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Nel mare della Gallura ritrovata una nave romana di epoca imperiale lunga 18 metri e larga 7

Creato il 22 giugno 2015 da Alessiamocci

Il mare è misterioso e custode di profondi segreti. Lo navighiamo, vi ci immergiamo, ne studiamo la flora e la fauna, e ci illudiamo di avere scoperto tutto di lui. Ma così non è.

A riprova, la notizia balzata agli onori di cronaca proprio in queste ore, del ritrovamento di un relitto di una nave romana in Sardegna, nel mare della Gallura. Su un fondale profondo 50 metri, nelle Bocche di Bonifacio, in prossimità di Santa Teresa di Gallura, i sommozzatori della Polizia di Sassari, in collaborazione con la Sopraintendenza archeologica della Sardegna, hanno scoperto un relitto appartenente all’età imperiale, lungo 18 metri e largo 7.

Il rinvenimento ha un valore scientifico inestimabile, sia per lo stato di conservazione pressoché perfetto, – se si pensa che sia rimasto nascosto per almeno 1700 anni – che per il suo particolare carico. La nave infatti, trasportava laterizi – perlopiù tegole e coppi che servivano per la copertura dei tetti – , prodotti in un’officina della Roma imperiale, destinati probabilmente alla Spagna, dove le maestranze avrebbero dovuto utilizzarli per completare una casa.

La Gallura non è estranea a questo tipo di rinvenimenti. Basti pensare ai resti delle 24 imbarcazioni romane, che si trovano ora esposti nel museo archeologico di Olbia. Qui però, la peculiarità del relitto consiste nelle sue stesse condizioni, ovvero nella modalità con cui è colato a picco. Sembra adagiato e tranquillamente ricomposto sul fondo del mare.

Mentre i precedenti erano stati affondati dai pirati corsi, oppure da vandali, questo nuovo ritrovamento è integro. Recuperarlo senza apportare danni risulta impossibile, quindi, con buona probabilità, esso rimarrà lì dove è stato ritrovato, a disposizione dei sub e del turismo marino. Insomma, di quei pochi fortunati che riusciranno a raggiungerlo in fondo al mare, per ammirarlo in tutto il suo splendore.

Il comunicato della Polizia di Stato recita: “È stata effettuata un’importante scoperta archeologica nelle acque della Gallura. I poliziotti del Nucleo Sommozzatori, a meno di 50 metri di profondità, hanno rinvenuto un relitto di età romana che per il suo carico e il suo posizionamento sui fondali del mare, rappresenta un unicum dal grande valore scientifico”.

Il comunicato si addentra nelle delucidazioni e ci fa sapere che: “Visto il luogo del ritrovamento, gli archeologi ritengono che l’imbarcazione fosse destinata alla Spagna o alla costa occidentale della Sardegna. L’eccezionalità del ritrovamento attiene allo stato di conservazione del carico che risulta intatto e ad oggi stivato come al momento della partenza. Pare pertanto che la nave sia stata affondata con un semplice movimento verticale dalla superficie fino al fondale”.

Onde evitare che sul posto possano recarsi sciacalli e gente senza scrupoli, disposti a cancellare duemila anni di storia per scopi personali, la posizione esatta del relitto non è stata ovviamente precisata. Una cosa è certa: laggiù il tempo si è fermato e tutto appare intatto.

Sicuramente l’area è ricca di relitti di epoca romana, ma gli esperti dicono che trovarli non sia semplice. A volte, è questione soprattutto di fortuna. Occorrerebbe un ecoscandaglio a scansione laterale, che è però un macchinario molto costoso.

Pensando alla grande quantità di denaro che viene sperperato per cause inutili, sarebbe una proposta alla quale si dovrebbe seriamente pensare.

Nella giornata di martedì 23 giugno, i Sommozzatori e la Sopraintendenza, artefici dell’eccezionale ritrovamento, spiegheranno tutti i particolari in una conferenza stampa, convocata al commissariato di Olbia. Stiamo quindi sintonizzati, in attesa di nuovi particolari.

E concludo, penso esprimendo un po’ il pensiero di tutti. “Dove ti nascondevi, nave, che per secoli nessuno ti ha vista? Te ne stavi lì, a pochi metri da noi. Col tuo sorriso sornione e la tua quieta indolenza, ti beffavi del genere umano. Tu, detentrice di storia, eri vicina, eppure a nessuno ti rivelavi”.

Written by Cristina Biolcati


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