La danza dei draghi
…Era ovvio che prima o poi avrei finito con il parlarne, no? Ho anche aspettato parecchio, oltre un anno e tre mesi da quando ho letto per la prima volta quella scena in A Dance with Dragons. Un romanzo in inglese però è letto da troppe poche persone in Italia, e per la maggior parte dei lettori La danza dei draghi di George R.R. Martin è ancora troppo recente quindi non potevo scrivere nulla prima. Quanti hanno finito il libro? Mio marito no, quindi con lui non posso parlare. Allora lo faccio qui, ma non dite in giro che lo sto facendo. Ssst! Promemoria: se non si vuole far sapere una cosa scriverla su internet non è l’idea migliore.
Per sicurezza (mia, così non vi viene in mente di linciarmi per aver letto troppo) vi avviso che qui sotto c’è uno spoiler grande quanto… no, Montedrago è in un’altra saga, perciò diciamo… quanto la Barriera. Se non volete sapere nulla di quanto avviene verso la fine dell’ultimo volume fin qui pubblicato delle Cronache del ghiaccio e del fuoco fermatevi qui, altrimenti lasciate ogni speranza o voi ch’entrate.
Attenzione! Warning! Attention! Achtung! ¡Advertencia! Advertência! Waarschuwing! Varining! Advarsel! Varoitus! Ostrzeżenie! Figyelem! Uyari! Varování! Varovanie! Advertisment! E poi non dite che non ve lo avevo detto. L’ho fatto, e in più lingue.
A Dance with Dragons
Ovviamente non è morto. Da Martin non riceveremo nessuna spiegazione, nessuna parola a conferma o diniego. Lo sa che ci stiamo scervellando da oltre un anno, e che andremo avanti fino a quando non potremo leggere The Winds of Winter, cosa che non avverrà prima del 2014 anche nella migliore delle ipotesi. Questa non è una cosa che può dire, non se non vuole essere lui il primo a fare spoiler, e non se vuole mantenere alta l’attenzione e la tensione dei lettori. In un’intervista gli hanno chiesto “perché ucciderlo?” e lui ha risposto a sua volta con una domanda, “pensi che sia morto?”. Non ricordo la testata, anche se volendo potrei trovare ugualmente quell’intervista. Non lo faccio perché è inutile, quello che conta è il contenuto, cosa che ricordo piuttosto bene. L’intervistatore rispondeva che l’impressione era quella e allora Martin gli chiedeva di ripensare a tutto il percorso compiuto da quel particolare punto di vista nella saga e di rispondere lui stesso alla domanda sul perché.
Il perché è ovvio, ma è davvero morto? Chi è morto sul serio è Kevan, e la cosa mi spiace perché era un Lannister decente, e perché qualcuno deve pur governare Approdo del Re. Se non lui chi? Non ho ben capito i bambini con i pugnali, ci devo riflettere sopra, devo rileggere i libri e probabilmente continuerò a non capire nulla per qualche altro anno. Varys comunque è un bell’intrigante, non c’è che dire.
A proposito di morti, anni fa avevano chiesto allo zio George se davvero i figli di Rhaegar erano morti e lui aveva ribattuto che non c’erano dubbi sulla morte di Rhaenys, ma su Aegon aveva mantenuto un discreto silenzio. Chissà come mai…
Ora sappiamo che Aegon è vivo, e lui non ci dice se lo è anche Jon. Ecco, ho fatto il nome, ma chi è arrivato fin qui penso sapesse già di chi stavo parlando. Lo hanno pugnalato, ma è vivo? Il fatto che non sente mai una determinata pugnalata può non voler dire nulla, magari ha perso conoscenza prima di sentire il colpo. Non è che un bel po’ di pugnalate siano necessariamente mortali. Nella biografia di Caio Giulio Cesare lo storico Svetonio racconta che delle ventitré ferite da lui subite solo una, la seconda, era mortale. E vicino a Jon c’è la cara Melisandre. Possiamo pensare quel che vogliamo di lei e su R’hollor, le profezie contano quello che contano, ma almeno un servo dei dio rosso è capace di riportare in vita i morti. La donna rossa può essere importante come può anche non esserlo.
Perché quella ferita fuma? Jon è già stato ferito in passato, e di solito sanguinava. In fondo è un essere umano anche lui. Di carta e inchiostro ma pur sempre un essere umano. In alternativa ai sanguinamenti si è provocato delle belle ustioni, ha avuto la pelle annerita e spaccata, ma non ha mai fumato. Il fumo nuoce gravemente alla salute, non lo sa?
In un primo momento ci siamo rimasti di sasso tutti, ammettiamolo. Voi non usereste nemmeno la parola sasso, ma io sono una mamma e devo moderare il linguaggio se non voglio che le mie bimbe imparino precocemente certi termini. Perciò ci sono rimasta di sasso. Però Jon non può morire così, non ancora.
Io non so chi sopravvierà alla saga. Sono convinta che gli Estranei smetteranno di rappresentare un pericolo perché saranno sconfitti, anche se a prezzo di enormi sacrifici. La Barriera cadrà? Probabilmente sì, e si lotterà nelle terre degli uomini. Ma saranno gli uomini a vincere, e ce lo ha detto lo stesso Martin quando ha affermato che il suo obiettivo è un finale alla Tolkien. Spoiler dal Signore degli anelli di J.R.R. Tolkien. Lo avete letto tutti, vero? Se non lo avete letto male, non si può parlare senza solide basi e io ovviamente ho tutte le intenzioni di parlare.
L’Unico Anello viene distrutto, il Tenebroso… no, Sauron, viene sconfitto e i buoni ripartono verso casa. Lo so che continuo a fare riferimenti a Robert Jordan, sono in fase di conto alla rovescia per A Memory of Light, con aggiornamenti quotidiani da parte di Tor Books, quindi mi dovete sopportare un po’ Jordaniana. Viaggio verso casa, ma non tutto è a posto. C’è ancora da lavorare, perché al ritorno non si può più essere quelli di prima. I personaggi di Tolkien se la sono cavata meglio di quelli di Martin, l’unico morto è Boromir e di lui non frega nulla a nessuno, tranne forse a Sean Bean, mentre nelle Cronache hanno iniziato a schiattare in abbondanza a partire proprio da Sean Bean. Sì, prima c’erano stati Lady, Micah e Jory Cassell, ma quelli contano poco.
Insomma, gli hobbit tornano a casa, hanno un ultimo strascico di combattimenti, ma in loro rimane una vena melanconica. Frodo non si riprenderà mai del tutto e alla fine partirà, ma anche gli altri sono cambiati e questo fa un po’ male. Ecco, non so chi sopravviverà all’inverno che finalmente è arrivato, ma qualcuno sopravviverò, tirerà il fiato per lo scampato pericolo ma non potrà prescindere da tutto quel che è avvenuto. Incidentalmente noto che per la prima e ultima volta ho fatto uno spoiler in una mia recensione, questa: http://www.fantasymagazine.it/libri/15237/a-dance-with-dragons/. L’ho fatto apposta, ma l’ho fatto in modo tale che ben pochi lo avrebbero capito. Il motto degli Stark è L’inverno sta arrivando, e non so quante volte l’ho scritto. Ma questa recensione si chiude con la frase l’inverno è arrivato, e infatti nell’epilogo vediamo ad Approdo del Re il corvo bianco che segnala la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno. Visto che il prossimo romanzo si intitolerà The Winds of Winter, I venti dell’inverno, dovevamo aspettarcelo un arrivo della brutta stagione, ma io sono stata ugualmente colta di sorpresa e quando qualcuno più indietro di me nella lettura mi dice che la storia va avanti ma dell’inverno ancora non c’è traccia io devo mordermi le labbra per non dire nulla.
Ok, l’inverno è finalmente arrivato e Jon Snow non è ancora morto. Non può esserlo per il semplice fatto che altrimenti tutta la vicenda Rhaegar-Lyanna non avrebbe senso, e tutti i vari indizi sarebbero stati disseminati per nulla. Martin non cambierà la trama solo perché sappiamo tutti chi siano i genitori di Jon, ha spiegato come un cambiamento per sorprendere i lettori avrebbe l’unico effetto di indebolire la storia. Il suo è stato un discorso generico ma si può applicare a un bel po’ di situazioni, a questa in particolare. Se cambia perché lo abbiamo scoperto tutti i suoi indizi vanno a farsi benedire e la storia scade di qualità. Ma visto che li ha messi, che Jon è figlio dei suoi genitori, qualcosa c’è in ballo. Jon non può morire prima che il suo sangue Targaryen sia stato determinante in almeno una scena.
Il primo pensiero è per i draghi. Con Drogon cavalcato da Daenerys sono rimasti liberi solo Viserion e Rhaegal, per tre candidati cavalieri. Jon, Aegon e Tyrion. O Tyrion non è un Targaryen (ma allora perché quell’accenno ad Aerys innamorato di Joanna e tutti gli altri indizi?), o uno dei quattro è un buon candidato a una morte prematura. Daenerys tornerà nei Sette Regni, e anche qui mi baso su interviste allo zio. Quando ancora pensava di scrivere due trilogie collegate aveva affermato che la seconda avrebbe parlato del ritorno di Daenerys a Westeros e di quel che sarebbe accaduto nell’occasione. Non sappiamo fino a dove si spingeranno gli Estranei, ma lei a Westeros ci va. Poi magari muore appena sbarcata, ma sul continente ci arriva.
Victarion vuole lei e i draghi, e bisogna vedere come farlo restare con un palmo di naso, e magari friggerlo un po’, tanto è un predone quindi non mi mancherebbe. È pericoloso per via del corno, ma penso sia un pericolo gestibile, anche se magari quando lo vedrò all’opera mi preoccuperò parecchio.
Aegon in teoria è il principe che fu promesso. Rhaegar ne era convinto, ma abbiamo visto la donna rossa sbagliare a interpretare le sue visioni. In più il figlio nato morto di Daenerys era predestinato come lo stallone che monta il mondo. Le profezie sono pericolose e non sempre dicono la verità: facciamo attenzione a non scottarci perché bruciano. Comunque i draghi sono monogami, o almeno accettano un solo cavaliere. Finché Daenerys sarà viva Drogon si farà cavalcare solo da lei. Può morire la Nata nella Tempesta o può morire uno degli altri tre, ma non prima di averci svelato ufficialmente la loro vera identità.
Ho fatto un bel po’ di salti di palo in frasca ma spero che i punti importanti siano chiari. Perché ho iniziato ora questo discorso? Perché sto rileggendo Il regno dei lupi, e ho trovato un dettaglio interessante. I corpi dei draghi sembrano fumare (pag. 195). Un po’ come una certa ferita. Che valore ha questo dettaglio? Al prossimo romanzo, credo, la risposta.
Inviato il 08 febbraio a 15:36
Nota una cosa, nella versione italiana è enfatizzato il fatto che la ferita fuma in corsivo, mentre nella versione inglese no. Se dobbiamo dirla tutta, potrebbe semlicemente fumare perché è inverno ed è molto freddo. "Fumano" le narici e la bocca quando respiriamo, figurarsi una ferita dalla quale sgorga sangue caldo.