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Nell’anno di Rosetta

Creato il 24 dicembre 2013 da Media Inaf

In questo articolo pubblicato su La Stampa, Giovanni Bignami racconta cosa dovremo attenderci nel 2014 per quanto riguarda le attività spaziali e la ricerca astronomica, ma anche il ruolo che dovrà assumere l'Europa

di Giovanni Bignami

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L’altro giorno, parlando ad una platea di scienziati, il Presidente Napolitano scherzando disse che “Barroso di solito è un po’ taccagno”, ma che stavolta, con il Programma Horizon 2020, era stato  generoso. E’ vero:  l’Unione Europea aumenterà del 30% il suo investimento in ricerca. Nel 2014 si  metteranno le basi di questo nuovo programma europeo, e per l’Italia la cosa è particolarmente importante, perché saremo i presidenti di turno nel secondo semestre. Una occasione da non perdere per dare una mano alla nostra ricerca, sempre in affanno.

Nel campo spaziale, per esempio, un paragone è illuminante. La UE ha più abitanti e più PIL degli USA, ma la NASA ha circa tre volte il budget della ESA. Eppure, nello spazio europei ed italiani sono bravi: Umberto Guidoni nel 2001 fu il primo europeo nella Stazione Spaziale (ISS). Nel 2014 sarà la volta della prima donna italiana sulla ISS, Samantha Cristoforetti. In Italia, per le donne nella ricerca la strada è sempre stata in salita, ma Samantha salirà in orbita, e per di più sulla ISS ci starà sei mesi, come Luca Parmitano, e come Paolo Nespoli.

Cosa farà la NASA del dopo-Shuttle nel 2014 non è chiaro, forse non lo sanno bene neanche loro. Certo, lavoreranno ad un nuovo vettore, che oggi manca in modo drammatico. Cosa faranno invece i Cinesi, dopo il rover sulla Luna, loro lo sanno benissimo, ma non ce lo dicono…anche nel 2014, temo, il sogno di una coordinazione  mondiale nella ricerca spaziale non si avvererà, anche se ci proviamo sempre.

Invece, e di sicuro, dalla astronomia nello spazio arriveranno novità spettacolari. La missione GAIA, appena lanciata, raggiungerà il suo punto di lavoro a 1,5 milioni di km dalla Terra e si metterà a “noverar le stelle ad una ad una” (e ne conterà un miliardo!), misurandole con una precisione che farebbe vedere, da Terra, una mosca su un sasso lunare. Nessuno lo ha mai osato prima. Con un po’ di fortuna, avremo una carta 3D della nostra Galassia per capirla molto meglio e, tra l’altro, per trovare nuovi interessanti pianeti. Anche quelli dove potrebbero abitare i nostri vicini di casa. Gli stessi vicini di casa che cerchiamo da Terra, con il nostro Telescopio Nazionale Galileo, il gioiello dell’INAF. Nel 2014 arriveranno i risultati di un suo nuovo strumento, costruito dall’industria italiana e specializzato nella caccia a pianeti intorno ad altre stelle. Tra TNG e GAIA, tra astronomia dallo spazio e da Terra, metteremo insieme molte migliaia di indirizzi di vicini galattici.

Proprio nella seconda metà dell’anno (quando, forse, l’India arriverà in orbita marziana) ci sarà l’evento che potrebbe cambiare la storia della astronomia. L’Europa, con la missione Rosetta, atterrerà su di una cometa. Sarà l’esempio più ardito di quella chiamo “astronomia di contatto”, cioè lo studio dei corpi celesti atterrandoci sopra. Rosetta, partita nel 2004, dopo dieci anni di navigazione interplanetaria, arriverà vicinissimo ad una cometa lontana dal Sole e perciò poco disturbata. A quel punto, farà scendere una sonda figlia sulla superficie dell’oggetto, che è grande come Torino. La sonda ha nella pancia un trapano carotatore, fatto in Italia, che prenderà un campione del ghiaccio sporco (di chissà cosa) di cui è fatta la cometa e lo analizzerà. Finalmente gusteremo una granita di cometa, al gusto di lontano. Ma c’è chi pensa che tra la vita sulla Terra e le comete ci sia un legame speciale. Tra pochi mesi vedremo.

Nel 2014 faremo anche partire l’astronomia per la prossima generazione. L’Organizzazione europea per la astronomia, ESO, rinforzata politicamente dalla adesione di sempre nuovi Stati, si lancerà nella progettazione e costruzione della sua prossima, incredibile impresa tecnologica. Sulle Ande cilene, dove i cieli sono bui e puliti, nascerà il più grande telescopio del mondo, con uno specchio di quasi 40 metri di diametro. Quattro secoli dopo la lente di 4 cm di Galileo, è un bel progresso: aumentata di un milione di volte, e molto di più grazie alla nuova fotonica, la capacità di raccogliere i fotoni viaggiatori, quelli che arrivano dal fondo del cielo per raccontarci la loro versione dell’Universo.  Per farlo, ci vorrà tecnologia futurista, tutta da pensare e da far vincere in Europa.

Fonte: Media INAF | Scritto da Giovanni Bignami



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