"Nel momento in cui ci fu segnalata la necessita' di questo restauro, noi abbiamo detto si' con grandissimo piacere, pretendendo allo stesso tempo che non ci fosse data alcuna contropartita perche' questa e' un'operazione per il bene del Paese".Sarà che io mi fido il giusto degli ex calzolai diventati capitalisti che si danno del “noi”, ma lì per lì non ho saputo replicare. Certo, mi sono detto, se Della Valle non ci guadagna di sicuro non ci perde, anche se si priva di una parte di capitale. Poi, guarda il caso, poco fa, assumendo la mia dose giornaliera di Marx, ho letto:
«Benché la prodigalità del capitalista non abbia mai il carattere di buona fede che ha la prodigalità dello spensierato signore feudale, e benché anzi nello sfondo stiano sempre in agguato la più sudicia avarizia e il calcolo più pavido, tuttavia la sua prodigalità cresce col crescere della sua accumulazione, senza che l'una debba pregiudicare l'altra. Ma con il crescere dell'accumulazione nel seno sublime dell'individuo capitalista si accende un conflitto faustiano fra istinto d'accumulazione e istinto di godimento».Il capitale, Sez VII, Cap. XXII, Paragrafo 3 “Divisione del plusvalore in capitale e reddito. La teoria dell'astinenza”. Edizione Einaudi, pag. 729
Ed è certo che Della Valle goda profondamente del suo ruolo di prodigo cittadino. La sua sponsorizzazione, pur utile che sia, è equivalente alle brioches di Maria Antonietta. Quello che egli dà è il superfluo della sua accumulazione.