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Nel Paese della Finta Felicità

Creato il 09 giugno 2010 da Milleorienti

Cresce la tensione politica e militare fra Corea del Nord e Corea del Sud per l’affaire Nel Paese della Finta Felicitàdella nave sudcoreana affondata, probabilmente, da un siluro (ne abbiamo parlato qui). E il mondo torna a interrogarsi su cosa vogliano davvero le Sfingi che sono al potere in Corea del Nord. Ma come si vive in questo isolatissimo Paese, uno degli ultimi regimi comunisti “puri e duri” del pianeta? Con molta semplicità abbiamo cercato di spiegarlo io e Cristiana Ceci in un articolo pubblicato sul settimanale femminile Tu Style (in edicola questa settimana) e intitolato «Viaggio nel Paese della finta felicità». Potete leggerlo sul giornale oppure qui sotto. Il titolo dell’articolo allude alle parate e alla propaganda del partito, tese a dare un’immagine gioconda di un Paese in realtà poverissimo, e illustrate nell’articolo di Tu Style dalle magnifiche fotografie di Eric Lafforgue (nel suo sito cliccate su “North Korea”). Buona lettura.

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Nel Paese della Finta Felicità, quando il Partito ordina la gente corre: le donne in divisa con il fazzoletto rosso al collo – o in improbabili costumi folkloristici – e gli uomini inquadrati in battaglioni. La gente corre in piazza a sventolare bandiere rosse e a fingere che la Corea del Nord sia il Paese più felice del mondo, mentre gli altoparlanti diffondono per le strade inni e canti rivoluzionari che invitano tutti a compiere il proprio dovere. La gente accorre al richiamo del regime perché la Corea del Nord è la più dura dittatura comunista rimasta sul nostro pianeta, un Paese dove la popolazione è divisa in tre gruppi: “fedeli”, “incerti” e “ostili”, a seconda del grado di fedeltà dimostrato nei confronti del Partito. E tutti sanno che non conviene assolutamente essere inclusi nel gruppo degli “ostili”, perché la polizia politica può farti sparire dalla sera alla mattina, senza nemmeno spiegare perché. Un recente rapporto dell’ONU descrive la Corea del Nord come «una grande prigione», dove una popolazione ridotta alla fame è prigioniera della paura. Ma la propaganda del regime continua a diffondere immagini di piazze gremite di folla festante.

In realtà, i nordcoreani hanno ben poche ragioni per festeggiare: citando un recente studio economico, la Radio Vaticana ha dichiarato che «senza aiuti della comunità internazionale, nel 2010 la Corea del Nord non sarà in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare della sua popolazione: potrebbero venire a mancare 1,2 milioni di tonnellate di cibo rispetto al necessario».

 

Nel Paese della Finta Felicità, il benessere delle famiglie e la qualità della vita dipendono dai legami con il regime: gli alti funzionari del Partito vivono in grandi ville isolate nella capitale Pyongyang, o in lussuosi appartamenti in quartieri protetti; la gente normale invece si deve adattare a coabitare in appartamentini piccolissimi, anche cinque o sei persone in un’unica stanza. Per quanto poveri, tutti gli appartamenti però sono dotati di una radio che trasmette i notiziari ufficiali e i programmi di propaganda: peccato che il volume si possa regolare ma l’apparecchio non si possa spegnere…staccare la spina, infatti, sarebbe un chiaro segno di ostilità al Partito e alla Nazione. E qualcuno potrebbe denunciare questo “atto controrivoluzionario”. E la Tv? C’è n’è una sola, e trasmette cinque ore al giorno. Che cosa? Notiziari governativi, ovvio. Solo nei pochi alberghi per turisti presenti a Pyongyang si possono vedere le televisioni straniere, ma i cittadini nordcoreani non possono certo permettersi di andare in una suite d’albergo.

La Corea del Nord è un fossile politico: il fossile di un’età in cui il mondo era diviso fra “blocco capitalista” (con gli Usa) e “blocco comunista” (con l’Unione Sovietica). Quel mondo è finito con il crollo del comunismo nel 1989, ma i nordcoreani fingono di non accorgersene, e il regime ha reagito ai mutamenti storici in un modo paradossale: chiudendo il Paese al mondo. «I comuni cittadini nordcoreani hanno contatti molto limitati con il mondo esterno, se vogliono viaggiare sono soggetti a  molti limiti, subiscono restrizioni perfino nell’uso dei cellulari, e non hanno alcuna possibilità di accedere a Internet» spiega il prof. Hyung Gu Lynn, autore del libro «Ordine bipolare: le due Coree dal 1989» (edizioni EDT). Hyung Gu Lynn insegna all’Università di Vancouver in Canada, ma – come indica il suo nome – è di origine sudcoreana. Appartiene insomma all’altra Corea, quella “capitalista”, divisa dalla “cugina” comunista da una specie di muro: una striscia di terreno boscoso lunga 250 kilometri e larga quattro, e circondata dal filo spinato. Di qua e di là della striscia, due eserciti: stesso popolo, ma regimi contrapposti.

A sud di quel “muro” c’è una Corea democratica ed economicamente brillante, che ha fatto conoscere nel mondo i marchi delle proprie aziende: Samsung, LG, Hyundai…La Corea del Sud è un Paese aperto al mondo, e in cui, per esempio, la moda italiana è molto amata: non a caso Prada ha appena aperto la sua quarta boutique sudcoreana, nella città di Busan. Come in ogni democrazia inoltre il Corea del Sud c’è libertà religiosa: attualmente i cattolici sono in forte crescita,  e costituiscono il 10% della popolazione. A nord del “muro” invece c’è un Paese privo di qualsiasi libertà, con un regime che spende in armamenti molto più di quello che spende per sfamare il proprio popolo. E che usa in ogni occasione le maniere forti: nel marzo 2010 ha fatto fucilare il responsabile di una “riforma finanziaria” che avrebbe dovuto portare ricchezza al Paese e invece ha fatto salire l’inflazione di ben …50 volte!

Cosa resta oggi a questa Corea del Nord ridotta alla fame? I missili. Utilizzati in una specie di “poker nucleare” che il regime nordcoreano gioca così: di tanto in tanto minaccia la Corea del Sud, lancia missili in mare, fa esperimenti nucleari, alza la tensione internazionale…per poi poter trattare “la pace” con le grandi potenze del mondo (gli Usa, la Cina) interessate a evitare un conflitto. Pace in cambio di cosa? Di aiuti economici. Così, con questo “poker nucleare”, il Paese della Finta Felicità  tira a campare, senza alcuna prospettiva di sviluppo economico.

Responsabile di questa disastrosa situazione è l’uomo che i nordcoreani chiamano “Caro Leader”: il dittatore Kim Jong-il. Il “Caro Leader” è al potere per una ragione dinastica: è il figlio del fondatore del regime nordcoreano, il defunto dittatore Kim Il-Sung, noto come “Presidente Eterno”. Ma anche il Caro Leader sta invecchiando, per cui sta per annunciare il passaggio del potere al proprio ultimogenito Kim Jong-Un, 27 anni. Una dinastia, appunto. Che ha meritato al Paese della Finta Felicità la definizione di “ultima monarchia comunista” del mondo.

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Storia/PERCHE’ ESISTONO DUE COREE

La penisola di Corea è divisa in due Stati diversissimi fra loro: la Corea del Sud è una democrazia filo-americana e ha una società ricca, mentre la Corea del Nord è una dittatura comunista ed è sull’orlo del fallimento economico. La divisione delle due Coree si venne a creare dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, come effetto della Guerra Fredda, quando il mondo era diviso fra “blocco comunista” e “blocco occidentale”;  la stessa cosa accadde alle due Germanie, ma il Muro di Berlino è caduto nel 1989 permettendo la riunificazione della Germania, mentre il “muro” fra le due Coree permane tutt’oggi.

Nel 1950 la Corea del Nord invase la Corea del Sud ma gli Usa e altri 17 Paesi intervennero per difendere la democrazia del Sud. La guerra finì nel 1953, però i due Paesi non hanno mai firmato un vero trattato di pace: per questa ragione il regime comunista del Nord spende la maggior parte dei propri soldi in armamenti, riducendo la popolazione nordcoreana alla fame.

 


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COMMENTI (1)

Da Nikolas
Inviato il 11 giugno a 16:35
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lavorare sul subconscio... meditare e credere in se stessi.. questo quello che potrebbero fare i due governi coreani..