E' successo. Come ogni sogno, anche questo doveva finire. Un'illusione durata lo spazio di qualche settimana, giusto il tempo per ingannarmi e poi crudelmente ferirmi.
Questa sera, come ogni giovedì ormai, mi sono recata in palestra per la settimanale iniezione di autostima da parte della maestra di Yoga.
L'ho capito con uno sguardo. Una micro donna sui trenta chili bagnati, ma coi muscoletti tiratissimi sotto ai fuseaux tecnici. Diversi anni meno di me, ad occhio e croce. Uno sguardo a metà fra la sfida e la presunzione.
E' arrivata.
Una più brava di me.
Ora, nonostante vari proclami sulle bellezza di un ambiente competitivo, mi sono resa conto da tempo che non tollero la concorrenza. O meglio, tollero la concorrenza facile, quella che si batte senza troppe difficoltà, a cui poi si dà una pacca sulla spalla sentendosi magnanimi. La concorrenza che ti spinge a non lasciarti andare ma senza esagerare, quella che ti fa sentire comunque che vincerai sempre tu.
Ma non c'è niente da fare, 'sta tipa è proprio più brava e di molto. Sembra uscita da un circo, talmente si contorce.
Ora, io quando c'è la concorrenza esagerata mi prendo male. La mia prestazione scade. Mi scazzo. Faccio dieci volte più fatica.
E allora capisco perché il mio proverbio preferito, che mi insegnò la prof. di disegno al liceo, è: nel regno dei ciechi, ogni orbo è re.