attenzione, richiede pensiero; in cambio ti restituisce la capacità di immedesimazione.
Solo immedesimandosi nel protagonista di un libro o in uno degli personaggi si acquisisce la capacità di vedere con gli occhi degli altri, cosa che ben difficilmente accade con il cinema.
Un film può essere coinvolgente, dare eccitazione, carica, brividi, ma non dura il tempo necessario ad entrare nei veri panni del protagonista, eccezioni a parte.
Il libro con la sua mancanza di distrazioni (suoni, effetti speciali, ecc.) richiede un impegno che viene puntualmente ripagato da un coinvolgimento che può durare anche qualche giorno, a differenza di alcune ore come col cinema.
Tutto ciò per dire la lettura di Nel mare ci sono i coccodrilli offre una visione chiara e precisa di come possa essere il viaggio di un fuggitivo e di alcune delle cause che lo hanno portato in quella situazione.
Poi ciascuno potrà essere favorevole o contrario ad un certo tipo di accoglienza, si potrà discutere se quella raccontata sia la regola o l’eccezione, se mettere in pratica una strategia o l’altra.
Non è detto nemmeno che per forza si debba aprire le porte a tutti, non è questo il mio intendimento.
Certamente però nessuno tra coloro i quali hanno letto questo libro potrà sorvolare su certe cose e dire certe frasi che hanno tanto, troppo il sapore di slogan.
Semplicemente un libro da leggere per conoscere un’altra versione dei fatti, diversa da quelle che l’opinione pubblica è abituata a sentirsi dire.
Tempo di lettura: 3h 33m