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Che la riduzione della donna ad oggetto pur di lavorare sia direttamente proporzionale alla crisi e alla difficoltà di trovare lavoro in quanto donna e straniera non c’è alcun dubbio.
Mi arriva un’altra segnalazione. Anzi, per la verità mi è già stata segnalata più volte.
Quello che mi da fastidio è il risalto mediatico che viene dato sempre a queste notizie. Risalto che si nota di più quando le donne che occupano posti di rilievo non fanno notizia. Un pò come accade in pubblicità: o siamo sexy donne oggetto o siamo casalinghe.
Ciò che detesto, ripeto, non è tanto il fatto che una ragazza sia disposta o meno a fare da tavolino ma è la visibilità che poi i mass-media le danno. Forse perchè ci sono tantissime donne che occupano posizioni di vertice che non ottengono nemmeno uno spazietto sui nostri quotidiani. E’ questo mi sembra parecchio sessista.
Sempre in provincia di Vicenza, più o meno nel luogo dove recentemente è accaduta una discriminazione sessuale sul lavoro, un altro bar decide di puntare sull’oggettificazione estrema della donna.
L’evento dai media viene mostrato in modo ludico, evidenziando tra l’altro le sofferenze fisiche della ragazza. Una ragazza pagata per stare ferma, muta e fare da tavolino? cosa c’è di più umiliante?
La cosa che mi da fastidio è la posizione di torto che la stampa dà alla femminista. Come se fosse normale utilizzare una donna come un vassoio per clienti maschi. Non vi sembra lecito incazzarsi?
Non si sa veramente se l’aggettivo “femminista” le è stato etichettato solo perchè si è sentita svilita. Come se bisogna essere per forza delle femministe per accorgersi che queste cose sono una vera e propria mortificazione della donna o più in generale dell’essere umano.
A mio parere tutto ciò aumenta ancora di più le disparità tra uomo e donna nel mondo del lavoro. A prescindere dal consenso della ragazza, che magari potrebbe esserci stato per la difficoltà di lavorare se si è donne e straniere in Italia.
Dicono che sia una moda giapponese. Sappiamo tutti la posizione subordinata della donna nella cultura nipponica.
Importarla non a caso in italia, dove la posizione della donna è altrettanto svantaggiata, con l’unica differenza che le italiane non sono sottomesse ma vorrebbero liberarsi e per di più utilizzando manodopera straniera, in quanto facilmente sfruttabile mi sembra ancora più osceno.
Qui lo presentano infatti come una moda. Esaltando l’evento come se fosse importante.
Osceni altrettanto i commenti di alcuni tizi sotto i tanti articoli: come se fosse legittimata ogni sorta di maltrattamento delle donne se in cambio c’è il consenso dell’ultima.
Che sia in parte responsabile ok, ma assolvere del tutto il signore dall’ accusa di machismo, mi sembra cosa assai sessista.
In televisione è la stessa cosa: ha visibilità mediatica solo la donna che se ne sta muta sotto un tavolino di plexiglass. Le nostre proteste non vengono accolte “perchè le donne sono consenzienti”.
Mi chiedo: Non può essere che tale consenso non ci sarebbe stato se non si fosse creato un clima favorevole all’accettazione di questa orrenda mercificazione della donna?
Proprio grazie al risalto mediatico persuasivo che viene dato a certi tristi eventi. Se il modello della donna-oggetto in italia viene promosso come vincente è normale che poi le donne accettino di fare le Veline o le donne-vassoio.
Ieri ad esempio su Canale 5 parlavano delle “Pupe”, l’ultima evoluzione della Velina, un modello femminile umiliante, che sarebbe lo stereotipo della donna-oca.
Alle cinque del pomeriggio, come se nulla fosse, venivano inquadrate e zummate cosce, seni, glutei e labbra carnose. Veniva esaltato l’evento della Pupa e il secchiello di Sanremo.
Poi c’è un altra tendenza: Viene a crearsi inoltre un clima di intimidazione contro le donne “che non si sono lasciate persuadere” in modo che si adeguino o rassegnino agli usi e costumi del nostro Paese e abbiano paura di denunciare ogni forma di discriminazione di genere. Spesso queste donne vengono etichettate negativamente, stereotipi più diffusi sono quelli della : invidiosa-acida-cessa e misandrica. Come se per amare gli uomini dobbiamo sottometterci a loro. Come se la società si debba reggere su forme di dominio patriarcali.
Ci dev’essere qualcosa che non va se qualcuno s’inventa (idea copiata tra l’altro) forme di dominio simili sulle donne. Parliamone.